N° 2 - Febbraio 2016
Una favola nicolese: Bel Pomo
di Romano Parodi


 

Durante le feste Natalizie del 1997, nella sala Consiliare del Comune di Sarzana, alla presenza di autorità e critici è stato presentato il libro  “Favole Liguri”, fra le quali una  ortonovese e una nicolese. Quella ortonovese, anche se molto diversa (la racconta anche Italo Calvino) è stata ri-pubblicata sul “Sentiero” dello scorso  gennaio. Era quella della mia infanzia, quella di Lazzarin del Fosso. Nel libro invece di Torp’shin (topolino) è titolata Pogh’tin ed è un po’ diversa. Entrambe erano conosciute in tutto il Comune, anche se con qualche variante. Quella di Nicola, invece, ve la racconto così come la raccontavano a Ortonovo. (All’autore del libro è stata raccontata da  Fulvia Marchini nata a Nicola nel 1921).

         

“C’era una volta una brava sposa che desiderava tantissimo avere un bambino, ma invano. Un giorno una Vecchietta (forse la Madonna) le si avvicinò e le regalò un semino di mela dicendo: “Mettilo sul davanzale, e prega”. L’indomani la donna aprì la finestra e… dentro un cesto c’era un bellissimo bambino. Aveva due ‘pometti’ (gote rosee) che erano un amore e, piena di gioia, se lo strinse al cuore e lo chiamò Bel Pomo. Passarono gli anni e Bel Pomo crebbe bello, felice e coraggioso.
A vent’anni decise di cercarsi una moglie. Avendo saputo che in un castello c’era una giovane chiamata “La bella dalle tre arance”, prigioniera di un orco, decise di liberarla. In molti ci avevano già tentato, ma invano, e nessuno era mai tornato.
Bel Pomo non aveva dubbi, prese un cavallo e partì. Cammina e cammina, incontrò una Vecchietta che gli chiese: “Dove vai?”. Bel Pomo le raccontò le sue intenzioni.
“Le ragazze sono prigioniere dentro tre arance: compra dell’olio, degli stracci e delle pantofole di velluto e cerca di non farti vedere dall’orco che le tiene prigioniere; aspetta quando è addormentato”, gli dice la Vecchietta e gli indica la strada. Bel Pomo comprò l’occorrente e arrivò al cancello. Prima di aprirlo lo oliò ben bene per non farlo cigolare. Entrato nell’atrio, trovò alcune donne che stavano pulendo il pavimento con i loro capelli: diede loro gli stracci e quelle lo fecero passare. Dovendo salire per una scaletta di vetro si mise le pantofole di velluto e così arrivò indisturbato alla camera della Bella dalle tre arance.
A guardia della camera, dove si trovava un cesto con tre arance, c’era un  orco che stava dormendo. Appena il giovane prese il cesto l’orco si svegliò. Bel Pomo fuggì e l’orco gridò: “Scaletta, rompiti!”. La scaletta rispose: “No, perché lui si è messo le pantofole di velluto, mentre tu sali sempre con gli scarponi chiodati!”. E quando l’orco scese dalla scaletta per rincorrerlo, questa si ruppe facendolo cadere.
“Donne fermatelo!”, gridò l’orco. “No, lui è stato gentile e ci ha dato degli stracci, mentre tu ci facevi asciugare il pavimento con i capelli!”. E lo lasciarono passare.
Anche il cancello si aprì facilmente e invece ostacolò l’orco.
Mentre fuggiva a cavallo Bel Pomo sbucciò la prima arancia e da questa apparve una bellissima fanciulla che disse: “O bel bebè, da mangiare dove ce n’è?”. “Non ce n’è!”, rispose Bel Pomo. E la bella fanciulla sparì. Così successe anche con la seconda arancia.
Allora il giovane per evitare che anche l’ultima fanciulla sparisse si fermò a una locanda e ordinò da mangiare e quando apparve la terza ragazza poté mangiare e diventare di carne e d’ossa.  A questo punto Bel Pomo le chiese di sposarlo e lei accettò. Ordinò alla locandiera di preparare la ragazza con i migliori vestiti che aveva e corse a prendere i genitori per la festa di nozze. La locandiera, che era una strega e si era invaghita di Bel Pomo, piantò uno spillone nella testa della ragazza che si trasformò in una colomba, e prese il suo posto. Al ritorno Bel Pomo, che non si era accorto di nulla, andò all’altare per sposarsi, ma ecco che una colomba gli volò sulla spalla; egli le accarezzò la testa e sentendo una spina sul capino dell’animale, la tolse. A questo punto riapparve la sua vera sposa. Bel Pomo scacciò la strega che si trasformò in una cornacchia e sposò la sua principessa. Andarono ad abitare nel loro castello, dove vissero felici e contenti”.

 



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