GENNAIO : DUE MOMENTI DI
RIFLESSIONE
Il mese di gennaio si apre
con la Giornata mondiale della pace e termina con la Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani. Due temi tosti e determinanti per la vita, presente e futura,
del genere umano, ma finora irrealizzati e irrealizzabili, perché, se è vero
che “ can che abbaia non morde”, è anche verissimo che di entrambi se ne parla
troppo ovunque - direi, si sproloquia
fino alla noia - proprio per non
morderli, mancando l’intima volontà di farlo e darne la soluzione, così da
offrire all’umanità intera una svolta epocale attesa da millenni.
Il vip, come il comune mortale, dopo una notte trascorsa tra cenone, ballo e
sballo, quando si sveglia ha le idee intorpidite e le membra stanche per
ricordare di dedicare un attimo alla pace e alla ricorrenza di precetto.
L’autogiustificazione è pronta e credibile, diamine: è stato un errore datare
la ricorrenza il primo dell’anno! La coscienza bue di ciascuno accondiscende
soddisfatta. Facciamoci seri. Il problema pace è nato con l’uomo.
La clava, cioè, la prima arma tecnologicamente studiata, non è stata messa a
punto per uccidere? La tecnologia militare non ha sempre avuto la precedenza e
la priorità assoluta?
Il famoso Maggiolino Volkswagen con il
suo straordinario motore raffreddato ad aria e le quattro ruote
sovradimensionate non è stato progettato da Ferdinand Porsche col nome di Typ1
nel 1936 per essere utilizzato su tutti i fronti bellici, dal freddo glaciale
della Russia al caldo torrido del deserto?
Il grande profeta, cioè il messaggero di Dio, Isaia ( VIII sec. a.C. ) ci
propone la pace con accenti appassionati e immagini poetiche di grande impatto,
mostrando quanto il desiderio di pace e armonia fosse, già allora,
un’aspirazione forte, che, però, non rientrava
- e non rientra – di fatto nelle priorità dell’uomo impegnato, con tutta
la sua farisaica sensibilità d’animo e umiltà di spirito, solo a prevalere e a
prevaricare.
“ Il lupo dimorerà con l’agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto,
il leone e il vitello pascoleranno insieme, il leone si ciberà di paglia come
il bue e il lattante si trastullerà sulla tana della vipera.” E ancora: “Egli
giudicherà le nazioni e a popoli numerosi detterà le sue leggi; così si
trasformeranno le spade in vomeri e le loro lance in falci.” Quando potrà
accadere tutto ciò? Isaia ha dato la sua riposta: quando l’uomo riscoprirà il
timore di Dio.
Papa Francesco va un po’ oltre: quando l’uomo, facendo ordine dentro di sé,
saprà mettere al primo posto dei suoi pensieri, l’assioma che Dio e Misericordia sono la stessa cosa. Conclusione.
L’uomo è eccezionalmente unico nella capacità di farsi male da solo, del resto
la saggezza latina conferma come l’uomo sia il fabbro di se stesso ( Faber est
suae quisque fortunae ), ma non indica se in senso positivo o distruttivo:
guardiamoci attorno per capire.
Il secondo problema che assorbe le energie di papa Francesco è l’unità dei
cristiani.
Abbiamo già visto iniziative concrete ( l’incontro col patriarca moscovita
Kirill a Cuba e la visita alle antiche Chiese caucasiche ) e un approccio
diverso per spezzare i muri psicologici che dividono più profondamente di
quelli in cemento armato e cavalli di Frisia: no al proselitismo, perché privo
di senso, no al centralismo istituzionale o alla vaticanizzazione della
comunità cristiana.
Francesco possiede una speciale bussola che non indica il nord classico, cioè
la rigidità, ma un nuovo nord, la misericordia. Se al centro della sua azione
pastorale non ci fosse la misericordia -
non la pietas latina che odora di
imposizione come la pax romana - non sarebbe stato pensabile nemmeno da parte di un folle, partecipare in Svezia alla celebrazione dei
500 anni della Chiesa luterana, cioè
dell’ultimo e drammatico scisma della Chiesa occidentale. Il Pontefice, umile
pellegrino, è andato a porre le basi per rimediare agli errori di una Chiesa
romana, per secoli dotata di tutto, tranne che di umiltà evangelica. Leone
X, più insigne mecenate che uomo preparato alla guida della
Chiesa, salito alla cattedra di Pietro per l’influenza politica e i soldi del
padre, Lorenzo dei Medici il Magnifico, non ha compreso che Lutero era un serio
e “ profondo teologo riformatore, non un ribelle” ( Martin Lutero : una
prospettiva ecumenica del card. Walter
Kasper ) da trattare come un “cinghiale nella vigna del Signore” ( bolla di
scomunica Exsurge Domine ). Papa Francesco teme che i cristiani si avviino ad
essere tante minoranze religiose e
culturali rassegnate a vivere ai margini del contesto mondiale.
Solo l’unione vera, fraterna, guidata dalla bussola della misericordia può
ridare sostanza, credibilità e slancio ecumenico alla missione della Chiesa,
così come stabilito da Gesù Cristo: tutelare e portare a tutti, perché tutti lo
conoscano e lo accettino attuandolo, il piano di salvezza che dà senso e
dignità alla natura umana. In altri termini, occorre cambiare il trend attuale
e tornare tutti allo spirito di servizio estremo di Paolo, Aquila e Priscilla,
Barnaba, Timoteo, Sila, Pietro, ecc.ecc.
Finché prevarranno le ragioni di principio, il si,ma, lo “ vorrei, ma come
suggerisco io”, la strada sarà un’erta con tanta pendenza. Aiutiamo papa
Francesco con la preghiera come lui chiede ad ogni Angelus domenicale.