ITALA MELA, TESTIMONE DEL NOVECENTO di Egidio Banti
Quella di sabato 10 giugno sarà una giornata
molto importante per la Chiesa locale della Spezia – Sarzana – Brugnato, ma
vorrei dire anche per l’intera comunità civile, a prescindere dalla visione
religiosa o culturale di ciascuno. In piazza Europa il cardinale Angelo Amato,
prefetto della congregazione vaticana per le Cause dei santi e delegato
pontificio, proclamerà infatti beata la serva di Dio Itala Mela, nata a Spezia
(non ancora “la Spezia”) il 28 agosto 1904, e spentasi in una casa di via del
Torretto il 29 aprile 1957. Il motivo emerge da una scelta che la Chiesa
italiana fece nel 2006, in occasione del quarto convegno ecclesiale nazionale,
tenutosi a Verona. In quella circostanza vennero presentati all’attenzione
dell’intera società italiana alcune figure di “Testimoni del Novecento”: tra
loro c’erano personaggi di primissimo piano, da Giorgio La Pira a Rosario Livatino,
da Annalena Tonelli a Enrico Medi, e c’era anche Itala Mela. Ancora sconosciuta o quasi al grande
pubblico, e forse anche a molti spezzini, Itala era dunque già all’attenzione
della Chiesa italiana come “testimone” del cosiddetto “secolo breve”, secolo di
grandissime tragedie e di profonde trasformazioni, ma anche di grande crescita
umana e spirituale, dal Concilio Vaticano II alla “nuova evangelizzazione” di
san Giovanni Paolo II. La cosa, del resto, non deve meravigliare, se
si pensa ad una pagina del diario di Giuseppe Stella, vescovo alla Spezia dal
1943 al 1975. Racconta infatti monsignor Stella di un’udienza accordatagli nel
1964 da Paolo VI, papa da meno di un anno. In quella occasione, il pontefice
gli raccomandò di svolgere al più presto la causa diocesana per la
beatificazione di Itala, morta da meno di dieci anni: “Fate presto – raccomandò
– prima che i testimoni diretti vengano meno”. Per completare il lungo percorso
ecclesiale ci sono voluti però più di cinquant’anni . Ma
chi era Itala Mela ? Il motivo principale della beatificazione riguarda il suo pensiero mistico. “Oblata” benedettina – ovvero religiosa autorizzata per motivi di salute a non
entrare in convento, restando nella propria abitazione sotto la guida ferma di
un direttore spirituale -, Itala sviluppò infatti nel corso degli anni un
pensiero spirituale molto significativo ed originale, legato soprattutto al
dogma della Santissima Trinità. Con una espressione certo non facile a capirsi,
gli esperti dicono che Itala Mela fu la grande interprete del mistero della
“inabitazione trinitaria”. Volendolo spiegare in poche parole, possiamo dire
che quando un’anima credente pensa di poter ricevere Dio nel suo intimo, grazie
all’Eucaristia ma non solo, in forza del dogma trinitario è la Trinità stessa,
nella sua complessità e ricchezza di amore, che vive dentro di lei. La paternità divina, la Parola che educa e che affascina, l’Amore dello Spirito
che si fa carità rappresentano in modo compiuto la grandezza della fede
cristiana, una grandezza alla quale la persona umana può e dovrebbe dedicare
tutta se stessa. Al tema della “inabitazione trinitaria” Itala Mela ha dedicato moltissimi
scritti, il cui esame è stato appunto al centro del lungo processo di
beatificazione, ed alla Trinità ella ha dedicato la sua vita, fatta di
sofferenze e di veri e propri tormenti, sopportati sempre non solo con
rassegnazione ma con gioia, sino alla morte avvenuta a soli cinquantadue anni
di età. Spezia, intorno alla metà del Novecento e tanto più nel periodo della guerra e
del dopoguerra, era una città tanto operosa quanto forse disattenta ai grandi
temi della spiritualità cristiana. In pochi conoscevano Itala Mela, anche a
causa del suo essere costretta a vivere ritirata. Nondimeno, come sanno le
persone credenti, la Grazia del Signore opera anche senza essere cercata. Ed è quindi davvero singolare che la prima persona spezzina a diventare beata
sia questa donna del Novecento, testimone di una fede che sa agire nel silenzio
e nel nascondimento – proprio come fanno monaci e monache di clausura -, e che
al momento opportuno viene alla luce. Occorre anche dire che, in ogni caso, Itala Mela non visse in modo “separato” dal
suo tempo. Grazie all’amicizia con Angela Gotelli, futura deputata
all’Assemblea Costituente, poi parlamentare e sottosegretario di stato, divenne
infatti dirigente nazionale della Fuci, la federazione degli universitari
cattolici italiani, fucina negli anni Venti e Trenta non solo di silenziosa
resistenza al regime fascista, ma anche di preparazione di una nuova classe
dirigente, quella che costituì poi la Democrazia cristiana. In quel periodo
conobbe monsignor Montini, il futuro Paolo VI, e molte illustri personalità del
mondo cattolico. Nel dopoguerra, benché fosse già limitata dalla malattia nei
suoi movimenti, il vescovo Stella le chiese poi di assumere la presidenza delle
Laureate cattoliche della diocesi, ed è straordinario vedere, anche attraverso
le testimonianze che ci sono rimaste, il grande impegno profuso da Itala in
questo compito, sino a che le forze fisiche glielo consentirono. Itala morì
prima che il beato Giovanni XXIII indicesse il Concilio Vaticano II, ma è
possibile dire che la sua azione, come quella di molte altre persone in Italia
e altrove, contribuì alla preparazione di un evento davvero storico per la
Chiesa e per il mondo. Dobbiamo dunque essere onorati che oggi - per disposizione di papa Francesco –
la Chiesa universale accolga questa nostra conterranea nel novero dei beati,
iscritti nel calendario (la festa della beata Itala Mela sarà il 29 aprile,
giorno della sua “nascita al Cielo”) e dei quali sarà possibile celebrare la
Messa. Dobbiamo forse anche riproporci di conoscerla meglio e di cogliere a
fondo il privilegio di poter pregare sulle sue spoglie mortali, che dal 1984 riposano
in un sarcofago collocato alla Spezia, nella cripta della cattedrale di Cristo
Re, accanto a quelli dei vescovi “fondatori” della diocesi spezzina, Giovanni
Costantini e Giuseppe Stella.
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