Sabato 4 luglio si è tenuta
al Santuario l’annuale riunione “allargata” della redazione del “Sentiero”,
convocata puntualmente da Walter per consentire, nella preghiera, nel confronto
e nella condivisione fraterna, di fare il punto su un’esperienza che, anno dopo
anno, non cessa di stupire per la sua vitalità e di rappresentare un punto di
riferimento importante per crescere nella fede e nel servizio della carità.
I mezzi di comunicazione sociale, infatti, appartengono a pieno diritto, nel
contesto ecclesiale, a quello che si può definire appunto l’”ambito della
carità”, ovvero della traduzione in opere quotidiane del deposito della fede e
del suo senso profondo.
Lo affermava già con chiarezza, mezzo secolo fa, il decreto “Inter mirifica” del
Concilio Vaticano II, al numero 8: “Poiché
le opinioni pubbliche esercitano oggi un enorme influsso nella vita privata e
pubblica dei cittadini di ogni categoria sociale, è necessario che tutti i
membri della società compiano, anche in questo campo, i loro doveri di
giustizia e di carità. Perciò tutti si adoperino, anche mediante l'uso di
questi strumenti, alla formazione e diffusione di rette opinioni pubbliche”.
Il “Sentiero”, a livello
interparrocchiale di Ortonovo ma più in generale a livello diocesano - perché
di servizio diocesano è di fatto la sua natura -, quelle indicazioni del
Concilio le realizza con scrupolo e con generosità sin dal suo primo numero.
Senza essere mai venuto meno alla sua missione. Ci si può chiedere quale sia il
segreto di una vitalità così persistente e feconda. Certo, questo “segreto” sta
in primo luogo nell’impegno assiduo e davvero stupefacente di tante persone, in
primo luogo di Walter. Ma non è solo questo, e l’incontro annuale della
redazione lo rende evidente.
Il segreto sta un po’ in quelle
parole del Vangelo, più chiare ed efficaci di qualunque moderna analisi
sociologica: “Dove due o più persone sono riunite nel mio nome, io sono con
loro” (Matteo, 18, 20). Il senso di questa frase non è soltanto spirituale.
Gesù, sottolineando la sua presenza all’interno di un gruppo, anche piccolo, di
persone credenti, indica di fatto la condizione di un cambiamento, il
manifestarsi di una forza particolare e speciale, superiore alla condizione e
alla forza di un singolo individuo.
Bene, io che già da diversi anni
partecipo a questi incontri mi sento di attestare che questo accade in modo
puntuale, magari nel piccolo (ma non è poi così piccola questa cosa …),
nell’esperienza del “Sentiero”. Anche a livello di comunione dei Santi, dal
momento che, passando gli anni, sono ormai numerosi i collaboratori che, nel
tempo, hanno concluso la loro vita terrena. Un ricordo per loro e per le loro
famiglie non manca mai, né durante la Messa al santuario, né nel successivo
incontro, ed è puntualmente avvenuto anche quest’anno, ricordando in primo
luogo Doretto, ma non solo lui. Lo scorso anno Doretto, già provato, non era
presente, ma aveva telefonato durante la riunione.
Quest’anno, mancando il collegamento diretto col … Cielo, non abbiamo potuto
ascoltare la sua voce, ma è stato ugualmente come se risuonasse, la sua come
quella degli altri, proprio nello spirito di questa straordinaria esperienza.
Il dibattito ha spaziato su molti
temi di attualità e di cultura, dalla storia della Chiesa (anche della Chiesa
locale) alle prospettive della famiglia e delle giovani generazioni. Tutti
temi, come ben sanno i lettori, che ogni mese trovano spazio adeguato con
contributi quasi sempre originali e importanti sulla pagine del giornale. Il
tema delle comunicazioni sociali rimane fondamentale per una società, come oggi
si dice, “liquida”, incapace di aiutare le persone a costruire e a vivere il
proprio “io”. Un “io” che, per essere tale in modo completo, deve sempre traguardare
e relazionarsi con l’Altro, sia con la A maiuscola sia con quella minuscola. Ce
ne ha parlato in queste settimane, al Meeting di Rimini, una bella mostra
storico-culturale intitolata “Abramo: la nascita dell’io”. Per incontrare gli
altri e per relazionarsi con loro oggi le comunicazioni sociali sono
indispensabili, ma devono essere conosciute e sviluppate con intelligenza, con
dedizione, con impegno. Proprio come cerca di fare il “Sentiero”, con tutti i
suoi limiti ma anche con tutta la ricchezza di un “io” collettivo che sa
riconoscersi e che sa agire come tale.
E’ stato un caso, ma il mese di
luglio, apertosi con la riunione del “Sentiero”, si è chiuso in diocesi, a
Lerici, con la consegna del premio “Angelo Narducci” a monsignor Domenico
Pompili, vescovo eletto di Rieti e per tanti anni direttore dell’ufficio
comunicazioni sociali della conferenza episcopale italiana. Ebbene, nel suo
dialogo con la festa di “Avvenire”, in quella circostanza, don Domenico ha
proprio richiamato la specificità dell’impegno cristiano nel campo dei mass
media. Quell’impegno risuonato con forza ancora una volta, poche settimane
prima, sotto le volte antiche del Santuario del Mirteto.