Caro
Gesù Bambino, buon compleanno!
Ma
il 25 dicembre di 2016 anni orsono non sei nato, ti sei incarnato per
realizzare l’immenso progetto di salvezza riservato all’uomo che il Padre tuo
ti ha affidato.
Così ogni uomo, dal primo all’ultimo, è già salvo a prescindere, solo che lo
voglia: cioè, ciascuno ha la libertà di accettare o di rifiutare il dono gratuito, che hai
messo, con amore e misericordia, a disposizione di tutti, nessuno escluso.
L’uomo, da una parte, è soddisfatto e contento di questa assoluta libertà di
scelta e, nel contempo, avrebbe voluto, e vorrebbe, che tu avessi escogitato un
escamotage
per evitare di dover scegliere.
In altri termini, mi sarebbe e ci sarebbe piaciuto che tu ci avessi resi liberi
di fare solo la tua volontà. Ci avresti tolto la gravosa e determinante
responsabilità di dover dire: sì accetto la tua proposta, oppure, no grazie, la
cosa non m’interessa. Gli Evangelisti, tuoi fedeli biografi e portavoce del tuo
pensiero, riportano diverse tue espressioni che in modo esplicito evidenziano
quanto tu sia consapevole delle preferenze umane verso il “no, grazie”, che
sembra garantire immediate e più appetibili opportunità.
Al termine della parabola ( Lc 18,8) del giudice che dà soddisfazione alla
vedova insistente solo per togliersela di torno, pronunci una frase colma di
pessimismo, direi, terribile: “ Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà
la fede sulla terra?” I tempi sembrano
maturi per riconoscere la fondatezza della tua amarissima profezia. Non riesco
a trovare un’oasi sul nostro pianeta dove tu possa essere smentito. Le violenze private (es. tra coniugi) , le guerre
a spezzatino – quelle nascoste sono più
numerose e crudeli di quelle rese palesi dai media – la forza bruta, la
sopraffazione, i soprusi, le angherie più sofisticate per creare sofferenze e
morte, la negazione dell’accoglienza e la privazione dell’elementare diritto alla
vita e del suo rispetto, caratterizzano l’esistenza dell’umanità odierna.
Il lievito degli uomini di buona volontà sembra inadeguato ad accrescere il
volume del bene e dell’amore fino a farli
prevalere sul male e l’odio gratuito. Quella che ha intrapreso l’essere umano è
una folle corsa autolesionistica di cui si renderà conto solo quando sarà
troppo tardi per rimediare: anche su questo concetto sei stato fin troppo
chiaro con esempi e parabole. Il calciatore quando si fa autogol, si accorge
subito dell’errore commesso e tenta, per reazione, di porvi rimedio, magari,
segnando un gol nella porta avversaria. Non mi sembra che l’esempio valga per
l’uomo d’oggi “gasato” dalle proprie
prodezze di abilità, in compenso distruttive anche dell’ambiente. Nonostante la
dilagante incertezza verso un futuro in controtendenza dall’attuale, oggi
accogliamo Te, in questa “valle di lacrime,” con gioia grande, perché sei la
sola speranza-certezza cui possiamo guardare con fiducia piena. La nonna Filò
diceva che nell’arco della vita guai, sofferenze e dolori arrivano troppo
spesso da soli, senza cercarli ( e qui, mi viene in mente Walter con nostalgia
e gratitudine per il dono della sua amicizia ), perciò è da stupidi andarseli a
cercare con le proprie mani e insipienza. Lo so, non è teologia la base del mio
ragionare, non sarei capace, ma sono certo che
siano il buon senso e il sano
egoismo che spingono a cercare la verità vera, non quella di comodo, fittizia e
a tempo determinato.
Se ci ponessimo ogni giorno la domanda: si fatica di più a fare il bene o a
fare il male? Ad amare o ad odiare? Sicuramente non sentiremmo il bisogno di mostrare e utilizzare la potenza dei muscoli e di crearci difficoltose
autogiustificazioni pur di imporci sempre e comunque, poiché negati a guardare
oltre il contingente, cioè, ai valori
che contano per davvero.
Scusami, è vero, sono anni che mi
sopporti e che angustio - meglio annoio
– il lettore, ma, se anche un normale mediocre si accorge che le teste e i cuori non vanno per il verso
giusto, vuol dire che il nostro pianeta è preda dell’arroganza dissacrante di una ragione spuria. Non mi
resta che pensare alla risposta di Pietro al tuo invito di andare pure, come
avevano già fatto altri, per la sua strada: “Signore, da chi andremo? Tu solo
hai parole di vita eterna.” (Gv 6,68) Non necessitano studi filosofici e
teologici, che neanche Pietro aveva, per capire: basta solo quel tanto di buon senso sufficiente a volersi
bene e rispettarsi per non buttare via ciò che sei venuto a donarci.
A Natale sei la nostra speranza che a Pasqua diventa certezza. Che cercare di
più? Basta cercare bene: cioè, essere saggi e non abili e scaltri.
Con l’affetto che sono in grado di mostrarti.
Natale 2016