Dal
12 al 16 maggio ho partecipato ad un viaggio che ritengo dovrebbe essere una
tappa fissa per la crescita di ciascuna persona. Questo viaggio prevedeva una
visita ai ‘Campi di concentramento’ di Bolzano, San Sabba, Melk, Gusen,
castello di Hartheim e Mathausen. In particolare la visita a quest’ultimo
‘Campo’ resterà ferma nella mia memoria.
Mathausen è stato uno dei ‘Campi’ più terribili; non nasce come campo di
sterminio, ma come campo di lavoro dove i prigionieri, costretti a trasportare
dalla cava sottostante le pietre fino al campo percorrendo una scala di 180
scalini diseguali, morivano per stenti o cadendo dalle scale, tanto che si
parla di ‘scala della morte’, oppure morivano spinti dalle SS giù dalla cava; a
questi ultimi davano il nome di ‘paracadutisti’.
E, mentre salivo quella scala, ancora non avevo realizzato la realtà di quello
che mi stavano raccontando; così come non l’ho realizzato durante la visita ai
‘blok’ e al locale ‘docce’.
Durante la prima visita siamo passati attraverso una stanza - è stato per me
come una secchiata di acqua fredda -: era buia e dei pannelli orizzontali
segnavano un percorso obbligato. Questi pannelli erano scuri, ma ricoperti da
strisce bianche luminose, solo che avvicinandomi ho realizzato che quelle
strisce bianche erano centinaia, migliaia di nomi: persone ‘cancellate’. Dopo
questa terribile esperienza abbiamo visto le camere a gas e i forni crematori.
Il giorno seguente abbiamo partecipato alla cerimonia per l’anniversario della
liberazione del campo e, forse, questo è stato il momento più commovente del
viaggio. Siamo arrivati attraverso un altro sentiero, circondati dalle bandiere
sventolanti all’unisono e abbiamo ascoltato i vari discorsi commemorativi
davanti al monumento ai Caduti italiani. A Mathausen, il giorno della
liberazione, tutti i deportati, insieme, hanno scritto un giuramento in cui si
promettevano di impegnarsi a donarci il più bel monumento alla pace e alla
fraternità dei popoli. Mai come in quel momento ho capito che un monumento di
quel genere era veramente realizzabile. Poi un rappresentante di ogni nazione
ha letto una parte del giuramento nella propria lingua, ma tutti insieme.
Ho capito che adesso sta a noi ricevere il testimone che ci hanno passato
quelli che la libertà l’avevano persa e vigilare affinché non si elevino più
muri.