Appunti
di un Pellegrino di Gualtiero Sollazzi
Elogio
della fatica
“L’italiano
non lavora, fatica”, scriveva Longanesi con beffarda ironia. Ma, battuta a
parte, la fatica ci è compagna nel viaggio della vita. Una “compagna” scomoda
che tuttavia consente, con la sua presenza, di arrivare ad operare, come Maria,
“grandi cose”. Un esempio: Gesù, in un giorno afoso, giunge a un pozzo e
“stanco per il viaggio” si siede. Viene una donna samaritana; sappiamo cosa poi
è successo.
Quella
“stanchezza” ha aperto il cielo. Il Papa ha insegnato ai sacerdoti, e non solo,
che certe loro stanchezze sono benedette se vengono da uno spendersi
perdutamente per Cristo.
Diceva
don Benzi, grande prete, a chi lo supplicava di riposarsi un po’: “Mi riposerò
in paradiso”. Pensando allora alle tante fatiche di innominati ai nostri occhi,
non a quelli di Dio, fiorisce la certezza che niente andrà perso. Cosa
raccoglierà quella giovane donna che da una vita lotta per situazioni personali
gravissime raccontate in un libro toccante: “La fatica di vivere nel groviglio”?
Quelle ”ceste di dolore” piene di fatiche nascoste con nottate piene di lacrime
per assistere figli disabili o familiari bisognosi di tutto, saranno smarrite?
Bello,
che tanti raccolgano “l’urlo” di fratelli oppressi da carichi sfiancanti: gente
con la mano tesa, per camminare insieme a un Tu, fratello in umanità, e
addolcire “il groviglio” dei suoi pesi.
A mani vuote
Quattromila paia di scarpe, una collezione di
vestiti impressionante, uno zerbino firmato, due appartamenti zeppi di tutto…
Notizia verissima. C’è un tribunale senza aule e scranni: quello dell’umanità.
Quale sarà la “sentenza?”. Certi fatti “non potranno che suscitare il giudizio
di Dio e la collera dei poveri”. Parole profetiche di Paolo VI.
C’è, sofferta, una previsione di padre Zanotelli:
“I poveri avranno sempre meno cibo. Inizia un nuovo tipo di fame, per cui
vediamo alimenti sugli scaffali e gente che non può comprare”. Viene in mente
il Vangelo. Gesù parla ai discepoli, ma non solo. Ordinò loro che, oltre al
bastone non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro
nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. Una
lezione sull’essenziale e sulla Provvidenza.
Canta Maria, fatta voce dello Spirito: il Signore “ha
ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.
Delirio
di onnipotenza
Una
malattia che attacca a tutto campo e fa ovunque gravi danni, Chiesa compresa,
quando si diventa “un’autorità”. Scatta, chissà come, un eccesso di autostima aggravato
anche da persone che stanno intorno ad adulare… “Galeotto”, talvolta, è il
ruolo.
E’
stato scritto un po’ esageratamente: “Il delirio di onnipotenza degli
officianti è rimasto il medesimo da sempre, sia che si tratti di un prete che a
furia di parlare per conto di Dio si crede di essere egli stesso una divinità
in terra, sia che si tratti di uno scienziato…”.
“E’
volontà di Dio”, si diceva a chierici e monache. Come osi coinvolgere Dio e
garantire che è Lui che vuole quella cosa, quel trasferimento? Te lo ha
rivelato? Il “delirio” provoca sicurezze che se non facessero male,
apparirebbero umoristiche. Molti che stanno in alto, sanno tutto, decidono per
tutti, con tanti saluti a organismi preposti a consigliare. Con errori sicuri,
perché non è vero che “chi fa da sé fa per tre”.
San
Benedetto raccomandava che nei “Capitoli” presieduti dall’Abate, “tutta la
comunità sia consultata”, non dimenticando – ecco la grandezza di un educatore
senza “deliri” – di consultare anche il più giovane dei novizi, perché “spesso
è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore”.