05 giugno X Domenica del T. O. (Anno C) Lc. 7,11-17
“Vedendola, il Signore ne
ebbe compassione e le disse: Non piangere”.
Che incontro sconvolgente ha
sperimentato la vedova di Nain, un incontro che le ha ridato la speranza e la
gioia di vivere, un incontro che ha “ribaltato” la stato della sua anima
toccata miracolosamente dalla compassione del Signore. Compassione che ha
riportato in vita l’unico figlio di una madre vedova, disperata e senza futuro,
compassione che gli ha fatto rinascere
l’amore per la vita, compassione che gli
ha restituito l’ unico vero senso che dà alla vita un significato: l’amore
donato e ricevuto.
Lo stesso incontro, intriso
di intensità, di emozione e di forza rinnovatrice, lo possiamo vivere tutti
noi; lo tocchiamo con mano nel momento in cui ci accostiamo ad un confessionale
con cuore contrito e sincero ricevendo con fede il Sacramento della
Riconciliazione. Sacramento che ci viene donato con piena Paterna Misericordia da Colui che ha
sperimentato e sperimenta ancora oggi il dolore della perdita di un figlio
“morto” per il peccato, atteso con trepidazione e infinita pazienza fino ad abbracciarlo con gioia immensa e
traboccante per riportarlo “in vita”.
12 giugno XI Domenica del T. O. (Anno C) Lc. 7,36-8,3
Tutti noi ci possiamo
rispecchiare nell’immagine della donna peccatrice, protagonista del Vangelo
odierno. Ognuno di noi può riconoscere in questo personaggio “scomodo” un po’
delle nostre debolezze, ciascuno di noi ha bisogno, continuamente, di sentirsi
dire “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace”.
La cosa meravigliosa è che
tutto questo è possibile, sempre, anche oggi.
Le condizioni perché questo
accada ce le propone una donna che ha molto peccato: avvicinarsi al Signore,
che ci attende sempre come Padre Misericordioso, nel Sacramento della
Riconciliazione, con il cuore in lacrime per la contrizione dei nostri
peccati, con il volto abbassato in segno
di pentimento e con la consapevole umiltà di essere indegno di ascoltare le
dolci parole consolanti che fanno rinascere: «I tuoi peccati sono perdonati».
E, come la donna rinata,
avvolti dal dolce profumo del perdono, riconoscenti baciamo, in segno di
gratitudine, le mani benedicenti di chi ci ha assolti.
19 giugno XII Domenica del T. O. (Anno C) Lc. 9,18-24
Anche a noi oggi il Signore
pone questa domanda: “Chi dite che io sia ?”. E come Pietro anche noi
rispondiamo: “Il Cristo di Dio”.
Ma se vogliamo che questa
risposta, non rimanga una semplice e sterile frase ripetuta mnemonicamente
proviamo ad andare “oltre” e continuando a interiorizzare il brano evangelico
caliamo le parole odierne - “chi perderà la propria vita per causa mia, la
salverà» - nella nostra anima fino a farle diventare parte di noi.
Proviamo a farlo
concretamente tutte le volte che veniamo avvolti dalla tristezza, dal dubbio,
dall’incertezza, dalla fredda incapacità di reagire che arriva ad intorpidire
la nostra volontà, ricordandoci che la
nostra sofferenza offerta in riparazione dei nostri peccati e/o donata
al Signore per trasformarla in gioia per chi è più disperato di noi è dono
gradito a Dio .
Infatti «Il Figlio dell’uomo
deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e
dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Chiediamo al Signore nella
preghiera di riparazione e di ringraziamento, dopo aver ricevuto in Sacramento
della Riconciliazione, di far morire con Lui le nostre debolezze per poi con
Lui risorgere.
26 giugno XIII Domenica del T. O. (Anno C) Lc. 9,51-62
Il Vangelo di oggi presenta due
situazioni opposte: chi non vuole ricevere Gesù e chi desidera seguirlo ovunque
Lui vada.
Focalizziamo l’attenzione
sulla prima situazione: Gesù in cammino verso Gerusalemme vuole fermarsi in un
villaggio di Samaritani, ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente
in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni
dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li
consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro
villaggio.
Pensiamo a tutte le
volte che anche noi siamo presi dal
desiderio di “farla pagare a qualcuno” perché ci sentiamo vittime di un’
ingiustizia ; pensiamo a quando la rabbia prende il sopravvento sul nostro buon
senso e diventiamo vendicativi come Giacomo e Giovanni, allora fermiamoci e
guardiamo il volto di Gesù Misericordioso e ascoltiamo il suo rimprovero che si
concretizza e diventa consiglio paterno
nelle parole di Papa Francesco:
“ Il perdono è lo strumento
posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar
cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni
necessarie per essere felici” – Misericordie Vultus, 9 – ; e ricordiamo tutte
le volte che noi siamo stati perdonati da Lui, con il “dolce abbraccio paterno”
che ci viene concesso nel Sacramento della Riconciliazione.