Domenica 1° gennaio (Lc
2,16-21),
Maria SS. Madre di Dio.
Giornata mondiale della pace.
I pastori, uomini semplici, “poveri in spirito”, rispondono alla chiamata di
Dio “senza indugio” con entusiasmo e prontezza e si recano alla mangiatoia dove
possono contemplare la Luce per divenire essi stessi luce da dispensare agli
altri. C’è stupore nella capanna per il grande amore di Dio che si fa Bambino
per noi, povero tra i povero, per salvarci.
Dal canto suo Maria, la madre di Dio, la Theotòkos, è sommamente grande perché
è anche donna del silenzio, un silenzio, però, pieno di sapienza: ella osserva,
medita e custodisce tutto ciò che vede nel suo cuore consapevole del grande
mistero che si è potuto realizzare, sulla terra, grazie al suo sì. Attraverso
lei si è compiuta la promessa antica: l’Emmanuele, il Dio con noi, è lì
adagiato nella paglia, riscaldato da un asino e un bue, venuto a ridarci la
vita in abbondanza e per sempre.
Oggi ricorre la giornata mondiale della pace, istituita da Papa Paolo VI. Non
può esservi pace nel mondo, se prima non la conseguiamo ciascuno di noi nel
nostro cuore. Come i pastori accorriamo alla Luce, al Verbo, fatto Bambino, che
è pace e amore, adoriamolo, facciamogli posto, accogliendolo nel nostro intimo.
Solo così potremmo farne dono a chi ci sta accanto e contribuire, tutti
insieme, alla fratellanza e alla pace universale.
Venerdì 6 gennaio 2017 (Mt
2,1-12) Epifania del Signore
Dopo i pastori anche i Magi rispondono alla chiamata di Dio. Poiché i primi
erano ebrei, il lieto annuncio, con loro, rimane ristretto nell’ambito
giudaico; con i secondi, la buona notizia della salvezza si estende a tutto il
mondo e, come dice Paolo, tutte “le genti sono chiamate, in Gesù Cristo, a
condividere la stessa eredità… la stessa promessa pere mezzo del vangelo.”
I Magi avevano vaghe notizie della venuta di un salvatore tra i giudei, eppure
intraprendono un lungo e faticoso viaggio su cammelli, attraverso il deserto;
seguono fiduciosi la stella, trovano il Messia e lo adorano. Gli offrono Oro,
perché lui è re, incenso perché è Dio, mirra a significare le sofferenze che
avrebbe patito. Per loro la stella fu guida sicura.
Anche noi oggi quando rischiamo di smarrire la direzione, quando siamo avvolti
nelle tenebre del dubbio, rivolgiamoci alla stella sicura, Gesù, l’unico in
grado di lenire le nostre ferite, certi che il messaggio del Vangelo è vero e
attuale anche ai nostri tempi. Esso è destinato a tutti e tutti dobbiamo
esserne testimoni. Oggi Gesù ha bisogno di persone che
lo facciano conoscere con la propria vita, di comunità che proclamino con la
parola, ma soprattutto con il concreto amore reciproco la Sua presenza viva e
vera in mezzo a noi.
Domenica 8 gennaio 2017 (Mt
3,13-17) Battesimo del Signore
Il Battesimo sul Giordano ad opera del Battista dà l’avvio alla missione
pubblica di Gesù. (che emozione quando ricevetti alcune gocce d’acqua di quel
fiume straordinario sul capo rinnovando le promesse battesimali!) Lui, Dio
senza alcuna colpa, accorre da un profeta, un uomo che purifica dai peccati con
acqua, perché questa è la volontà del Padre suo e così ci dimostra come la sua
grandezza sia nel farsi nulla, rendendosi umili, servi obbedienti. Anche il
profeta Isaia ci parla del Servo del Signore, immagine di Cristo, “il mio
eletto in cui mi compiaccio”. Perciò il Padre glorifica Gesù. Una colomba
scende su di Lui e una voce dice: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho
posto il mio compiacimento”. (In Matteo è forte il parallelismo tra il suo
vangelo e L’Antico Testamento volto a dimostrare la diretta discendenza di Gesù
dalla casa di Davide).
Gesù si immerge nel Giordano per purificarsi: anche noi nel battesimo
rinasciamo a nuova vita, anche su di noi si posa lo Spirito Santo, Dio entra in
noi e ci rende capaci di ospitare l’infinito. Grazie al battesimo possiamo
essere imitatori di Cristo e vivere sempre nel suo amore: sta a noi accogliere
l’invito e ricostituire l’unità fra tutti i cristiani.
Domenica 15 gennaio 2017 (Gv
1,29-34) II settimana del T.O.
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani.
Giovanni Battista, dopo aver battezzato Gesù, dà testimonianza su di lui,
l’agnello sacrificale che “toglie il peccato del mondo”. Come dice anche Isaia
a proposito del Servo di Dio, Gesù è il Salvatore dell’umanità. Lui, Giovanni,
ha battezzato con acqua, Gesù battezza in Spirito Santo e in ciò manifesta la
gloria di Dio. Appare qui la dimensione trinitaria dell’Altissimo: Gesù
glorificato dal Padre per mezzo dello Spirito. E’ in questa situazione
spirituale che siamo chiamati a vivere, amandoci gli uni gli altri come le Tre
Divine Persone. Gesù ribadisce questo stile di amare, che giunge fino a dare la
vita, nel comandamento suo e nuovo, dall’osservanza del quale tutti
riconosceranno che siamo suoi discepoli.
Lunedì inizia la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quest’anno
essa si situa nella ricorrenza della commemorazione congiunta luterano–
cattolica del cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante, cerimonia
alla quale ha partecipato anche il Santo Padre Francesco. Il tema di quest’anno
è “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”. Dopo secoli di scontri
e contrasti è bello osservare quanta strada è stata
fatta insieme negli ultimi cinquant’anni e sentir parlare di una
riconciliazione fatta di dialogo che superi lo scandalo delle divisioni.
Domenica 22 gennaio 2017
(mt, 4,12-23) III settimana del T.O.
Gesù inizia la sua predicazione lungo le strade della Galilea, oltre il
Giordano, sul lago dorato di Tiberiade: è lì che chiama i primi apostoli:
Pietro, Andrea, suo fratello e i due figli di Zebedeo, Giovanni e Giacomo.
Essi, pur essendo impegnati nella loro attività di pescatori, subito rispondono
positivamente: lasciano reti, famiglia, casa. Qualcosa (uno sguardo
straordinario, dolce e pieno di compassione?) li ha affascinati in quel giovane
uomo che invitava tutti a convertirsi, perché il regno dei cieli era vicino.
Intraprendono una nuova avventura, facendosi pescatori di uomini, pronti a dare
la vita per quell’ideale che hanno abbracciato.
Talvolta anche a noi è richiesto di lasciare le reti, di cambiare programma e,
anche se ciò può costare parecchio, la fiducia in Dio, l’abbandono totale alla
sua volontà ripaga sempre:
per la legge del cielo ci viene sempre corrisposto il centuplo. Occorre però
convertirsi, compiere un cambiamento completo, uscire da noi stessi e mutare di
mentalità. Paolo ci esorta a farlo unitariamente: “Non ci siano divisioni fra
voi ma siate in perfetta unione di pensieri”. La via della santità è
comunitaria; è più facile e bello camminare in cordata, sorreggendoci l’un
l’altro, scoprendo che la mia santità procede di pari passo con quella di chi
ti sta accanto.
Domenica 29 gennaio 2017 (Mt
5,1-12) IV settimana del T.O.
Col “discorso della montagna” Gesù ci manifesta il cuore del suo pensiero, esso
è una proclamazione pubblica del suo Vangelo e anche un appello a vivere la
fede con intensità.
Seduto sulla montagna ammaestra i suoi discepoli. Qui la montagna richiama il
monte Sinai, dove Mosè ricevette le tavole della legge. Matteo, infatti,
presenta Gesù come il nuovo Mosè venuto, non a rinnegare, ma a portare a
compimento l’Antico Testamento.
Egli, però, ribalta tutti i valori del tempo e pone al centro della sua
predicazione i poveri, i miti, i perseguitati a causa della giustizia, i
misericordiosi e i puri di cuore, gli operatori di pace. Ma su tutti
campeggiano i poveri di spirito di cui gli altri sono una esemplificazione.
Poveri in spirito sono colori che cercano il Signore. Essi non hanno
attaccamenti, ma, fatto il vuoto dentro di sé, sono pieni del vero Spirito, lo
Spirito Santo e pronti ad accogliere la volontà di Dio.
Gesù usa il termine Beati ad indicare che coloro che vivono così (nell’amore),
benché avranno sicuramente la loro
grande ricompensa nei cieli, sono già nella gioia, qui sulla
terra, perché puntano lo sguardo sul Risorto, hanno scelto la strada migliore e
danno importanza alle cose che contano, il perdono, l’accoglienza, la
comprensione, senza giudicare e condannare, sperimentando, in tal modo, la pace
che solo Lui può donare.