Domenica 6 marzo – Domenica
IV di Quaresima - (Luca 15,1-3.11-32)
Il Vangelo di oggi ci presenta una delle più note e
più significative parabole, quella detta del “Figliol prodigo”. E’ una
parabola che appare di particolare significato in questo Anno Santo che Papa
Francesco ha voluto dedicare al tema della misericordia e quindi del perdono.
Lo ha detto lo stesso Francesco, commentando proprio questa parabola durante
l’Angelus domenicale del 15 settembre 2013: “Ognuno di noi è quel figlio
[…]. Ma Dio … è un padre paziente, ci aspetta sempre … È che noi presumiamo di
essere giusti, e giudichiamo gli altri. Giudichiamo anche Dio, perché pensiamo
che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte, invece di perdonare.
Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre! […] Se nel
nostro cuore non c’è la misericordia […] non siamo in comunione con Dio, anche
se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica
dei precetti». «Il Maligno – ha detto ancora il Papa – è furbo, e
ci illude che con la nostra giustizia umana possiamo salvarci e salvare il
mondo. In realtà, solo la giustizia di Dio ci può salvare! E la giustizia di
Dio si è rivelata nella Croce”. Non per nulla la Chiesa ci fa leggere
questo brano di Vangelo proprio in vista della Passione del Signore: le due
cose sono infatti strettamente collegate.
Domenica 13 marzo – Domenica
V di Quaresima (Giovanni 8, 1 - 11)
La Settimana Santa si avvicina e il tema del
perdono resta al centro della liturgia. Tanto che la Chiesa “sospende” la
lettura dei brani di Luca, cui è dedicato l’attuale anno liturgico, per
proporcene uno di Giovanni, celeberrimo: la donna adultera condannata a morte e
“salvata” da Gesù. Chissà che cosa mai il Maestro si mette a scrivere sulla
sabbia (unico caso in cui i Vangeli ce lo descrivono mentre scrive), fatto sta
che, senza tanti discorsi, gli accusatori e i giudici della donna se ne vanno
in silenzio, si direbbe con la coda tra le gambe. E’ stato osservato come ciò
avvenga prima ancora che la donna si dichiari pentita e chieda perdono. Il
perdono che viene da Gesù, in questo caso, è esso stesso foriero di bene, e non
conseguenza di un pentimento. In questo si misura davvero la distanza tra la
visione cristiana delle cose e quella del “mondo”. La misericordia, a volte,
può persino apparirci scandalosa e inaccettabile. Ma anche la morte di Gesù in
croce, che stiamo per ricordare e rivivere, è scandalosa…
Domenica 20 marzo – Domenica
delle Palme (Luca 22,14 – 23, 56)
Il celebrante, oggi, unico caso in una domenica
dell’anno liturgico, non proclama una semplice lettura dal “Vangelo secondo
Luca” (o altro degli evangelisti) bensì la “Passione di Nostro Signore
Gesù Cristo”. La lunghezza del brano è dunque collegata all’assoluta
centralità di quanto viene letto non solo nella liturgia, ma nella fede stessa
della Chiesa.
Uno dei due misteri fondamentali della fede è infatti, come ricorda il
catechismo, la “Incarnazione, passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo”:
ebbene, due dei tre eventi, la passione e la morte, sono proprio racchiusi nel
brano di oggi. Che, dunque, va seguito e meditato con la massima
concentrazione, magari facendo forza alla stanchezza.
Il testo di Luca, che leggiamo quest’anno, è molto simile agli altri. Compreso
l’utilizzo di un verbo che, a suo modo, ha … fatto storia. Ecco di che si
tratta. Quando Gesù dice a Giuda “Con un bacio tradisci il figlio dell’Uomo?”,
la parola latina “tradis” (da “tradere”), in realtà, non
significa “tradisci”, bensì “consegni” (ai Giudei). Ebbene, in
tutte le lingue neolatine quel verbo ha preso il nuovo significato di “tradire”
proprio a seguito del testo evangelico.
Non è anche questa una conferma inequivocabile delle radici cristiane della
nostra Europa?.
Domenica 27 marzo –
Solennità della Pasqua di Risurrezione (Nella
Veglia: Luca 24,
1– 12 – Nella Messa del giorno: Giovanni 20, 1 – 9)
I brani evangelici che la liturgia propone per la
Pasqua, in effetti, sono due. Il primo viene letto nel corso della Veglia
notturna, la “Madre di tutte le Veglie”, il secondo invece nelle Messe del
giorno. Il brano della notte si alterna ogni anno, quindi quest’anno è quello
di Luca in cui si racconta delle donne che vanno al sepolcro “il primo
giorno della settimana” (che quindi per noi cristiani è la domenica, non il
lunedì!) e trovano non il corpo di Gesù, bensì l’angelo, che dice loro la frase
centrale del testo: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo ?”. Nelle
Messe del giorno il racconto è invece quello di Giovanni, in cui l’evangelista
parla di se stesso, ancora giovinetto, che arriva per primo al sepolcro,
“staccando” Pietro. Qui non c’è la figura dell’angelo, ma la frase finale
riprende quella della notte: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che
cioè Egli doveva risorgere dai morti”.
La Risurrezione, insomma, è davvero
la festa della vita, e tutto nel mondo, con essa, cambia aspetto e prospettiva.