Essendo da tempo in
pensione, potrei farmi lo spuntino di metà mattina a casa, ma nel paese dove
ora abito (per necessità) c’è un bar - pasticceria dal quale vengono richiami
irresistibili. Per raggiungerlo devo rischiare la vita in un tratto di strada
più trafficato dell’Aurelia: ma ne vale la pena. C’è Isabella, la titolare,
molto simpatica e carina, e Alice, altrettanto. Alice mi sorride appena entro e
mi chiama ‘caro’; mi considera un caro nonno (sua figlia è all’asilo con il mio
nipotino) e la cosa mi fa sempre piacere. Isabella no, non mi considera un caro
nonno, ma un rispettabile cliente e non mi dice ‘caro’. Mi saluta, mi sorride,
mi chiama ‘signore’ e mi chiede: “Come sta?”. Io le rispondo che sto bene e lei
dice che le fa piacere. Sorride ogni volta che le faccio un complimento per il
suo nome di regine. Sono molto diverse, anche fisicamente. Visto che sono in pasticceria, assocerei
Alice a un cornetto alla crema e Isabella, per il suo nome aristocratico, a un
montblanc.
Le briosce e paste, col loro profumo,
non solo mi chiamano ‘caro’, mi dicono anche “mangiami mangiami”. Come detto,
Isabella mi chiama ‘signore’, Alice mi dice ‘caro’: nessuna delle due dice
‘mangiami mangiami’.
E il vecchio nonno, mentre
gusta le leccornie, è preso da lieve malinconia. Il mondo non gli appartiene
più, è aperto solo ai sogni. “Datemi un sogno in cui vivere perché la realtà mi
sta uccidendo”, cantava il grande Jim Morrison, ed è forse per questo che poi
si è suicidato.
Il mondo del passato è quello in cui, attraverso la rimembranza, ti rifugi in
te stesso.
Ricostruisci la tua identità che si è venuta formando e rivelando
nell’ininterrotta serie degli atti e dei fatti della tua vita, concatenati gli
uni agli altri. Ti giudichi, ti assolvi, ti condanni…
Puoi anche tentare, quando il corso della vita sta per essere consumato, di
fare un bilancio finale. Bisogna affrettarsi. Il vecchio vive di ricordi e per
i ricordi, ma la sua memoria si affievolisce di giorno in giorno. Il tempo
della memoria procede all’inverso di quello reale: tanto più vivi i ricordi che
affiorano nella reminiscenza, quanto più lontano nel tempo gli eventi. Insomma:
ricordi più facilmente il passato remoto che il passato prossimo; ma sai anche
che ciò che è rimasto, o sei riuscito a scovare in quel pozzo senza fondo, non
è che un’infinitesima parte della storia della tua vita.
Non arrestarti. Non tralasciare di continuare a scavare. Ogni volto, ogni
gesto, ogni parola, ogni più lontano canto, ritrovati, e che sembravano perduti
per sempre, ti aiuteranno a sopravvivere. Un lontano ricordo? Da ragazzo, mi
mandavano a comprare le sigarette (le Alfa, le più economiche) dala Ità d la
Neta d la Gervà. Non è un bel ricordo?
La Barbieri Gervasia* era nata nel 1840, o giù di lì, ed era addirittura
imparentata con Luigi Barbieri, luogotenente di Carlo Pisacane. Uno di quelli
che furono trucidati dai popolani aizzati contro di loro dai borbonici (“..eran
trecento e non vollero fuggire, parean tremila, e vollero morire: finché pugna
vid’io, per lor pregai, ma a un tratto venni men, né più guardai.
Io non vedea più in mezzo a loro quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro;
eran trecento, eran giovani e forti e sono morti”, poetava Luigi Mercantini ne
“La spigolatrice di Sapri”.
Luigi Barbieri era il quarto in ordine gerarchico, fra quelli che il 25 giugno
del 1857, alle ore 9,30 di sera, firmarono il famoso “Giuramento”** sul vapore
‘Cagliari’, dopo che, a causa della nebbia, avevano perso l’appuntamento con
l’altro vapore guidato da Rosolino Pilo*** il quale, sconfortato, dovette
tornare da un tremebondo Giuseppe Mazzini, che vide così il fallimento della
spedizione (Pilo si vendicherà, quando, con i Mille di Garibaldi, risalì la
penisola, ritornò a Sapri e fece fucilare tutti i popolani che, con i forconi,
avevano trucidato gli “Eroi”).
Il marito della Gervasia si chiamava Tusini, ed era medico all’ospedale
Sant’Andrea di La Spezia (dove c’è
ancora il suo busto marmoreo). Nel 1863 nacque la loro unica figlia Anna
(Annetta - “la Neta”) che sposò Pedroni Felice, ebbe due figli: Ferù, il
falegname, e la Ità, e morì nel 1944. La
ricordo, la Neta: una vecchietta inferma, sul seggiolone, sempre nell’angolo di
quel grande salone, la botega. Se uno, nel paese, aveva un nome con un’omonimia
come la Italia, ed era figlia di una madre con un’omonimia come la Annetta,
s’identificava associandola anche al nome della nonna, la Gervasia, appunto. La
Ità era la mamma del grande scultore ortonovese, il prof. Tullio Andreani, che
tante opere a lasciato, a Ortonovo (un busto in bronzo del poeta Ceccardi, la
statua in marmo di S. Luigi Orione, la ‘Via Crucis’ in terracotta al Santuario
del Mirteto; la ‘Sartina’, nella cappella della famiglia Bosoni al cimitero…) e
non solo: a Venezia e a Mestre dove abitava e insegnava e in altre città
d’Italia.
D’estate rivedo sempre volentieri il figlio Pierfrancesco (Tino) che viene a
trascorrere qualche giorno qui, nella casa paterna, col quale mi dilungo a
‘ricordare’. Un caro saluto da queste pagine alla mamma Rosalba (la Rosetta),
affezionata lettrice di questo bollettino e alle due figlie, Giulia e Luisa.
*La Gervà è anche un
personaggio storico. Fu lei che capeggiò la “congiura” contro i Ceccardi che
avevano segregato nei bassifondi del loro palazzo (“la casa del matto”) il
povero Rinaldo (Rinà, fratello di
Ceccardo che morirà, poi, in manicomio). Fu liberato con uno strattagemma e fu
lei che lo ospitò nella sua casa. C’è ancora il suo letto con lo stemma dei
Ceccardi …e il suo fantasma: “in quella stanza si sente”, dice Pierfrancesco
quando viene in vacanza.
**Giuramento: “Noi qui
sottoscritti dichiariamo che, avendo tutti congiurato, forti nella giustizia
della causa e della gagliardia del nostro animo, ci dichiariamo iniziatori
della rivoluzione italiana. Se il paese non risponderà al nostro appello, non
senza maledirlo, sapremo morire da forti. 1° Carlo Pisacane, 2° Giovanni
Nicotera, 3° G. Battista Falcone, 4° Luigi
Barbieri…”.
***Navigavano a vista.
P.S.) Caro Pierfrancesco,
dobbiamo verificare il grado di parentela fra la tua antenata e Luigi Barbieri.