Occorrono più di due anni e
mezzo per dare il successore a papa Clemente IV morto nel 1268 e trovare tra i
cardinali l’accordo, nel Conclave di Viterbo, su un nome qualsiasi, in questo
caso, Teobaldo Visconti di Piacenza, che si trova a Tolemaide in Palestina in
qualità di legato papale per una crociata.
Oltre ad essere estraneo al conclave, non è né cardinale, né vescovo, ma
semplicemente arcidiacono di Liegi.
Gli inconcludenti lavori del conclave sono causati dal conflitto in atto tra
gli Svevi
( eredi di Federico II ) e il fratello di san Luigi IX, re di Francia, Carlo
d’Angiò, nuovo arrogante padrone del sud Italia, chiamato a suo tempo da
Innocenzo IV - Fieschi per contrapporlo alle mire degli Svevi in ottemperanza
al principio del dividi ed impera. Scelta che si rivelerà subito peggiore del
male da contrastare.
Il nuovo pontefice in breve sbarca a Brindisi e arriva a Roma dove il 27 marzo
1271 viene consacrato e incoronato col nome di Gregorio X. Le priorità del suo
pontificato sono sostenere la crociata, che ha lasciato dopo l’elezione, e dare
aiuto concreto all’Oriente cristiano impegnandosi, dialogando con l’imperatore
e poco con il clero, per il ritorno all’unità piena con la Chiesa
greco-ortodossa.
Per la realizzazione del suo progetto trova un interessato alleato nella
persona dell’imperatore d’Oriente, Michele VIII Paleologo, il quale s’impegna a
favorire l’unione religiosa, l’accettazione del Filioque nella Professione di
fede e il riconoscimento del primato papale. Ma i suoi veri intenti sono ben
altri e di natura politica: rafforzare la sua posizione, difendere ciò che
resta del suo impero, dopo la riconquista di Costantinopoli nel 1261 ed evitare
la minaccia di un’invasione da parte degli angioini e della Francia che nella
crociata si erano dimenticati della Terra Santa e preoccupati di occupare e
saccheggiare Costantinopoli.
Per rispettare gl’impegni presi con i legati papali, il Paleologo usa la forza,
la violenza e le persecuzioni verso il clero ( compreso il patriarca Giuseppe I
) e il popolo legati alle secolari tradizioni e, quindi, antiunionisti. Stilato
l’accordo con scambio di lettere, Gregorio X convoca, il 1 maggio 1272 per il
maggio del 1273, il Concilio generale a Lione per sottrarlo alla pericolosa
influenza di Carlo d’Angiò, ormai padrone incontrastato del centro e sud
d’Italia. Per le difficoltà dei padri conciliari e della delegazione greca a giungere
in tempo, i lavori conciliari vengono rinviati all’anno successivo; infatti si
aprono il 7 maggio 1274. Gregorio X proclama subito i tre scopi del Concilio:
aiuto alla Terra Santa, unione con la Chiesa greca e riforma dei costumi e della
vita del clero. E’ presente Bonaventura da Bagnoregio
( Vt ) - che diventerà santo - mentre
Tommaso d’Aquino muore durante il viaggio verso la Francia. Nella 2^ sessione,
il 18 maggio, rispolverando le abitudini dei suoi predecessori, Innocenzo III e
IV, in termini di democrazia, senza discussione e interventi sui contenuti, si
dà per accettata dall’Assemblea conciliare la costituzione Zelus fidei, che il pontefice aveva già preparato, dove si
stabiliscono le modalità di pagamento delle decime che ogni nazione deve dare
in favore della Terra Santa.
Il 4 giugno ( 3^ sessione ) sono lette e accettate, come sopra, 12 costituzioni
o canoni di riforma dei costumi rivolte a clero e laici. Il 24 giugno è accolta
con fastosa solennità la delegazione greca (due vescovi e il segretario dell’Imperatore).
Il 29 giugno, nella solenne Messa dedicata ai SS. Pietro e Paolo, il simbolo di
fede
( Credo ) è cantato nelle due lingue, latino e greco, e il Filioque viene
ripetuto tre volte. Il 4 luglio è il giorno dedicato alla delegazione dei
Tartari con i quali si era aperto un dialogo. La 4^ sessione del 6 luglio è
destinata all’unità della Chiesa.
Gregorio X, dopo aver riassunto le varie fasi dei negoziati intercorsi tra le
due Chiese, forse sapendo di mentire, afferma che i greci “venivano liberamente all’obbedienza della Romana ecclesia.” I
legati greci ripetono l’atto di obbedienza al primato papale e alla professione
di fede unica con incluso il Filoque.
La sessione termina con il Simbolo niceno-costantinopolitano ( Credo ) cantato
due volte. Nella 5^ sessione del 16 luglio l’assemblea approva il canone Ubi periculum dove vengono fissate nuove
norme per rendere il conclave più funzionale e meno influenzabile da fattori
esterni. Vengono anche approvati definitivamente l’Ordine francescano e quello
domenicano. Il 17 luglio si svolge la cerimonia di chiusura dei lavori e del Concilio
in un’atmosfera di grande entusiasmo e soddisfazione.
Il trionfo della Chiesa di Roma e del papato appare totale e ricco di
prospettive sul futuro. La realtà è amaramente diversa: la Chiesa romana, poco
dopo, scomunica l’imperatore Michele VIII, perché accusato, nonostante l’uso
della forza bruta, di non saper imporre ai propri sudditi gli accordi stipulati
per giungere all’unità.
Nel 1282, il figlio e successore Andronico, antiunionista, sconfessa le
decisioni paterne per ottenere l’appoggio del clero e del popolo al fine di
mantenere l’integrità del suo impero, ormai ridotto a poca cosa e interrompe
ogni contatto con il papato e l’occidente cristiano. L’unità costruita
forzosamente da Clemente IV, Gregorio X, l’imperatore Michele VIII Paleologo e
approvata senza alcuna discussione dal Concilio, anziché dare buoni frutti,
finisce per inasprire le tensioni e approfondire il solco politico e religioso
tra Oriente e Occidente. Molti secoli dopo, Paolo VI il 19 ottobre 1974 scrive:
l’unione fu siglata “senza dare alla
Chiesa greca la facoltà di esprimere liberamente il proprio parere in questa
materia. I latini infatti scelsero il testo e le formule che riproducevano la
dottrina ecclesiologica elaborata e composta in occidente.” Ogni commento
mi pare superfluo.