Caro Gesù Bambino,
se
non avessi la certezza della tua disponibilità ad ascoltarci con tenerezza e misericordia, come dice papa Francesco, mi fermerei qui. Al contrario, ti chiedo di
aiutarmi a capire se la mia vena di pessimismo è legata all’età che avanza e agli
slanci della gioventù che si affievoliscono dinnanzi alle realtà del vissuto,
oppure se è l’oggettiva difficoltà di
cogliere cosa passa nelle teste degli uomini di questo secolo nato da poco.
Non che i secoli passati siano stati una fucina di soli santi, anzi…. Ma ciò
che è stato è stato; semmai dovrebbe servirci a non reiterare i soliti errori e
le tante cattiverie, spesso del tutto gratuite. Ora, ciò che conta è
preoccuparci del presente e del futuro da lasciare ai nostri figli; presente e
futuro che non sembrano avere prospettive positive e propositive, né buoni
protagonisti. Difatti la fantasia e la creatività umane nel differenziare in
mille rivoli le violenze e i soprusi a danno dei più fragili e di coloro che,
sfortunati, sognano da secoli solo il diritto inalienabile ad una vita appena
vivibile (l’esodo biblico di questi mesi ne è la conferma), supera il
razionale. Chi, poi, fa finta di non vedere e di non sapere (gli ignavi
danteschi) ricordino che non sono graditi neppure a Satana e stazionano
relegati fuori anche dall’Inferno come clandestini indesiderati da tutti. Ma
quanti politici e soggetti che contano hanno il tempo di riflettere sul senso
dell’esistenza o di leggere l’Inferno della Divina Commedia?
E’ un dato di fatto che la storia non è mai stata accettata come maestra di
vita (ahimè per Cicerone che ne era straconvinto), così mi trovo in stato
confusionale, poiché restano incomprensibili e lontanissimi dalla mia etica i
comportamenti dell’uomo, specie di quelli che detengono il potere e, più
spesso, la forza bruta, per decidere e imporre senza scrupoli e rispetto verso
gli altri (base della convivenza pacifica) le proprie idee che puzzano di
egoismo e di arroganza a tal punto da far apparire lecite e necessarie ai loro
occhi ogni bruttura e nefandezza.
L’uomo della clava, quando si accorse
che riconoscere il vicino come suo simile era conveniente, accettò,
seppure a fatica e con qualche riserva, il principio indispensabile: non fare
agli altri ciò che non voleva gli fosse fatto, o, come dice papa Francesco, fare
agli altri ciò che desideri sia fatto a te (La regola d’oro).
La differenza tra la libertà e l’arbitrio è racchiusa in questo elementare
concetto che tu ci hai riproposto con forza aggiungendo un elemento nuovo,
originale, essenziale e determinante: riconoscere e rispettare il prossimo per
amore e con amore (“ama il prossimo tuo come te stesso”), non per convenienza opportunistica, volatile e mutevole. L’uomo
della clava non poteva fare di più, perché non poteva conoscerti, mentre l’uomo
di oggi non ha alibi. Basterebbe l’applicazione integrale del rispetto
reciproco per rottamare l’uomo moderno e recuperare l’uomo vero, consapevole
del suo ruolo nella creazione, ma il genere umano ritiene più appetibile
rendere impossibili le cose semplici: complicare e rendere assurdamente cattive
le vicende che ci toccano o ci disturbano sembrano diventati l’obiettivo
primario dei più, siano essi i grandi reggitori dei popoli e del potere
economico o i comuni mortali. Sì, i comuni mortali, che nel loro piccolo
universo, privilegiano, con frequenza crescente, la ragione guidata
dall’arbitrio dell’egoismo.
La sacralità della vita è violata per i più futili motivi: si uccide con
estrema facilità e frequenza. La sacralità della famiglia è a rischio
permanente: l’amore verso i figli e le loro sofferenze psicofisiche non hanno
nessun peso quando si decide di correre dietro a nuove avventure, se va bene, o
all’omicidio quando si pensa di chiudere definitivamente una comunione
coniugale. La corruzione (la spavalderia arrogante della signora dell’Anas o
del presidente di un ramo delle ferrovie italiane e di quelle siciliane – due
presidenze!!- docet) è quasi un dovere;
non è peccato frodare il proprio datore di lavoro e far subire disservizi e
lungaggini ai cittadini (vedi il Comune di San Remo e tante Aziende sanitarie).
Nonna Filò mi insegnava che non può esistere uno “così scemo” che si alza alla mattina presto per precipitarsi
a fare il mio bene, senza prima non aver pensato almeno due volte al proprio.
Di questo passo dove andremo a finire? A chiederti uno sproposito: stante
l’impotenza di chi vorrebbe voltare pagina dinnanzi allo strapotere di chi,
invece, non ci pensa proprio, ritieni che l’uomo, una volta toccato il fondo,
saprà fare autocritica e riscoprirti? Da quando si hanno documentazioni
storiche e, poi, anche durante e dopo la tua sconvolgente presenza terrena,
l’uomo si muove come il gambero, nonostante gli “uomini di buona volontà”, come cantavano gli Angeli sopra la tua
grotta a Betlemme, cerchino di essere lievito efficace per un’era di pace
interiore ed esteriore.
La conclusione è una sola: la tua Parola e la tua presenza costante sono la
nostra certezza, non speranza troppo poco, che nella storia dell’uomo il male
non potrà risultare il vincitore finale. Con questa certezza ti accogliamo con
gioia e facciamo festa, pur con un velo di tristezza al pensiero dei tanti
fratelli vittime incolpevoli della variegata stoltezza umana. Con l’affetto di un di un aspirante cattolico
permanente, disorientato.