N° 4 - Aprile 2016
l Concilio di Costantinopoli III (680-681)
di Antonio Ratti


E’ convocato dall’imperatore Costantino IV Pogonato (il barbuto)(668 – 685) per chiudere in modo definitivo, condannando il monotelismo, 70 - 80 anni di turbative religiose e politiche. Come sempre, il protagonismo di personaggi più di corte che di Chiesa, pronti a porsi al servizio del più forte di turno - nel nostro caso gli imperatori che, preoccupati di difendere il trono da frequentissime imboscate interne e impegnati a dare stabilità militare e politica all’Impero, pretendono di gestire anche la Chiesa ritenuta un’organizzazione di supporto  estremamente importante -  provoca nella vita delle comunità cristiane un permanente stato di irrequietezza e di aperta conflittualità. L’Imperatore, che manifesta con sincerità le migliori intenzioni, apre il 7 novembre 680  l’Assemblea conciliare che si conclude il 16 settembre 681. Costantino IV partecipa personalmente ai lavori detenendo la presidenza durante tutte le discussioni teologiche. I partecipanti oscillano tra le quarantatre firme poste sui documenti della prima sessione e le 174 della sessione finale, nella quale i padri conciliari acclamano l’Imperatore “protettore e interprete della fede.”
Il documento conclusivo, concordato tra Costantino IV e papa Agatone (678 – 681) porta, dunque, alla condanna del monotelismo in linea con quanto stabilito dal Concilio di Calcedonia (451) con questa formula: “Predichiamo che in Lui (Cristo) vi sono due volontà naturali e due operazioni naturali, indivisibilmente, immutabilmente, inseparabilmente e senza confusione, secondo l’insegnamento dei santi padri. I due voleri naturali non sono, come dicono gli empi eretici, in contrasto tra loro, tutt’altro. Ma il volere umano è subordinato, non si oppone né resiste, si sottopone, invece, al volere divino e onnipotente”. In altre parole, se ci sono due nature, devono esserci due volontà e la volontà umana non si oppone a quella divina, perché in Cristo manca il peccato originale.
Le altre decisioni di condanna  riguardano Sergio I, patriarca, e Onorio I, papa: Sergio (610 – 638), patriarca di Costantinopoli, perché su pressione dell’imperatore Eraclio I (610 – 641), intenzionato a ricomporre la frattura con la Chiesa monofisita d’Egitto, causa di pesanti turbolenze dal punto di vista dell’ordine pubblico, si era fatto propugnatore delle teorie eretiche di Severo di Antiochia, che proponevano un compromesso con l’ortodossia ed aveva sottoscritto l’editto del 638 noto col nome di Ektesis (esposizione della fede) col quale viene imposta a tutti la fede monotelista; papa Onorio I (625 – 638) perché nel 634 aveva manifestato verso l’eresia un atteggiamento incerto, se non conciliante.
Il Concilio è tutto qui, ma cos’è il monotelismo? La disputa sul peso delle due nature, divina e umana, in Cristo dei primi Concili si sposta sulle due volontà ad esse collegate. Un bizantinismo molto sofisticato per fare rientrare dalla finestra (il monofisismo) ciò che era stato messo alla porta. In sostanza è il tentativo di ricomporre la frattura  provocata dal Concilio di Calcedonia (451) che sosteneva la doppia natura in Cristo. Infatti, i monotelisti, in sintonia con Calcedonia, sostengono la doppia natura di Cristo, ma anche l’esistenza della doppia volontà, umana e divina, e quest’ultima assorbe quella umana, limitando così la vera umanità di Cristo anche nelle sue attività e operazioni quotidiane. Come si comprende, è una forma più blanda del monofisismo (in Cristo la natura divina assorbe in toto quella umana, quindi Cristo è solo Dio), cioè un tentativo maldestro di salvare capra e cavoli che accontenta, ovviamente, i monofisiti, pronti alla riunificazione su questa posizione, che affermano con soddisfazione: non noi siamo andati verso il concilio di Calcedonia, ma il concilio di Calcedonia è venuto a noi”.
 La situazione si fa veramente caotica tra il succedersi di patriarchi, imperatori, che durano pochi mesi, papi e scambi di lettere con reciproche proposte e controproposte, se non accuse. Tanto per dare un’idea della situazione, a san Massimo il Confessore, uno dei principali oppositori del monotelismo, per impedirgli di parlare e di  scrivere contro l’eresia, gli vengono tagliate la lingua e la mano destra. Il terzo successore, in pochi mesi, di Eraclio, Costante II (641-668), figlio di Costantino III (641), tenta a sua volta di chiudere la diatriba proibendo ogni discussione in merito  alle volontà e alle operazioni di Cristo con l’editto Typos perì pìsteos (Sigillo della fede) del 648. Ormai la questione si è gonfiata a tal punto che papa Martino I (649 – 655) rompe gl’indugi e indice un Concilio lateranense nel 649 e condanna  sia il monotelismo che dell’editto Typos, facendo riferimento anche al suo predecessore, papa Giovanni IV (640 – 642), che nell’Apologia in favore di Onorio papa, indirizzata nel 641 a Costantino III (figlio di Eraclio I),  - imperatore per soli 4 mesi (febbraio-maggio), ucciso avvelenato dalla madre Martina -  sostiene come nella lettera di risposta a Sergio, che gli proponeva  di accogliere positivamente le tesi dell’editto Ektesis, si afferma che “nel nostro Redentore non esistono due volontà contrapposte, cioè ha negato solo l’esistenza di una volontà viziata dalla carne, giacché non si danno in Cristo le conseguenze del peccato originale”. Eraclio, a suo tempo, aveva ordinato all’esarca di Ravenna di uccidere il papa, mentre in San Pietro gli somministrava la Comunione, fallendo l’assassinio; il nipote Costante II va oltre, alla condanna papale attraverso il citato concilio del 649, reagisce in modo analogo al nonno: fa arrestare nel 653 papa Martino e portare a Costantinopoli nel 654 e poi in esilio in Crimea, dove muore nel 655, per non essersi piegato a firmare l’accettazione dell’editto eretico Typos. Con il cambio della guardia sul trono imperiale, cioè con l’ascesa al trono nel 668 di Costantino IV, figlio di Costante II e nipote di Eraclio, l’ingarbugliata e penosa questione si avvia alla conclusione.
L’imperatore, di carattere ben diverso dai parenti che lo hanno preceduto, scrive a papa Agatone (678 – 681) dichiarandosi pronto alla più ampia e sincera riconciliazione e chiedendo l’invio di una delegazione per il Concilio che intende svolgere per dirimere con lo spirito e l’atteggiamento giusti un conflitto deleterio per la Chiesa e per l’Impero.
 La risposta è di pieno assenso alle intenzioni imperiali. Viene indetto e svolto, così, il Concilio di Costantinopoli III di cui abbiamo parlato all’inizio.



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