N° 2 - Febbraio 2017
Il Vangelo di febbraio
di Gualtiero Sollazzi

5a domenica del tempo ordinario  (Mt.5.13-16)

Ci definisce "sale", ci definisce "luce". Il Maestro segna così la nostra carta di identità di cristiani. Ma il nome non è per un riconoscimento esterno. Lui non dice "vi chiamate" ma "siete!"  Siete fatti di sale e di luce. La vostra essenza è sapore e bagliore, con un profumo che sa di alleanza e di rivelazione. Infatti il sale è il simbolo di un patto che il Signore ha stipulato con l'uomo. Nel libro dei Numeri si racconta di " un eterno patto di sale con il Signore" e, nelle "Cronache": " Il Signore Dio di Israele ha dato per sempre il regno di Israele a David e ai suoi figli, con un patto di sale". Il cristiano, allora, è chiamato a farsi, nei suoi giorni, seminatore di sale che poi significa testimoniare una Presenza, credere a una fedeltà che il Signore sempre onora, dare a tutto, anche ai gesti più piccoli, il sapore dell'amore. La luce, per i nostri padri, era segno di rivelazione. Gesù  insegna che la Luce è Lui. E'il definitivo rivelatore. E' la "Luce vera" scriverà Giovanni.  Eppure questo nome, per Gesù, deve abitarci. Così scatta per noi una missione: diventare vangelo vivente con una vita buona, "cristiana" che faccia luce nella città. La daremo, se conserveremo la luce che abbiamo ricevuto e riceviamo  specialmente dalla Parola e l'Eucarestia. Il cristiano porta una luce che non è sua ma di Gesù. Allora, la domanda cruciale: vivere come lampada accesa o lampada spenta? La vocazione cristiana ha una sola risposta: lampada accesa.

 

6a domenica del tempo ordinario (Mt.5. 17-37)

Questo brano rischia di metterci in crisi. Presi dall'idea, sbagliata, che il Vangelo sia tutto latte e miele, ci si resta male a sentire oggi le parole di Gesù che Matteo riporta. Sono taglienti, severe, sembra che non lascino scampo. Eppure, dentro quelle parole che lì per lì ci danno noia, c'è un segreto: come far fiorire la vita, nostra e del mondo. Attraverso immagini incisive, da non prendere alla lettera, "taglia la mano, cavati l'occhio..." etc. c'è, segnata, una via di gioia che sorprende. C'è segnata una liberazione. Quel "ma io vi dico!" del Maestro ci fa compiere un salto di qualità notevole perché aiuta a passare da un'osservanza esterna e faticosa della Legge, a una scelta che coinvolge totalmente il cuore. E' qui che si gioca tutto il nostro essere discepoli. C'è una cosa ancora da considerare: la colpa dei nostri sbagli è per lo più degli altri o della società, o altre cause. Bisogna far spazio alla verità: il più delle volte, il peccato è solo nostro. Gesù usa immagini da comprendere e ci coinvolgono personalmente.  "Se la tua mano, se il tuo piede... il tuo occhio..." sono luoghi dove il male si è annida, dove occorre intervenire. Come? Facendoli strumenti di bene. Facendo diventare la mano un mezzo di amore, che  offre un bicchiere d'acqua all'assetato; facendo diventare il piede "beato" come esclama la Parola quando afferma: "Beati i piedi  che vanno ad annunziare il bene, ad annunziare la pace". Insomma, una vita convertita. Quando tutto può diventare dono.


7a domenica del tempo ordinario ( Mt.5.38-48)

Ci chiedi troppo, Signore; verrebbe da esclamare ascoltando le parole evangeliche di questa domenica. Con un "botto" finale che toglie il fiato: Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste". Noi quasi ci inquietiamo; Lui, invece, scommette su di noi, dandoci una stima che dovrebbe farci volare. E una grazia, oltretutto:  capovolgere la mentalità corrente dove la violenza  fa da padrona, l'indifferenza da stile di vita, la vendetta come frutto da assaporare. A un mondo avvelenato, il Maestro vuole che i suoi discepoli facciano la differenza. non perché migliori, ma perché innamorati di una Parola, di un progetto che rende buona e bella la vita. Con una scelta che è quella di Gesù: un amore senza calcolo. Ecco, allora, lo snodarsi della guancia offerta; del mantello donato, del prestito senza ritorno. Tutti segni di un cuore che somigli a quello del Maestro. Con un vertice da capogiro: perdonare e pregare per i propri nemici. E in questo mondo straziato passeremo come seminatori di un Vangelo di pace.


8a domenica del tempo ordinario  (Mt. 6.24-34)

Cosa non si fa per il denaro!  Delitti, liti anche fra fratelli, perfino le guerre ne sono per lo più figlie. Tredici milioni, una cifra scandalosa, sono gli  italiani che attraverso siti particolari, sale giochi, scommettono per arricchirsi, finendo magari sul lastrico... Del denaro se ne diventa servi, anzi: schiavi. Il discepolo di Gesù è chiamato alla scelta di dare assoluta preferenza a Dio, Lui solo adorare, ben sapendo che il frutto non sarà due soldi in più, ma regnare con Lui con i "frutti" del Regno: grazia, amore, giustizia, pace. In una gioia senza termine. Il Maestro contesta duramente il nostro pensare al dopo, con affanno. Ha ragione, perché significa non credere all'amore. "Può una madre dimenticare il figlio? Ma se anche lo facesse io non lo farò". Così dice il Signore. Il Maestro non vuole affatto che viviamo "alla carlona" tanto ci pensa Lui.. S. Paolo rimproverò, a suo tempo, quei cristiani che con la scusa che ritornava il Signore, non facevano nulla, vagabondavano. Siamo invece chiamati a spendere i nostri "talenti" con passione e sacrificio: solo a questo punto il Signore agisce. Bello quello che ci invita a considerare: gli uccelli del cielo, sfamandoli;  i gigli e l'erba del campo, rivestendoli di bellezza. Con un rimprovero da noi meritato: "Non farà assai di più per voi, uomini di poca fede?"  Nei "Promessi Sposi" il Manzoni fa della "provvidenza" una colonna portante del romanzo. Lui crede all'intervento di Dio nelle cose umane per aiutare i suoi figli. Bello l'episodio di Renzo che pur in grosse difficoltà, si sente portato ad aiutare chi è nel bisogno: "La c'è la Provvidenza! - disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la votò di quei' pochi soldi; li mise nella mano che si trovò più vicina, e riprese la sua strada... " Se nel nostro vivere i giorni ci facessimo accompagnare da una fede come quella di Renzo, nel nostro cuore splenderebbe sempre il sole.

                                                                               



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