Nel
mese di luglio “Il Sentiero” ha pubblicato il resoconto del convegno tenutosi a
Sarzana, nella sala “Barontini”, in occasione della presentazione della
ristampa del volume “Commenti ai Vangeli” di padre Vincenzo Damarco.
Damarco, come i lettori ricorderanno, scomparso prematuramente nel 1974, era un
religioso vincenziano. A Sarzana, dove viveva nella Casa della Missione, e nei
territori circostanti, per esempio anche all’Olmarello e a Carrara, il suo contributo
di dialogo e di confronto con tutti, credenti e non credenti, giovani e meno
giovani, fu assai importante per costruire un clima pastorale e culturale in
grado di dare attuazione al Concilio Vaticano II, riunito a Roma proprio in
quegli anni.
Per questo, come è stato osservato da autorevoli relatori nel convegno di
Sarzana, i suoi scritti mantengono un carattere di forte attualità in tempi
come gli attuali di grandi cambiamenti, e, quindi, di continua messa in
discussione di abitudini “consolidate”.
Tra le testimonianze portate in quella occasione, ci fu quella di don Sandro
Lagomarsini, giovane sacerdote a Sarzana negli anni di Damarco ed ora, da vari
decenni, parroco in alta Val di Vara. Don Sandro descrisse con la vivezza di
immagini che gli è propria il suo lavoro a fianco dei profughi non italiani
ospitati nella colonia della Croce Rossa di Varese Ligure.
Anche da quella testimonianza, così come dalla sensibilità di molti degli
appartenenti al gruppo degli “Amici di Damarco”, è nata una delle iniziative
che, a partire dal convegno, si è sviluppata nei mesi seguenti, nonostante il
periodo estivo, intersecandosi con il dibattito molto forte che è presente ogni
giorno nelle pagine dei giornali e nei talk show televisivi, e che in ogni caso
non può non interpellarci da vicino: il tema dell’accoglienza, della
integrazione possibile, del dialogo tra culture e spesso tra fedi religiose
diverse.
Gli aspetti sono due: quello legato all’emergenza, cioè alla prima accoglienza
ed ospitalità di chi arriva via mare dall’Africa e dal Medio oriente (la Siria,
in particolare), ed è questo il caso della Croce rossa di Varese Ligure così
come della Caritas a Sarzana e alla Spezia; e quello legato invece
all’integrazione attiva di quanti tra quei profughi, passato il vaglio
dell’apposita commissione, ottengono il permesso di restare in Italia (e qui,
almeno in Liguria, siamo quasi all’anno zero).
Un terzo tema si aggiunge, più delicato e difficile da risolvere ma destinato
comunque a restare sullo sfondo e a non essere ignorato, visto che si parla pur
sempre di persone umane e, in termini cristiani, di “fratelli” e “sorelle”: la
sorte dei cosiddetti “irregolari”, i migranti cioè privi di permesso regolare e
sottoposti quindi ad ogni possibile ricatto nel loro tentativo di vedersi in
qualche modo accolti in quella che ai loro occhi (forse non ai nostri, ma è così)
la ricca ed opulenta Europa.
Nel mese di agosto il governo italiano ha emanato un decreto ministeriale, pubblicato
sulla Gazzetta ufficiale del 27 agosto, che riordina tutta la materia e che
dovrebbe segnare, pur ancora tra significative lacune ed incertezze, il
passaggio per così dire dalla “fase uno” (l’emergenza) alla “fase due”
(l’integrazione), legata al cosiddetto SPRAR, il sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati.
Le polemiche sui giornali, e tanto più quelle che si fanno nei bar, sono una
cosa, la realtà è un’altra. Questi rifugiati, anche se in numero minore
rispetto a quelli accolti in fase di emergenza, ci sono, e sono destinati ad
essere di più, almeno per un certo numero di anni.
Papa Francesco è stato chiaro, non solo nelle parole e negli appelli, ma anche
nei fatti: dall’elevazione alla porpora cardinalizia del vescovo di Agrigento
Francesco Montenegro sino al recente accogliere alla tavola della sua mensa,
durante l’incontro ecumenico di Assisi, venticinque migranti di vari paesi.
L’impegno in questo campo del gruppo degli amici che cercano di attualizzare
l’insegnamento di padre Damarco sembra dunque aver colto il senso di una
emergenza non solo materiale, ma anche culturale e spirituale: l’Europa di
domani, ma anche dunque l’Italia di domani, la Ortonovo di domani, o saprà fare
i conti, certo in modo equilibrato e dignitoso, ma comunque efficace, con questa
realtà, oppure non sarà.
La “Gaudium et spes”, il documento
del Concilio sulla Chiesa nel mondo contemporaneo al quale spesso Damarco si
riferiva anche nelle sue omelie, parla delle sfide, delle attese, delle
speranze dei nostri tempi. Oggi quelle sfide si sono moltiplicate in modo tremendo,
e ai cristiani compete, in stretta vicinanza con tutti – credenti o non
credenti -, di affrontarle in modo sempre propositivo e costruttivo, nel segno
di quell’Amore che, secondo la loro fede, ha portato il Figlio di Dio a dare la
sua vita per gli altri. La sua vita, mica bruscolini od elemosine …
In questo senso l’accoglienza ai migranti è davvero una sfida centrale per i
nostri giorni, nelle nostre parrocchie, nei nostri santuari, nei nostri Comuni,
alla Spezia come a Carrara, a Ortonovo come a Castelnuovo …
E’ bello vedere come ad affrontare quella sfida si possa essere guidati ancora,
con serenità e con efficacia, dalle parole di un “vecchio” prete (oggi Damarco
sarebbe molto vecchio di età) eppure sempre così giovane …