7 Maggio 2017- IV Dom di
Pasqua Anno A ( Gv 10,1-10)
Il Vangelo di oggi è la
prima parte di un complesso discorso pronunciato da Gesù poco prima della sua
Passione e Morte, caratterizzato da una serie di similitudini.
La prima immagine che ci presenta è legata
alle attività dei pastori.Uno degli ambienti in cui vivevano le pecore è
il “recinto”, uno spazio delimitato da un muro a secco, ricoperto di spine e
rami, dove venivano radunati i greggi di vari proprietari per passarvi la
notte.
Ogni mattina i pastori si presentavano alla porta del recinto per condurre al
pascolo le loro pecore. Essi erano conosciuti dai custodi del recinto e dalle
pecore, alle quali, spesso, veniva dato un nome che le distingueva una
dall’altra. I Cristiani (“ le pecore”)
sono affidati ai parroci ( “ i custodi”) che fanno entrare Gesù ( “il
Pastore”), il quale parla alla sua Chiesa, chiama ognuno per nome e dà a tutti
il necessario per vivere (“li porta al pascolo”). Nel versetto 7 Gesù si
definisce “ la porta delle pecore”.
Una delle porte del Tempio di Gerusalemme, quella nell’angolo nord-est, veniva
chiamata “Porta delle pecore” ( cfr. Neemia 3,1 e Gv 5,2 ) per cui potremmo
leggere questa similitudine come l’affermazione di Gesù di essere l’ingresso di
un nuovo Tempio, di un nuovo modo di
vivere il rapporto con Dio. Chi entra nel recinto non passando dalla Porta è
una persona che viene per fare il male (“ ladri e briganti”, “ per rubare, uccidere
e distruggere”). Molti esegeti leggono in queste parole un riferimento al
capitolo 34 del profeta Ezechiele, il quale, sei secoli prima, denunciava che
“sul sacro monte del Signore”, cioè in Israele, non c’era più nessuno che
praticasse la religione perché i capi religiosi pensavano solo a se stessi e
lasciavano allo sbando il gregge che Dio aveva loro affidato. Ezechiele
annunciava poi la venuta del Pastore ideale per Israele e per tutti i popoli.
14 Maggio 2017 - V Dom di Pasqua Anno A - ( Gv 14, 1-12)
Il capitolo 14 del Vangelo
di Giovanni è uno dei più intensi di tutto il Vangelo. L’insegnamento di oggi
ci viene dato durante l’Ultima Cena nel momento in cui i discepoli sono
preoccupati e sconvolti dopo aver sentito il Maestro parlare di tradimento e di
necessità di andare lontano da loro.
Anche Gesù è preoccupato dell’effetto che avrà la sua morte sui suoi commensali e cerca di far comprendere
loro perché tutto ciò dovrà accadere.
Quando Gesù dice di dover andare alla casa del Padre il discepolo Tommaso
chiede di indicargli la via per seguirlo.
La risposta del Maestro “Io sono la Via, la Verità e la Vita” è l’affermazione
della missione di Gesù : Egli è il Rivelatore del Padre e il Salvatore
dell’umanità.
Gesù ci dice di essere la strada di accesso a Dio e che Dio è in Lui ( nella
cultura ebraica “Verità” e “Vita”sono sinonimi di Dio).
Gesù non si inquieta con Filippo quando con la sua richiesta dimostra di non
avere ancora capito (“ Signore mostraci il Padre e ci basta”), ma ribadisce la
profonda unità ed intimità tra Lui e Dio Padre: le Sue parole e le Sue opere
sono animate e sostenute dal Padre, che parla ed opera nel Figlio.
Gesù è un buon insegnante.
21 Maggio 2017 - VI Dom di
Pasqua Anno A - ( Gv 14,15-21)
Nei versetti del brano
evangelico di oggi Gesù, dopo aver esortato i discepoli a osservare i
Comandamenti (l’evangelista Giovanni quando parla di Comandamenti si riferisce
ai Comandamenti dell’amore), presenta una nuova figura: il Consolatore.
Così viene tradotto il termine greco “Parakletos” che soltanto nel Vangelo di
Giovanni designa lo Spirito Santo. Il significato originario è ”avvocato”,
“difensore”, ”intercessore” ma in questo contesto, detto dei “discorsi di addio
di Gesù”, lo Spirito Santo prende il ruolo di “consolatore” ( per aiutare i
Cristiani a vivere senza la presenza fisica di Gesù).
Il dono dello Spirito Santo, che sostiene nella lotta contro il Male e che
rivela la volontà divina, è riservato ai credenti e continuerà l’opera di Gesù
dopo la Resurrezione.
Per non sentirci orfani è necessario cambiare mentalità, lasciare il sistema di
pensiero del mondo. L’evangelista Giovanni utilizza il termine” mondo” quando
parla di tutto ciò che si oppone a Dio, per cui chi vive “nel mondo e del
mondo” è chi ha espulso Dio dalla propria vita, non riesce ad accogliere lo
Spirito e non trova un senso per la propria esistenza.
Accogliamo l’invito di Gesù ad amare, a fare agli altri quello che vorremmo
che gli altri facessero a noi.
Con questa Regola d’oro per la nostra vita quotidiana non ci sentiremo
mai soli.
28 Maggio 2017 - Ascensione
del Signore Anno A -( Mt 28, 16-20)
La liturgia della Parola di oggi ci presenta
l’Ascensione di Gesù con delle narrazioni condizionate dall’idea che gli
antichi avevano del mondo (la terra sormontata da vari cieli).
L’evangelista Matteo presenta l’Ascensione in Galilea, la regione in cui Gesù
ha iniziato la sua “vita pubblica” predicando nella sinagoga di Cafarnao, San
Luca invece, nella prima lettura ( Atti degli Apostoli 1,1-11), narra
l’Ascensione in Gerusalemme, la città santa d’Israele in cui tutti idealmente
sono nati ( Salmi 86/87,5) e in cui si compiono i destini di tutti i popoli.
Gesù nel salutare i suoi discepoli parla con autorità universale, lo percepiamo
come il Figlio dell’uomo profetizzato da Daniele ( 7,14).
L’evangelista Matteo anche in questo momento glorioso ribadisce ( lo afferma
altre volte nel suo Vangelo ) l’imperfezione dei discepoli ( “alcuni però
dubitavano”) per farci capire che i discepoli non erano persone
straordinarie: avevano le umane fragilità del dubbio, della paura, della
tentazione ….
Ma Gesù li ha chiamati e ora li invia nel mondo a diffondere la Buona
notizia di cui sono stati Testimoni ( “ Gesù è risorto!”) insegnando ad
Amare.
Il Vangelo si conclude con la promessa di Gesù di essere “ il Dio con noi”
(in ebraico Emmanuel ) tutti i giorni, fino alla fine del mondo,
realizzando così la profezia ricordata da San Matteo nel capitolo 1 al versetto
23, quando parla dell’Incarnazione.