Per il mattino di Pasqua
Io
vorrei donare una cosa al Signore, ma non so cosa…
Andrò
in giro per le strade, zufolando, così…
finché
gli uomini dicano: “E’ pazzo!”.
E mi
fermerò soprattutto coi bambini a giocare in periferia.
E poi
lascerò un fiore ad ogni finestra dei poveri.
E
saluterò chiunque incontrerò per via, inchinandomi fino a terra.
E poi
suonerò con le mani le campane della torre,
a più
riprese, finché non sarò esausto.
E a
chiunque venga – anche al ricco – dirò:
“Siedi
pure alla mia mensa”, anche il ricco è povero uomo!
E a
tutti dirò: “AVETE VISTO IL SIGNORE?”
Ma lo
dirò in silenzio, e solo con un sorriso.
Io
vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa…
Tutto è
suo dono, eccetto il nostro peccato.
Ecco:
gli darò un’icona, dove lui – bambino – guarda gli occhi di sua madre:
così
dimenticherà ogni cosa.
Gli
raccoglierò dal prato una goccia di rugiada: è già primavera, ancora primavera,
una
cosa insperata, non meritata; una cosa che non ha parole.
E poi
gli chiederò di indovinare se sia una lacrima,
o una
perla di sole, o una goccia di rugiada…
E dirò
alla gente: “AVETE VISTO IL SIGNORE?”
Ma lo
dirò in silenzio, e solo con un sorriso.
Io
vorrei donare una cosa al Signore, ma non so cosa…
Non
credo più neppure alle mie lacrime.
E
queste gioie sono tutte povere.
Andrò
nel bosco questa notte, e abbraccerò gli alberi…
E starò
in ascolto dell’usignolo,
quell’usignolo
che canta sempre solo da mezzanotte all’alba.
E poi
andrò a lavarmi nel fiume, come fanno i poveri.
E
all’alba passerò sulle porte di tutti i miei fratelli,
e dirò
a ogni cosa: Pace!”.
E poi
cospargerò per terra acqua benedetta
in
direzione dei quattro punti dell’universo.
Poi…
non lascerò morire la lampada dell’altare.
E ogni
domenica mi vestirò di bianco!
Io
vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa…
E non
piangerò più, non piangerò più inutilmente.
Dirò
solo: “AVETE VISTO IL SIGNORE?”.
Ma lo
dirò in silenzio, e solo con un sorriso…
Poi,
non dirò più niente.