Il Latrocinium di Efeso.
“Gesù è
consustanziale al Padre secondo la divinità e consustanziale a noi secondo
l’umanità, essendo avvenuta l’unione della due nature. Perciò noi confessiamo
un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore.” Con questa affermazione,
che sintetizza l’essenza della persona di Gesù, si conclude il Concilio di
Efeso I (431) che condanna la tesi di Nestorio, sostenitore di due nature
distinte e due persone distinte in Gesù. Partendo dalla posizione teologica,
sostenuta da Cirillo, patriarca di Alessandria, e riconosciuta ortodossa e
corretta dal Concilio efesino, Eutiche (378 – 454) radicalizza la divinità di
Cristo, perché, secondo lui e i suoi sostenitori ( es. Dioscoro, il potente
successore di Cirillo ad Alessandria) è impossibile sostenere razionalmente il
perfetto equilibrio tra l’infinità della natura divina con la infinitesima
natura umana nella medesima persona, Gesù.
“Dopo l’unione in un solo corpo, la
natura divina resta ciò che era e assorbe l’umanità, come l’acqua del mare
dissolve e assorbe una goccia d’acqua che vi sia caduta.”( Dioscoro)
Eutiche, compare alla ribalta della notorietà solo quando a Costantinopoli è
archimandrita (superiore di un convento con più di 300 frati) e in età avanzata
( 70 anni).
Sebbene di lui si conosca poco, dagli inizi degli anni 440 sappiamo che gode di
molta considerazione nella corte di Teodosio II, grazie ad un suo discepolo,
l’eunuco Crisafio, che ricopre un ruolo importantissimo ed è vicinissimo
all’imperatore.
La posizione teologica così radicale è contrastata e ritenuta non corretta dal
patriarca di Costantinopoli, Flaviano, che, dopo vani tentativi di dialogo,
convoca un sinodo locale (8 nov. 448) nel quale le argomentazioni dell’archimandrita vengono condannate come
eretiche. A sostegno di Flaviano prendono posizione i vescovi Eusebio di
Dorilea, Domno, patriarca di Antiochia, Iba di Emessa e il patriarca d’Occidente,
papa Leone Magno, che gli invia, tramite il vescovo di Como, Abbondio, una
lunga lettera ( 27 maggio 449), il così detto Tomus ad Flavianum, di elogio e sostegno per la sua ortodossia
contro “questo errore perverso e folle”.
Dei grandi patriarcati solo quello di Alessandria con Dioscoro sostiene
Eutiche. Ma Crisalfio e Dioscoro non demordono e convincono Teodosio II a
convocare un concilio che, con sospetta celerità, si apre ad Efeso l’8 agosto
del 449, nel quale la dottrina di Eutiche viene riabilitata e ritenuta la sola
ortodossa.
Ai legati papali (il vescovo Giulio, il
presbitero Renato e il diacono Ilario, figlio del Pontefice) viene impedito di
parlare e di leggere il Tomus Flavianum. Flaviano viene deposto ed esiliato.
Morirà poco dopo di crepacuore e a causa delle percosse ricevute.
Per il modo intimidatorio e a senso unico con cui si sono svolti i lavori, il
papa Leone Magno (440 -461) definisce l’assemblea conciliare il Latrocinium di Efeso e ovviamente non ne
viene riconosciuta la validità e non compare nell’elenco dei 21 Concili
ecumenici.
Dobbiamo ancora una volta rilevare come eventi extra teologici e religiosi abbiano
spesso condizionato la vita della Chiesa e delle comunità cristiane. Il
patriarcato di Alessandria, che aspira da sempre alla leadership, teme l’isolamento, quindi, approfittando del
sostegno dell’imperatore Teodosio II, il patriarca Dioscoro, ritiene di avere
l’occasione buona per indebolire l’immagine del Patriarcato di Costantinopoli e
gestisce a suo piacimento i lavori conciliari indirizzandoli nel modo voluto,
discriminando e impedendo con minacce messe in atto dal suo seguito formato da
monaci semianalfabeti e fanatici, di parlare e sostenere posizioni divergenti
ai vescovi e ai legati di Roma, solitamente alleata del patriarcato di
Alessandria, ma questa volta nettamente contraria con papa Leone alla dottrina
eretica di Eutiche sostenuta dal solo Dioscoro. ( fine della prima parte)