N° 6 - giugno 2016
Commento ai Vangeli
di Rosa Lorenzini

05 giugno   X Domenica del T. O. (Anno C)   Lc. 7,11-17

 

“Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere”.

Che incontro sconvolgente ha sperimentato la vedova di Nain, un incontro che le ha ridato la speranza e la gioia di vivere, un incontro che ha “ribaltato” la stato della sua anima toccata miracolosamente dalla compassione del Signore. Compassione che ha riportato in vita l’unico figlio di una madre vedova, disperata e senza futuro, compassione che gli ha  fatto rinascere l’amore per la vita,  compassione che gli ha restituito l’ unico vero senso che dà alla vita un significato: l’amore donato e ricevuto.
Lo stesso incontro, intriso di intensità, di emozione e di forza rinnovatrice, lo possiamo vivere tutti noi; lo tocchiamo con mano nel momento in cui ci accostiamo ad un confessionale con cuore contrito e sincero ricevendo con fede il Sacramento della Riconciliazione. Sacramento che ci viene donato con piena  Paterna Misericordia da Colui che ha sperimentato e sperimenta ancora oggi il dolore della perdita di un figlio “morto” per il peccato, atteso con trepidazione e infinita pazienza  fino ad abbracciarlo con gioia immensa e traboccante per riportarlo “in vita”.

 12 giugno   XI Domenica del T. O. (Anno C)   Lc. 7,36-8,3

Tutti noi ci possiamo rispecchiare nell’immagine della donna peccatrice, protagonista del Vangelo odierno. Ognuno di noi può riconoscere in questo personaggio “scomodo” un po’ delle nostre debolezze, ciascuno di noi ha bisogno, continuamente, di sentirsi dire “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace”.
La cosa meravigliosa è che tutto questo è possibile, sempre, anche oggi.
Le condizioni perché questo accada ce le propone una donna che ha molto peccato: avvicinarsi al Signore, che ci attende sempre come Padre Misericordioso, nel Sacramento della Riconciliazione, con il cuore in lacrime per la contrizione dei nostri peccati,  con il volto abbassato in segno di pentimento e con la consapevole umiltà di essere indegno di ascoltare le dolci parole consolanti che fanno rinascere: «I tuoi peccati sono perdonati».

E, come la donna rinata, avvolti dal dolce profumo del perdono, riconoscenti baciamo, in segno di gratitudine, le mani benedicenti di chi ci ha assolti.

 19 giugno  XII Domenica del T. O. (Anno C)    Lc. 9,18-24

Anche a noi oggi il Signore pone questa domanda: “Chi dite che io sia ?”. E come Pietro anche noi rispondiamo: “Il Cristo di Dio”.
Ma se vogliamo che questa risposta, non rimanga una semplice e sterile frase ripetuta mnemonicamente proviamo ad andare “oltre” e continuando a interiorizzare il brano evangelico caliamo le parole odierne - “chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» - nella nostra anima fino a farle diventare parte di noi.
Proviamo a farlo concretamente tutte le volte che veniamo avvolti dalla tristezza, dal dubbio, dall’incertezza, dalla fredda incapacità di reagire che arriva ad intorpidire la nostra volontà, ricordandoci che la  nostra sofferenza offerta in riparazione dei nostri peccati e/o donata al Signore per trasformarla in gioia per chi è più disperato di noi è dono gradito a Dio .

Infatti «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Chiediamo al Signore nella preghiera di riparazione e di ringraziamento, dopo aver ricevuto in Sacramento della Riconciliazione, di far morire con Lui le nostre debolezze per poi con Lui risorgere.

 26 giugno  XIII Domenica del T. O. (Anno C)   Lc. 9,51-62

Il Vangelo di oggi presenta due situazioni opposte: chi non vuole ricevere Gesù e chi desidera seguirlo ovunque Lui vada.
Focalizziamo l’attenzione sulla prima situazione: Gesù in cammino verso Gerusalemme vuole fermarsi in un villaggio di Samaritani, ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Pensiamo a tutte le volte  che anche noi siamo presi dal desiderio di “farla pagare a qualcuno” perché ci sentiamo vittime di un’ ingiustizia ; pensiamo a quando la rabbia prende il sopravvento sul nostro buon senso e diventiamo vendicativi come Giacomo e Giovanni, allora fermiamoci e guardiamo il volto di Gesù Misericordioso e ascoltiamo il suo rimprovero che si concretizza  e diventa consiglio paterno nelle parole di Papa Francesco:

“ Il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per essere felici” – Misericordie Vultus, 9 – ; e ricordiamo tutte le volte che noi siamo stati perdonati da Lui, con il “dolce abbraccio paterno” che ci viene concesso nel Sacramento della Riconciliazione.



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