N° 3 - Marzo 2016
I Vangeli di marzo
di Egidio Banti



Domenica 6 marzo – Domenica IV  di Quaresima  - (Luca 15,1-3.11-32)

Il Vangelo di oggi ci presenta una delle più note e più significative parabole, quella detta del “Figliol prodigo”. E’ una parabola che appare di particolare significato in questo Anno Santo che Papa Francesco ha voluto dedicare al tema della misericordia e quindi del perdono. Lo ha detto lo stesso Francesco, commentando proprio questa parabola durante l’Angelus domenicale del 15 settembre 2013: “Ognuno di noi è quel figlio […]. Ma Dio … è un padre paziente, ci aspetta sempre … È che noi presumiamo di essere giusti, e giudichiamo gli altri. Giudichiamo anche Dio, perché pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte, invece di perdonare. Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre! […] Se nel nostro cuore non c’è la misericordia […] non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti». «Il Maligno – ha detto ancora il Papa – è furbo, e ci illude che con la nostra giustizia umana possiamo salvarci e salvare il mondo. In realtà, solo la giustizia di Dio ci può salvare! E la giustizia di Dio si è rivelata nella Croce”. Non per nulla la Chiesa ci fa leggere questo brano di Vangelo proprio in vista della Passione del Signore: le due cose sono infatti strettamente collegate.

 

Domenica 13 marzo – Domenica V di Quaresima (Giovanni 8, 1 - 11)
La Settimana Santa si avvicina e il tema del perdono resta al centro della liturgia. Tanto che la Chiesa “sospende” la lettura dei brani di Luca, cui è dedicato l’attuale anno liturgico, per proporcene uno di Giovanni, celeberrimo: la donna adultera condannata a morte e “salvata” da Gesù. Chissà che cosa mai il Maestro si mette a scrivere sulla sabbia (unico caso in cui i Vangeli ce lo descrivono mentre scrive), fatto sta che, senza tanti discorsi, gli accusatori e i giudici della donna se ne vanno in silenzio, si direbbe con la coda tra le gambe. E’ stato osservato come ciò avvenga prima ancora che la donna si dichiari pentita e chieda perdono. Il perdono che viene da Gesù, in questo caso, è esso stesso foriero di bene, e non conseguenza di un pentimento. In questo si misura davvero la distanza tra la visione cristiana delle cose e quella del “mondo”. La misericordia, a volte, può persino apparirci scandalosa e inaccettabile. Ma anche la morte di Gesù in croce, che stiamo per ricordare e rivivere, è scandalosa…

 

Domenica 20 marzo – Domenica delle Palme (Luca 22,14 – 23, 56)
Il celebrante, oggi, unico caso in una domenica dell’anno liturgico, non proclama una semplice lettura dal “Vangelo secondo Luca” (o altro degli evangelisti) bensì la “Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”. La lunghezza del brano è dunque collegata all’assoluta centralità di quanto viene letto non solo nella liturgia, ma nella fede stessa della Chiesa.
Uno dei due misteri fondamentali della fede è infatti, come ricorda il catechismo, la “Incarnazione, passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo”: ebbene, due dei tre eventi, la passione e la morte, sono proprio racchiusi nel brano di oggi. Che, dunque, va seguito e meditato con la massima concentrazione, magari facendo forza alla stanchezza.
Il testo di Luca, che leggiamo quest’anno, è molto simile agli altri. Compreso l’utilizzo di un verbo che, a suo modo, ha … fatto storia. Ecco di che si tratta. Quando Gesù dice a Giuda “Con un bacio tradisci il figlio dell’Uomo?”, la parola latina “tradis” (da “tradere”), in realtà, non significa “tradisci”, bensì “consegni” (ai Giudei). Ebbene, in tutte le lingue neolatine quel verbo ha preso il nuovo significato di “tradire” proprio a seguito del testo evangelico.
Non è anche questa una conferma inequivocabile delle radici cristiane della nostra Europa?.

 

Domenica 27 marzo – Solennità della Pasqua di Risurrezione (Nella Veglia: Luca 24,
1– 12 – Nella Messa del giorno: Giovanni 20, 1 – 9)
I brani evangelici che la liturgia propone per la Pasqua, in effetti, sono due. Il primo viene letto nel corso della Veglia notturna, la “Madre di tutte le Veglie”, il secondo invece nelle Messe del giorno. Il brano della notte si alterna ogni anno, quindi quest’anno è quello di Luca in cui si racconta delle donne che vanno al sepolcro “il primo giorno della settimana” (che quindi per noi cristiani è la domenica, non il lunedì!) e trovano non il corpo di Gesù, bensì l’angelo, che dice loro la frase centrale del testo: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo ?”. Nelle Messe del giorno il racconto è invece quello di Giovanni, in cui l’evangelista parla di se stesso, ancora giovinetto, che arriva per primo al sepolcro, “staccando” Pietro. Qui non c’è la figura dell’angelo, ma la frase finale riprende quella della notte: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti”.
 
La Risurrezione, insomma, è davvero la festa della vita, e tutto nel mondo, con essa, cambia aspetto e prospettiva.

 

                                                                                         


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