Sebbene fossero presenti elementi di
contrasto dottrinali, pratici, organizzativi e funzionali, già nelle primissime
comunità, in realtà le vere divisioni tra i cristiani, i cui effetti perdurano
ancora oggi, hanno inizio all’incirca quattrocento anni dopo la morte di Gesù e
riguardano le divergenti, e talvolta
opposte, posizioni dottrinali sulla sua natura, come Dio e come Uomo. In
sostanza, il Concilio di Calcedonia rappresenta la prima vera causa di rottura e di separazione dalla
corretta ortodossia di alcune comunità molto importanti.
La Chiesa ortodossa armena o
gregoriana, da Gregorio, il primo vescovo delle regioni caucasiche, il cui
territorio è fuori dai confini dell’Impero Romano, non partecipa al Concilio,
né lo riconosce, rimanendo fedele ai postulati del Concilio di Efeso (431) e di
Cirillo di Alessandria (370-444) che ne è stato il protagonista e che propone
non due nature in una persona, ma l’ “unica
natura del Verbo incarnato”; in altre parole, considera la natura di Cristo
unica, quale frutto dell’unione volontaria e indissolubile di quella divina con
quella umana nella stessa persona (pròsopon)
(miafisismo). La medesima posizione è sostenuta dal patriarcato di Alessandria
d’Egitto, col successore di Cirillo, Dioscoro, deposto e allontanato come
eretico dal Concilio di Calcedonia. Dioscoro afferma che prima
dell’Incarnazione vi erano due nature, dopo una sola, derivata dall’unione
delle due nature, cioè, la Divinità ha accolto l’Umanità come il mare accoglie
una goccia d’acqua, annullando l’umanità di Cristo. Da questa scissione hanno
origine la Chiesa Copta d’Egitto e
la Chiesa copta d’Etiopia.
Nelle regioni orientali, oggi Siria, Iraq, Persia (Iran) e India si diffondono
soprattutto le tesi di Eutiche (monofisismo), ma sono presenti anche alcune comunità nestoriane.
La comunità ecclesiale più consistente è la
Chiesa ortodossa siriaca, detta anche giacobita, da Giacomo Baradai (= lo
straccione), il monaco che con il suo incredibile dinamismo, riesce a
convertire al monofisismo eutichiano le popolazioni orientali.
Per vedere un analogo terremoto
all’unità ecumenica è necessario pensare alla Riforma protestante che colpisce
l’Occidente. Nonostante l’ut unum sint
e le tante belle parole e buoni propositi, sulla strada che riporta al vero
ecumenismo, il solo risultato concreto ottenuto è il miglioramento dei rapporti
tra le varie comunità ecclesiali, ancora troppo gelose della propria autocefalia
(indipendenza). Alla fine del VI secolo Gregorio Magno paragona in una sua
lettera i Concili di Nicea (325), di Costantinopoli I (381), di Efeso (431) e
di Calcedonia (451) ai quattro Vangeli,
perché il consenso della Chiesa universale ha conferito loro l’autorità della
tradizione apostolica: insieme alla Sacra Scrittura questi quattro Concili
costituiscono il fondamento dell’edificio della fede. Infatti i successivi cinque dal punto di vista teologico
rappresentano quasi dei corollari.
A conclusione, a causa della difficoltà degli argomenti dottrinali trattati,
riporto in estrema sintesi le principali definizioni cristologiche ritenute
tutte eretiche, tranne quella di Calcedonia, che hanno reso accidentato il
cammino dei primi secoli della Chiesa,
soprattutto in Oriente.
Arianesimo. Ario (260-336), prete di
Alessandria, non nega la Trinità, ma subordina il Figlio al Padre, quindi nega
la consustanzialità. La filosofia neoplatonica, allora in auge, definisce Dio
un principio unico, indivisibile, eterno, ingenerato, infinito, quindi non può
condividere con altri la propria ousìa,
essenza divina. Il Figlio in quanto generato dal Padre, non è eterno, perché vi
è stato un momento in cui non era, quindi non può partecipare della sua
sostanza; pertanto il Figlio non è consustanziale al Padre e non può avere gli stessi attributi. Padre e
Figlio non sono identici e Cristo può avere l’appellativo di figlio di Dio solo
considerando la sua natura creata. Se il Figlio fosse consustanziale al Padre
ci sarebbero due unici e due infiniti, due eterni, il che è assurdo: Gesù è
certamente creatura superiore e divina, ma finita.
Modalismo. Dottrina che afferma come
le persone della Trinità altro non sono che tre modi di essere, di proporsi e
di agire dello stesso Dio.
Nestorianismo. Nestorio (381 – 451), patriarca di
Costantinopoli, sostiene che in Gesù convivono due persone distinte l’uomo e il
Dio, mentre Maria, madre di Gesù, è madre di Cristo, cioè della persona umana.
L’eresia nasce con le migliori intenzioni, perché intende opporsi alle tesi di
Ario che declassa Gesù Cristo a creatura. Nestorio sostiene che l’unione delle
due nature in Gesù è avvenuta per giustapposizione, cioè il Verbo divino si è
unito accanto all’uomo Gesù, per cui è come se esistessero due Cristi, quello
divino e quello umano dentro ad un medesimo involucro. Secondo Nestorio non c’è
l’unione ipostatica, cioè l’unione delle due nature in Cristo; nature che
rimangono distinte e separate onde evitare che quella divina infinita annulli l’infinitesima
natura umana.
Monofisismo. Eutiche (378-454),
monaco di Costantinopoli, commette proprio l’errore opposto ad Ario e che
Nestorio non vuole si commetta. Infatti per Eutiche, dopo l’unione in Gesù
delle due nature, è impossibile sostenere che esse possano restare in perfetto
equilibrio a causa dell’infinita distanza tra quella divina e quella umana che
non può che soccombere; pertanto la natura divina assorbe e annulla la natura
umana. Così Cristo è solo Dio.
Miafisismo. Si afferma “l’unica natura del Verbo incarnato”
(Cirillo), cioè la natura di Cristo è unica ed è frutto, al momento dell’Incarnazione, dell’unione -
non fusione- di quella divina e di
quella umana.
Cristianesimo calcidonese o corretta
ortodossia ecumenica. Nella sua unica
persona Cristo, Figlio, Signore, Unigenito, è riconosciuto in due nature
coesistenti, senza confusione, senza cambiamento, senza divisione, senza
separazione; la distinzione tra le due nature non è affatto annullata
dall’unione, ma piuttosto le caratteristiche e le proprietà di ciascuna natura
sono conservate e procedono assieme per formare una sola persona, non divise o
separate in due persone, ma uno solo e lo stesso Figlio e Unigenito, Gesù
Cristo (da “Definizione o Credo di Calcedonia”).