Ho ascoltato tre commenti al
brano evangelico della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor e mi sono chiesto
quanti dei presenti abbiano potuto seguire l’erudito argomentare e comprendere
il significato dell’evento straordinario, me compreso, che mi sono ampiamente
distratto, vittima delle quaresimali tentazioni. Poi, per caso, a pié di pagina
del foglietto La Domenica ho trovato quanto mi era necessario sapere per
capire. Così sono andato a cercare notizie dell’autore: san Efrem il Siro (
Nisibis 306 – Edessa 373, in Turchia ) di origini siriane, vescovo e padre
della Chiesa, vissuto in un tempo molto tribolato della Chiesa primitiva dilaniata
da tante eresie quali arianesimo,
monofisismo di Eutiche, archimandrita di un convento di Costantinopoli e di
Dioscoro, patriarca di Alessandria d’Egitto, nestorianesimo di Nestorio,
patriarca di Costantinopoli ed altre minori. E’ considerato santo e padre da
tutte le confessioni cristiane dell’Oriente e dell’Occidente, perché ha saputo
tenersi fuori dalle astruse e capziose dispute teologiche con la sua fede semplice,
profonda e chiara.
Nell’ Omelia sulla Trasfigurazione con poche righe sa esporre tutto il progetto
di salvezza di Gesù in modo comprensibile ai suoi fedeli ( e a me ) certamente
non esperti teologi. “Gesù li condusse
sul monte e mostrò loro la sua regalità prima di patire, la sua potenza prima
di morire, la sua gloria prima di essere oltraggiato, il suo onore prima di
subire l’ignominia. Così, quando sarebbe stato catturato e crocifisso, i suoi
apostoli avrebbero compreso che non lo era stato per debolezza, ma
volontariamente e di buon grado per la salvezza del mondo.” Di san Efrem, autore di molti inni sacri e
poesie religiose, riporto la sua preghiera che è recitata ogni giorno della
Quaresima dalla Chiesa Ortodossa:
“Signore
e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di ozio, di curiosità, di
superbia e di loquacità.
Concedi invece al tuo servo uno spirito di saggezza, di umiltà, di pazienza e
di amore.
Sì,
Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio
fratello;
poiché
tu sei benedetto nei secoli dei secoli.
O Dio, sii propizio a me peccatore e abbi pietà di me.
Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio
fratello;
poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli.
Amen