Walter Pedroni non ha mai
fatto parte della fraternità Anawin. E tuttavia l’intera sua vita è stata
ispirata a ideali molti simili, se non identici, a quelli della fraternità. Per
questo ne parliamo qui, a poche settimane dalla sua morte avvenuta ad Ortonovo
alto, il piccolo borgo in provincia della Spezia dove ha vissuto e dove si è
spento, circondato dall’affetto della moglie Fiorenza, delle figlie e dei tanti
familiari ed amici.
Un episodio, in particolare, ha segnato in modo intenso gli ultimi mesi della
sua vita. L’undici giugno scorso, a Sarzana, è stata presentata la ristampa dei
“Commenti ai Vangeli” del religioso vincenziano Padre Vincenzo Damarco.
Nell’occasione, il gruppo degli amici di Padre Damarco aveva invitato come
relatore Don Giovanni Cereti, che aveva redatto la prefazione di questa nuova
edizione. Tra i presenti c’era Walter, sempre molto attento ad ogni
testimonianza che, partendo dal Vangelo, potesse rappresentare un arricchimento
per tutti, credenti e non credenti. E nell’intervallo di quella giornata aveva
avvicinato Giovanni per scambiare con lui alcune riflessioni, mostrandosi anche
molto interessato all’esperienza Anawin. Anche nelle settimane seguenti, mentre
purtroppo il suo male stava cominciando l’offensiva finale, era tornato
sull’argomento e sull’impegno che gli amici avevano ricavato da quella
giornata, sul tema così urgente e “strategico” nell’accoglienza ai migranti.
Tutta la vita di Walter Pedroni è stata una vita di testimonianza umana e
cristiana, ben al di là di queste ultime settimane. Walter, la sua “missione”
la compiva per così dire ogni giorno, anzitutto nella sua famiglia (“il nonno
migliore di tutti” lo chiamavano i nipotini, com’è stato ricordato durante la
commovente cerimonia di commiato, nell’abbazia di San Lorenzo), e a seguire
nelle comunità parrocchiali . Walter credeva e lavorava per l’unità: delle
persone umane, in primo luogo, credenti e non credenti, e dunque anche per
l’unità dei credenti in Cristo. Per lui erano inconcepibili le divisioni, le
gelosie, le debolezze.
Per cui la diversità delle parrocchie del suo comune non poteva non
accompagnarsi ad una grande spinta di unità. Così si era gettato anima e corpo
nella redazione di un mensile, “Il sentiero” che almeno nella diocesi spezzina
è l’unica esperienza di un giornalino interparrocchiale. L’ultimo numero è uscito
il giorno stesso dei suoi funerali, e l’ultima mezza pagina era bianca: ancora
il mercoledì, poche ore prima di chiudere gli occhi, si era fatto portare in
redazione, scusandosi con i lettori per non averla finita.
Un suo desiderio rimane al
momento inattuato: l’accoglienza presso il Santuario ortonovese di alcuni
profughi o richiedenti asilo. Perché se l’esempio non viene da noi, come ci
indica il Papa- diceva- da chi deve venire?