Domenica 15 febbraio ricorreva
la festa di San Guglielmo, patrono di Nicola.
Alle ore 11 è stata celebrata la Santa Messa solenne presieduta da mons. Jean
Ntagwarara, vescovo di Bubanza (Burundi), coadiuvato dal parroco, don Andrea.
Anch'io sono corso a Nicola, come numerosi nicolesi che ora vivono al piano e
devo confessarvi che ho rivissuto delle emozioni che avevo provato solo da
ragazzo quando vivevo in un piccolo paese del fivizzanese.
Intanto la chiesa: un monumento storico meraviglioso, tanto che mi sono
vergognato di averla frequentata solo in rare occasioni. Perché non darle il
giusto riconoscimento non solo religioso ma anche artistico? Eppure Gesù su
quella meravigliosa croce antichissima è sempre pronto ad accoglierci ed a
consolarci! Mi sono riproposto di ritornare più spesso in questa meravigliosa
casa di Dio, incontrandomi e conversando più spesso con i nicolesi che sono
delle persone squisite.
Non vi starò a descrivere tutta la
commozione provata durante la celebrazione della santa Messa. Non posso però
tacere le emozioni in me suscitate dal meraviglioso antico organo, suonato
magistralmente da Valentino Lucchesini, che ha accompagnato la messa De Angelis
ed altri bellissimi inni. Quante ricchezze da riscoprire e valorizzare!
Emozionante anche l'omelia di mos. Jean Ntagwarara che, partendo dal l'insegnamento
che deriva dall'operato di San Guglielmo, ha incoraggiato il popolo di Dio a
vivere nella preghiera e nelle opere rivolte al prossimo. La vita di San Guglielmo
è di grande aiuto per tutti noi perché ci ricorda che tutti siamo peccatori, ma
attraverso le preghiere e l'aiuto di Gesù e Maria possiamo raggiungere la
nostra meta celeste.
Ora mi limiterò a fornire qualche riferimento di questo Santo, ricordando ai
lettori che, qualora volessero avere maggiori approfondimenti, possono andare a
rileggere il meraviglioso ed approfondito excursus storico svolto da Elio
Gentili sul “Il Sentiero” n.12 del 1999, nei numeri 1 - 2 - 3 del 2000 e sul n°
2 del 2001.
Premetto che gli abitanti di Nicola, ma direi di tutto il Comune di Ortonovo,
sono sempre stati e lo sono tuttora
molto devoti a San Guglielmo ed a giusta ragione, come di seguito cercherò di
argomentare.
Guglielmo di Malavalle, noto anche come Guglielmo di Aquitania e San Guglielmo
il Grande, è nato a Tolosa nel 1100, anche se sui primi anni di vita vige molta
incertezza.
Secondo una tradizione molto viva in Toscana, sarebbe stato un cavaliere
francese appartenente alla famiglia ducale di Aquitania e discendente da una nobile
famiglia di Poitou.
Avendo condotto una vita sregolata, intorno all'anno 1140 venne scomunicato da
papa Eugenio III e la colpa di Guglielmo
doveva essere grave se lo stesso Papa gli rifiutò il perdono in occasione della
sua visita all'Abbazia di Clairvaux.
Si tramanda che Guglielmo si sia convertito ad opera di Bernardo di
Chiaravalle. Compì tutti e tre i grandi pellegrinaggi medioevali (Santiago di
Compostela, Roma e Gerusalemme) e proprio in occasione del
pellegrinaggio a Gerusalemme, dove rimase per 9 anni per poi fare ritorno in
Italia alla ricerca di una idonea sede di preghiera e di riflessione, si trovò
a passare da Nicola e poi da Minucciano
(Garfagnana), per poi raggiungere Malavalle presso Castiglione della Pescaia
(nel cuore della Maremma grossetana) dove rimarrà fino alla morte, sopraggiunta
il 10 febbraio 1157. Proprio durante il pellegrinaggio verso Santiago di
Compostela, e si dirigeva verso Luni per imbarcarsi verso la Spagna, arrivò nel
piano di Nicola, sostando sulle rive del torrente Parmignola.
Si tramanda che si imbatté in un anziano che era sceso da Nicola per rifornirsi
di acqua.
Il vecchio, tale Pasquino Barberi, chiese aiuto a questo strano personaggio per
caricare due barili d'acqua sul mulo. Guglielmo, che era di robusta corporatura,
da solo caricò i due barili sul mulo però capovolti e quindi col buco verso il
basso. Ebbene, neanche una goccia d'acqua uscì dal barile. Pasquino,
sbigottito, si diresse correndo verso Nicola per riferire del miracolo a cui
aveva assistito. La gente scese fino al torrente e riuscì a convincere
Guglielmo ad essere ospitato nelle loro case. Guglielmo acconsentì a condizione
che gli fosse concessa come dimora una stalla con un po' di paglia, facendo poi
visita ad ogni famiglia per parlare dell'amore di Dio.
San Guglielmo non fondò alcun ordine religioso, né scrisse alcuna regola, ma
dall'Epifania del 1156 accolse come discepolo Alberto che, alla morte di
Guglielmo, poco più di un anno dopo, ne avrebbe trascritto gli insegnamenti e
fissato la Regola Guglielmita di derivazione benedettina cistercense e che nel
1211 venne approvata da papa Innocenzo III.
Per quali ragioni Guglielmo fu talmente venerato da essere chiamato "il
Grande"?
La santità di Guglielmo, come riferisce
Elio Gentili, deriva dalla copiosa presenza di miracoli a Lui attribuiti. Viene
ricordato che subito dopo la sua morte si verificarono a Malavalle miracolose
guarigioni, tanto che la località venne presa di mira da grandi moltitudini di
malati. Viene altresì riferito che il masso su cui Guglielmo posava il capo fu
ridotto in polvere che, sciolta in acqua e bevuta, assicurava guarigione.
Addirittura le donne sterili andavano a chiedere la grazia di un figlio sotto
la pianta di sughero dove Guglielmo si riparava. L'erba "agrimonia"
di cui si nutriva, e per questo chiamata "erba di San Guglielmo",
veniva raccolta e conservata dentro sacchetti nelle varie case e messa tra la
biancheria oppure appesa alle viti ed olivi per preservarli dalle tempeste.
Veniva altresì pestata col mortaio per ricavarne un valido rimedio contro le
bruciature ed anche contro i morsi di serpenti. Un altro rimedio salutare consisteva
nel bollirla e consumarla per prevenire febbri e malattie infiammatorie.
Ecco perché Nicola, soprattutto nel passato, era metà continua di fedeli e visitatori
ammalati per pregare San Guglielmo ed implorare aiuto morale e fisico; e le
antiche cronache riferiscono di guarigioni miracolose e numerosi sono i
bellissimi quadri che lo raffigurano, come quello che insieme alla statua si
trova nella chiesa di Nicola, quello che si trova nella chiesa di Agnino
(Fivizzano) e quello che si trova presso l'eremo della Madonna del Soccorso di
Minucciano (Lucca). Noi siamo certi che il nostro Patrono ci guarda dal Cielo
per assisterci amorevolmente, sempre pronto ad accogliere le suppliche e le
preghiere di quanti in Lui confidano ed a lui si rivolgono.