Il
3° Concilio si tiene a Efeso, all’epoca fiorente metropoli dell’Asia Minore,
non lontana da Nicea e da Costantinopoli, sede di una importante comunità
cristiana per merito di san Paolo, prima, e di san Giovanni apostolo quando vi
ha posto la sua residenza, si dice, con Maria.
Ancora una volta l’unità della Chiesa è seriamente minacciata a causa di un
aspro confronto teologico sulla persona e la divinità di Gesù Cristo. Il tema
non è nuovo, basta ricordare i contenuti dei Concili precedenti: purtroppo c’è
sempre qualcuno che vuole riaprire nuovi contenziosi. Il dibattito è tra il
Patriarcato di Antiochia di Siria, che sostiene le tesi del suo monaco-teologo
Nestorio e quello di Alessandria d’Egitto, guidato dall’impetuoso Cirillo
(divenuto santo, dottore e padre della Chiesa). Il casus belli è dato dalla contestazione di Nestorio verso l’usanza
di chiamare Maria col titolo di theotokòs
(madre di Dio) e la proposta di sostituirlo con quello di cristostokòs (madre di Cristo), poiché ella ha generato l’uomo Gesù
nel quale Dio “abitava come in un tempio”.
Il monaco-teologo condivide la duplice natura divina e umana in Cristo, in
linea con Nicea, ma non accetta l’unità ipostatica (sostanza unica e immutabile)
della persona. “Questa è l’esatta
definizione del dogma: Colui che è nato ed ebbe bisogno di tempo per la
crescita e fu portato nell’utero per i mesi necessari, ha natura umana,
congiunta a Dio.
Una cosa è dire che Colui che nacque da Maria era congiunto al Verbo, altra
cosa è dire che la divinità ebbe bisogno di una nascita decorrente secondo un
numero di mesi….
Colui che è nato da Maria era consustanziale a noi per l’umanità, ma, congiunto
a Dio, era ben lontano dalla nostra sostanza…. Diciamo dunque nostro Signore
Gesù Cristo duplice per la natura e una sola persona in quanto Figlio di Dio”.
Come
si può notare, Nestorio si propone di affermare l’umanità di Cristo senza
confusione con la divinità. Ne consegue che la nascita e la passione devono essere
attribuite alla sua umanità, rifiutando la tesi dell’unica natura umano-divina
come sostiene Cirillo. La disputa, tutta teologica, si fa più accesa quando
Nestorio diventa Patriarca di Costantinopoli nel 428. Ora l’alleanza tra i
Patriarcati di Antiochia e di Costantinopoli preoccupa non poco Cirillo che
rende partecipe del problema il Patriarca dell’Occidente (papa Celestino I°) e
invita l’imperatore Teodosio II° a convocare un Concilio ecumenico per ridare
pace e unità all’intera cristianità. Sono invitati tutti i vescovi metropoliti, tra cui papa Celestino I° che
nomina come legati due vescovi, il presbitero Filippo e Agostino di Ippona
(sant’Agostino), che non potrà partecipare, perché muore prima (28 agosto 430).
Per le difficoltà del viaggio i legati pontifici arrivano a Concilio già
iniziato. Anche Giovanni, patriarca di Antiochia e i vescovi siriani,
sostenitori di Nestorio, sono in ritardo sulla data d’inizio fissata per il 7
giugno. Contro il parere del rappresentante imperiale, Candidiano, e di 68
vescovi, Cirillo, presidente in pectore
dell’Assemblea, il 21 giugno decide di rompere gli indugi e apre ufficialmente
il Concilio e, protetto dalla sua guardia del corpo (i parabalani) che si era portato da Alessandria, dà inizio alle
sessioni dei lavori conciliari. Il 22 giugno, nella prima sessione, Cirillo, in
qualità di presidente, chiede tre volte a Nestorio di comparire davanti al
Concilio, riunito nella grande chiesa dedicata a Maria. Nestorio rifiuta di
partecipare per il clima di ostilità palese nei suoi confronti, allora Cirillo
propone ai padri conciliari di confrontare le due tesi contrapposte e di
decidere quale era in linea con le decisioni prese a Nicea e confermate a
Costantinopoli. Inoltre, a sostegno del suo pensiero e della correttezza del
suo comportamento, Cirillo fa conoscere ai padri conciliari presenti la sua
seconda lettera inviata a Nestorio, in cui si afferma che Maria è genitrice di
Dio (theotokòs), perché ha dato alla
luce non un uomo, ma Dio come uomo. Dopo un breve dibattito, 197 padri
conciliari (la totalità dei presenti)
votano a favore della dottrina cristologica di Cirillo, condannano la posizione
di Nestorio e stabiliscono che Gesù è una persona sola, non due persone
distinte, con due nature, cioè, completamente Dio e completamente uomo con
anima e corpo.
Giovanni di Antiochia, quando arriva ad Efeso il 26 giugno, si rende conto che
ormai è tardi. Così convoca con i suoi vescovi un contro-sinodo deponendo e
scomunicando Cirillo e il vescovo di Efeso, Memnone, ma senza alcun risultato
pratico, se non quello di surriscaldare maggiormente l’ambiente già nervoso. A
causa delle forti tensioni non solo tra gli ecclesiastici, ma anche tra le
comunità di Efeso e di Costantinopoli, il debole imperatore Teodosio II nel
mese di ottobre 431 dichiara sciolto, non chiuso, il Concilio.
Cirillo, sebbene teologicamente inappuntabile, mostrando una fretta un po’
furbesca e non proprio evangelica, porta a casa una vittoria a tutto campo:
l’unione delle due nature, divina e umana, si è compiuta in modo perfetto nel
seno di Maria, specificando come la divinità del Verbo non ha avuto inizio nel
corpo di Maria, ma ha acquisito da lei la piena natura umana. Questa, in
estrema sintesi, è la decisione teologica presa ad Efeso sotto la regia di Cirillo.
Le conseguenze immediate sono la rimozione da patriarca di Costantinopoli di
Nestorio, che torna in Siria nel suo monastero di Euprepio e poi a Kharga in
Egitto dove muore nel 451. Cirillo, ovviamente, rientra ad Alessandria accolto
da trionfatore, quasi avesse vinto una grande battaglia campale.
Sbollite le tensioni personali e mitigati i toni, nel 433, grazie all’opera del
vescovo Acacio di Berea e dell’eremita Simeone lo Stilita, Giovanni di
Antiochia e Cirillo trovano il modo di comporre la disputa: Giovanni riconosce
a Maria l’attributo di Madre di Dio e Cirillo rinuncia agli anatemi contro
Nestorio, che, però, non abbandona il suo esilio. La seguente è la Formula di unione che sigla la
riconciliazione: “Noi quindi confessiamo
che il nostro Signore Gesù, figlio unigenito di Dio, è perfetto uomo (composto)
di anima razionale e di corpo; generato
dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra
salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l’umanità; che è consustanziale
al Padre secondo la divinità e consustanziale a noi secondo l’umanità, essendo
avvenuta l’unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un
solo Figlio, un solo Signore”.
Le conseguenze a lungo termine non si
fanno attendere. Cirillo, privilegiando la dimensione divina di Cristo a
scapito di quella umana suggerita, invece da Nestorio, pone le basi per
un’eresia che tanto seguito avrà in tutte le regioni mediorientali e in Egitto,
il monofisismo, cioè, la sola natura divina di Cristo. L’archimandrita di
Costantinopoli Eutiche ne sarà l’esponente più importante e risoluto. Questa
nuova controversia porterà ad un nuovo Concilio, quello di Calcedonia (451), al
quale diverse Chiese orientali, ancora oggi presenti in quei territori (es. la
Chiesa Armena e quella Copta d’Egitto) non parteciperanno, né lo
riconosceranno. La conclusione amara è che con Calcedonia ha termine l’unità
della Chiesa di Cristo che, con alti e bassi, sino allora si era conservata.
NOTA. Simeone
Stilita (da stele o pilastro) è un monaco-asceta siriano famoso perché
visse per 37 anni in cima ad una colonna di circa 15 metri di altezza dove
aveva costruito una piccola piattaforma di non più di 4 metri per potersi
isolare e tenere lontani i tanti che volevano ricorrere a lui per la sua
santità, ma che lo distraevano dal suo desiderio di preghiera permanente.