AMNESIA.
Un sostantivo temuto, specie
dagli anziani. Un sostantivo diventato uno pseudonimo: quello di una ragazzina
che vi si nascondeva dietro, segnale di una solitudine senza speranze. Si
firmava “Amnesia” su face book, territorio dove la solidarietà latita ed ha
grande spazio, invece, l’insulto e il disprezzo.
Quella giovane vi ha cercato una parola amica, un aiuto per andare avanti, ma
ha solo ricevuto inviti a “levarsi di torno” e farla finita. Purtroppo è andata
così. Quell’esistenza si è chiusa col suicidio. Si può forse parlare di
dipendenze da internet, di fragilità legate a esperienze familiari e scolastiche:
rimane il fatto di una vita troncata che interroga. Questa figlia non abitava
nel deserto, anche se questo l’ha come ingoiata. Forse noi cristiani non
abbiamo ancora occhi nuovi, freschi di Vangelo; forse dobbiamo rivestirci dei
sentimenti del samaritano per poter essere “vicini alla gente, attenti a imparare
la lingua, ad accostare ognuno con carità, affiancando le persone lungo le
notti delle loro solitudini.” (Papa Francesco ) Recentemente è morto il card.
Cè, pianto da tutta Venezia dove è stato patriarca. Un suo insegnamento può
aiutarci: “L’annuncio dell’Amore di Dio apre i cuori e dà speranza. Non c’è
niente di più bello che dare speranza ai fratelli.”
AMORIZZARE.
E’ stato lo slogan di un
gran prete toscano, Arturo Paoli, cento anni tra qualche mese. Questo verbo,
così traballante grammaticalmente, ma espressivamente potente, racconta la
scelta di vita del sacerdote. Una vita tribolata e talvolta incompresa; sempre
al servizio dell’uomo che non conta: l’uomo ignoto. Non piacque quando scrisse
nel 1954: “Sulla croce dell’economia capitalista, è stato inchiodato il
povero.” Ha rischiato la vita per salvare tante vite di ebrei perseguitati:
8oo; meritandosi la medaglia d’oro al valor civile e dallo Stato di Israele, il
titolo “Giusto tra le nazioni”. “L’amorizzare” ha fatto da colonna sonora ai
suoi giorni, rendendolo uomo di comunione. Lui, che missionario in Brasile, ha
visto assai spesso la morte in faccia, non ha esitato a scrivere ai giovani:
“L’esistenza è bella, non facile; ma bella.”
E ancora, vecchio nella carne, ma freschissimo nell’animo, non esita ad
affermare che “il mondo è pieno di occasioni d’amore.” In un tempo che sembra
dominato da belve e sciacalli, è doveroso diventare discepoli di un “amorizzato”:
Arturo Paoli, un prete di razza.