Hanno
parlato così tanti scienziati dell’inconfutabile prova del radiocarbonio, che
sembrava fosse vero. Oggi nessuno ne parla più. Le successive ricerche hanno
stroncato definitivamente quella prova. Sembra addirittura che quella prova
l’abbiano fatta su pezzetti di rammendi bruciati. “La prova certa che l’impronta sulla Sindone
sia quella di Cristo, scrive Baima Bollone, è data dalle monetine con il volto
della Sindone e dalle icone (con il volto della Sindone) che si sono succeduti
dal VI secolo in avanti”. In una monetina bizantina del 700, oltre all’effige
di Gesù uguale a quella della Sindone, c’è anche una malformazione di Gesù,
dovuta alla crocifissione, e cioè la posizione innaturale del piede destro,
chiaramente copiata dalla Sindone. In essa si vede il piede destro più piccolo
del sinistro e in posizione innaturale (si diceva che Gesù fosse claudicante
proprio per questo).
Nella seconda parte del primo millennio la Sindone è stata venerata più di
oggi. I grandi re e imperatori l’avevano presa a loro simbolo anche nelle
monete, e prima che i Templari la portassero in Europa, ha girovagato per tutto
il Medio Oriente, soprattutto in Turchia.
Bruno Barberis nel suo libro “L’uomo della Sindone e il calcolo delle
probabilità”scrive che c’è solo una probabilità contro 225 miliardi che l’uomo
della Sindone non sia Gesù di Nazaret. Ma lasciamo stare tutto questo (anche i
tanti pollini trovati (50) provenienti senza ombra di dubbio dalla Palestina,
che meriterebbero un articolo a parte),oggi vi parlo delle monetine sugli occhi
di Gesù.
Nel 1931 l’americano Francis Filas nell’osservare una foto, scopre questi
quattro caratteri alfabetici all’interno dell’orbita destra: UCAI; ma non solo,
vi percepisce chiaramente anche l’immagine di un bastone ricurvo. Le lettere e
il bastone si trovano effettivamente su di una piccola moneta di bronzo coniata
da Ponzio Pilato, moneta che ha questa scritta:TIBERIOUKAICAPOC (la C al posto
della K come osserva Francis Filas è un
errore veniale: ce ne sono sia con la k che con la c, specie nelle periferie
dell’impero come, appunto, la Galilea) e significa Tiberio Cesare. Sulla faccia
di questa monetina, non visibile sulla Sindone, c’è inciso anche LIS, che
significa anno sedicesimo del regno di Tiberio. Tiberio è diventato imperatore
nell’anno 14, quindi è stata coniata (14 + 16) nell’anno 30 dell’era cristiana.
Filas muore senza essere mai stato preso in seria considerazione e senza mai
sapere che i suoi studi sarebbero poi stati confermati da più approfondite
ricerche.
Nel 1996, 65 anni dopo, Balossino e Baima Bollone si accorgono che anche a
sinistra, seppur leggermente sopra l’orbita (forse si è spostata nel porre il
lenzuolo), c’è impresso qualcosa. Trattasi di un’altra monetina, sempre di
Ponzio Pilato e anche questa reca la
scritta: TIBERIOUKAICAPOC; ma questa volta, a differenza dell’altra,
s’intravede anche LIS, che significa, appunto, anno sedicesimo: L = anno, I = 10, S = 6 + (14, data
dall’incoronazione di Tiberio) fanno 30 d.C.; Gesù, secondo gli storici, fu
crocifisso il 7 aprile dell’anno 30.
In conclusione, la indiscutibile presenza di due monetine di Ponzio Pilato del
30 d.C. sul volto del cadavere che fu avvolto nella Sindone, prova senza ombra
di dubbio l’epoca della morte di quell’uomo.
Nessun falsario medievale avrebbe mai potuto, non solo possedere, ma nemmeno
conoscere l’esistenza di queste monetine, identificate dagli studi numismatici,
soltanto nel secolo scorso.