Per la mole di lavoro
affrontata è uno dei Concili più complessi della storia cristiana.
E’ voluto e gestito da Innocenzo III, uno dei maggiori papi del Medioevo per
preparazione teologica e canonica, oltre che abilissimo uomo politico. Di
nobile famiglia, Lotario dei Conti di Segni, cardinale diacono, cioè laico, viene
eletto papa l’8 gennaio del 1198 a 37
anni, dopo una lunga carriera politica al servizio della Curia romana. Ha le
idee chiarissime sul primato della Chiesa di Roma all’interno delle altre
Chiese cristiane e sul piano politico intende imporre il principio del primato
del potere religioso su quello temporale. Insomma,la Chiesa di Roma e il Papa
devono godere del ruolo di assoluta supremazia ed essere i giudici unici in
grado di suggerire le soluzioni e dirimere le controversie. Zigzagando con
consumata abilità tra le divisioni dei vari pretendenti al trono imperiale e ad
altri troni nazionali, riesce a imporre la necessità della piena indipendenza
territoriale e politica della Chiesa. Secondo lui tutto deve essere ricondotto
alle decisioni della Chiesa di Roma, unico potere nato per volere divino e,
quindi, deputato ad accordare quello temporale. Il suo frenetico operare porta
a mescolare il sacro e il profano ( = politico ) fino a farne un tutt’uno sotto
l’autorità assoluta del Papa.
Per dare la giusta consacrazione al suo pensiero, con la bolla Vineam Domini Sabaoth del 19 aprile 1213
convoca il Concilio che si apre l’11 novembre 1215 alla presenza di 402 vescovi
e arcivescovi, oltre 800 tra abati e badesse, dei patriarchi di Gerusalemme e
Costantinopoli ( rito latino ), i rappresentanti di quelli di Antiochia e di Alessandria
e, assoluta novità, i rappresentanti di Enrico, imperatore latino di Oriente,
di Federico II, suo protetto e imperatore del Sacro romano impero, dei re di
Francia, di Aragona, di Ungheria, di Cipro e dei liberi Comuni Lombardi. Il deus ex machina e il regista di tutto il
Concilio è Innocenzo III, il quale apre l’assemblea con un’allocuzione nella
quale presenta gli argomenti e i problemi interni ed esterni alla Chiesa e i
modi di affrontarli. Nella 3^ sessione, quella conclusiva del 30 novembre, il
Papa presenta 71 canoni o costituzioni, già predisposti, che i padri conciliari
hanno solo la facoltà di approvare. Come già accennato, per il numero e la
rilevanza delle decisioni prese su temi dogmatici, disciplinari, canonici,
oltre che politici, come la proposta per una nuova crociata, il Lateranense IV
è da ritenersi uno dei più importanti della storia della Chiesa cattolica. Si
richiede molta sollecitudine e attenzione alla preparazione del chierici e dei
presbiteri, stabilendo anche sinodi annuali a vario livello; si fa divieto al
concubinato e si ribadisce l’obbligo al celibato; vengono stabilite le modalità
di pagamento delle tasse al clero; per i laici è introdotto l’obbligo della
confessione e dell’Eucarestia annuali ( precetto pasquale ) che devono avvenire
solo presso il proprio parroco; si riconosce valido il matrimonio solo se la
donna è consenziente. Viene stabilito il principio verticistico del primato
papale e l’ordine delle altre sedi patriarcali: Costantinopoli, Alessandria,
Antiochia e,infine, Gerusalemme.
S’impone un’organizzazione omogenea e meno spontaneista agli ordini religiosi
che devono uniformare le loro Regole e
avere come organo di governo i Capitoli generali; viene bloccata anche la
proliferazione di nuovi ordini: per questa ragione, san Francesco, proprio da
Innocenzo III, ha un’approvazione provvisoria e sub iudice. Per non trascurare niente, vengono emesse quattro
disposizioni che limitano le libertà personali e i diritti civili agli ebrei:
vengono così codificate le discriminazioni già in atto. Il 14 dicembre si svolge
la cerimonia di chiusura del Concilio con la richiesta da parte del Papa della
5^ Crociata in Terra Santa contro i musulmani. Conclusione. Questo Concilio segna l’inizio di una nuova epoca
nella storia della Chiesa cattolica: il centralismo amministrativo, giuridico e
canonico incentrato sul vescovo di Roma, cioè la vaticanizzazione,
l’uniformazione forzosa al modello romano e l’intransigenza verso le diversità
di culto, liturgia e lingua legate alle molteplici culture e tradizioni locali.
La forte volontà di mettere ordine porta all’incapacità di prevedere le
conseguenze negative, come le divisioni che si cancrenizzano, la nascita
dell’Inquisizione e delle sue malefiche operazioni di “normalizzazione” e
punitive contro eretici, streghe e fantasmi di menti fanatiche. Anche per noi
cattolici c’è stata l’epoca dell’odio in nome della purezza della fede. Basterebbe
riflettere su questa amara realtà per lasciar perdere le infallibilità.
Innocenzo III è un grande, ma…con tanti pregiudizi e gravi limiti: forse la
parola misericordia era ai margini del suo pensiero tanto si sentiva ispirato
nella sua missione, mentre anche lui era un uomo del suo tempo, dove la forza
contava un po’ di più della misericordia. Non è che oggi le condizioni di
violenza siano sparite, sono solo cambiate nella forma, ma abbiamo, per bontà divina, papa Francesco,
l’uomo della non violenza e della misericordia.