A trent’anni ( 1986 ) dal
primo incontro interreligioso di preghiera per la pace voluto da papa san
Giovanni Paolo II, la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato una nuova “tre
giorni” sul tema “Sete di Pace: religioni
e culture in dialogo”, che si è conclusa domenica 18 settembre con
l’intervento di papa Francesco dinnanzi a oltre 500 leader religiosi provenienti
da ogni parte del mondo. Senza alcun commento, tanto è chiaro ed esplicito il
pensiero del Santo Padre, riportiamo alcuni passaggi significativi. “ Chi invoca il nome di Dio per giustificare
il terrorismo, la violenza e la guerra, non cammina nella Sua strada: la guerra
in nome della religione diventa una guerra alla religione stessa.
Con ferma convinzione, ribadiamo dunque che la violenza e il terrorismo si
oppongono al vero spirito religioso.” “
Abbiamo sete di pace, abbiamo il desiderio di testimoniare la pace, abbiamo
soprattutto bisogno di pregare per la pace, perché la pace è dono di Dio e a
noi spetta invocarla, accoglierla e costruirla ogni giorno con il suo aiuto.”
L’indifferenza è “ la grande malattia del nostro tempo” perché “ è un virus che
paralizza, rende inerti e insensibili, un morbo che intacca il centro stesso della
religiosità, ingenerando un nuovo, tristissimo paganesimo: cioè, il paganesimo
dell’indifferenza.” E’ necessario per
costruire una pace vera “ non la quiete di chi schiva le difficoltà e si
volta dall’altra parte, se i suoi interessi non sono toccati; non il cinismo di
chi si lava le mani di problemi non suoi; non l’approccio virtuale di chi
giudica tutto e tutti sulla tastiera di un computer senza aprire gli occhi alle
necessità dei fratelli e sporcarsi le mani per chi ha bisogno”.
“ I credenti siano artigiani di pace nell’invocazione a Dio e nell’azione per
l’uomo!
E noi, Capi religiosi, siamo tenuti a
essere solidi ponti di dialogo, mediatori creativi di pace.” “ Chi utilizza la religione per fomentare la
violenza ne contraddice l’ispirazione più autentica e profonda. Ogni violenza
non rappresenta la vera natura della
religione, è invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione:
non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la
violenza.
Solo la pace è santa e non la guerra!”
“ Oggi non abbiamo pregato gli
uni contro gli altri, come talvolta è purtroppo accaduto nella storia. Senza
sincretismo ( = accordo o fusione di dottrine di origine diverse) e senza
relativismo, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri, gli uni per gli
altri.” La conclusione è rivolta ai
leader delle Nazioni “ perché non si
stanchino di cercare e promuovere vie di
pace, guardando al di là degli interessi di parte e del momento” e perché “
non rimangano inascoltati l’appello di Dio alle coscienze, il grido
di pace dei poveri e le buone attese
delle giovani generazioni.”