Lunedì,
1° giugno, è partito per il paradiso il caro Giampiero Bonanni, dopo una lunga
malattia che lo aveva costretto su una sedia a rotelle. Il suo profondo e
totale abbandono alla volontà di Dio gli ha permesso di vivere una vita serena,
ricca di interessi e relazioni.
Riportiamo
di seguito il saluto commosso e profondo della figlia Simona e quello di
Manuela, che ha interpretato con sensibilità i sentimenti di tutti coloro che
lo hanno conosciuto e amato.
Grazie, campione e… arrivederci!
Caro papà, dopo tanti giorni
di lenta agonia ti sei spento, ti sei addormentato e hai lasciato questa vita
terrena con la stessa dignità e determinazione che ti ha contraddistinto per
tutta la vita: una vita non lunghissima (ahimé) ma che “a parte quella tua
piccola malattia” (come eri solito definirla) sei riuscito a vivere nel miglior
modo possibile. Hai vissuto una vita piena, fatta di lavoro, di viaggi,
vacanze, gioia, amicizia e, anche nei momenti peggiori, hai sempre detto che
non volevi darla vinta a ‘lei’, alla sclerosi multipla, che hai sempre
affrontato con grande dignità, non come una croce dolorosa, ma con una vitalità
e una forza che pochi avrebbero saputo avere.
Occasioni dolorose e momenti di sofferenza fisica ne hai conosciuti tanti,
eppure non ti ho mai visto spaventato, li hai sempre affrontati con la grinta
di un leone e la dolcezza di un cucciolo. Un esempio per me e per tanti che ti
hanno conosciuto: ricordo ancora i periodi in cui non volevi arrenderti alla
sedia a rotelle; cadevi, ti rompevi, ma ti rialzavi sempre, anche se con
qualche cicatrice in più. Alla fine l’hai accettata ma non ti sei arreso: hai
indossato quelle quattro ruote con forza d’animo e quel pizzico di ironia che
non ti abbandonava mai; hai sfidato barriere architettoniche e forse talvolta
qualche barriera mentale, ma te ne sei sempre fregato, mai vergognato e sei
andato avanti per la tua strada con orgoglio e caparbietà.
Sei stato un vero modello di vita e mi hai insegnato tanto non con le parole,
ma con l’esempio; e se in questo momento
sono qui a scriverti queste frasi scombinate e non chiusa in una stanza al buio
a piangere lacrime amare, è per quello che mi hai sempre trasmesso. Non mi hai
mai fatto vivere la tua malattia come un ostacolo o un peso, mi hai spronata ad
affrontare il mondo e la mia vita, ma vivendo anche, insieme, quante più esperienze possibili. Se solo ho
un rimpianto, è di averti donato la gioia di un nipotino troppo tardi: sia per
te che lo hai goduto poco, sia per lui che non avrà l’onore di attingere a
piene mani dal tuo immenso mondo interiore, di imparare da te ad essere l’uomo
meraviglioso che gli avresti potuto insegnare ad essere. Ma ti prometto una
cosa, caro papà: tu sarai sempre presente nella vita di Gabriele, cercherò di
insegnargli tutto ciò che hai insegnato a me; non solo i valori di forza,
coraggio, dignità e onestà, ma ancor di più l’allegria, l’ironia, la gioia di
vivere, il senso dell’amicizia e l’amore. Credo che questa sia l’eredità più
grande che potrai lasciargli. Anche se per soli 19 mesi, so che lui è stato la
gioia più grande della tua vita e ce lo hai dimostrato preservando per lui le
tue ultime forze e le tue ultimissime parole: quel dolcissimo ”AMORE” che gli
hai rivolto e quel bacio che gli hai dato nonostante il dolore atroce prima di
spegnerti alla vita, rimarrà per sempre impresso nella mia mente e nel mio
cuore, e non mancherò di fargli dono di questo ricordo appena sarà in grado di
comprenderne il valore.
Purtroppo io so di non essere forte come te, ma cercherò a tutti i costi di
esserlo per continuare ad affrontare la vita anche senza la tua presenza
fisica, senza i tuoi sguardi e quei sorrisi che fino alla fine ci hai
dispensato dal tuo letto d’ospedale. Ora è doloroso lasciarti e dirti addio;
non pensavo che questo giorno sarebbe arrivato così presto, però c’è un
pensiero che mi consola: che tu sicuramente ti sei già guadagnato un posto
lassù, accanto al Signore, e che Lui ti avrà già accolto a braccia aperte per
farti finalmente ritrovare leggerezza, serenità e pace eterna.
Simona
Caro Piero, vogliamo salutarti
ringraziandoti per tutto quello che ci hai lasciato e che ci hai insegnato. In
te abbiamo conosciuto una persona speciale, una di quelle persone che non si
incontrano facilmente nella vita. Hai
sempre avuto per tutti noi una parola di incoraggiamento mentre pensavamo di
dover essere noi ad incoraggiare te.
Avremmo voluto darti forza, e tu ci stupivi con il tuo sorriso che non mancava
mai dal tuo viso. Quello che scaturiva
dalla tua sofferenza non era rabbia o rassegnazione, ma gioia di vivere:
l’amore per la vita che, per quanto dolorosa sia, merita di essere vissuta
apprezzandone le cose belle. Era la tua grande fede che ti dava la forza di
convivere con la tua malattia, testimoniando sempre la certezza che ad
attenderti ci sarebbe stato un amore più grande di qualunque cosa e di
qualunque dolore.
Arrivederci, Piero, e grazie.
Manuela Gherardi