Domenica 1°marzo: 2a di Quaresima (Mc 9,2-10)
Avviene un'epifania là sul monte. Agli occhi di stupefatti discepoli, Cristo
mostra la sua gloria. L'evangelista balbetta per raccontare l'irraccontabile, e
scrive di vesti splendenti di biancore
"che nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così". Pietro,
rapito da una visione impensata, fa una proposta: "Maestro, è bello per
noi stare qui!". Ma la risposta è altra: "Questo è il mio Figlio,
ascoltatelo!". La condizione per "stare qui perché è bello... "
è ascoltare il Figlio. Con sulle labbra la preghiera del Salmo 26: "Di Te
ha detto il mio cuore:
Cercate il suo volto. Il tuo volto, Signore io cerco...". Dovremmo
cercarlo nei volti degli ultimi, affamati, assetati, emarginati, emigrati.
Allora "ascolteremo", e la "sete" di quel Volto sarà
appagata. Lo vedremo per sempre, e sarà bello "stare lì".
Domenica 8 marzo: 3a di Quaresima (Gv 2,13-25)
Perché il Maestro s'indigna con i mercanti del tempio? Sappiamo bene la
risposta: la Casa del Padre non può essere "luogo di mercato". C'è un
oltre, inaspettato: il tempio è Cristo. Lui così si definisce, fino a dire:
"Distruggete questo tempio...". Chi ascolta, pensa a quello che ha di fronte,
il tempio di Gerusalemme, e risponde beffardamente a Gesù; Giovanni nota però
che Gesù "parlava del tempio del suo corpo" che sarà davvero
distrutto dalla morte e glorificato con la Resurrezione. Quante infamie, però,
nel nome santissimo di Cristo; troppi hanno abusato di quel "Tempio"
per arricchirsi, per far guerre o fare carriera. Novelli "mercanti"
che non hanno saputo o voluto mettersi in ginocchio per contemplare e adorare
il Tempio vivente del Padre. C'è Paolo che ci fa compiere un passo ancora:
"Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?".
Quante profanazioni di templi che sono i
figli di Dio! Tratta delle schiave, commercio di organi umani, genocidi, abusi
sui minori. Questi sacrilegi verso il "Tempio", mistero di ogni
creatura, non sfuggiranno al "Giudice giusto": "l'avete fatto a
me". Ma a chi serve questi "Templi" con amore generoso, non
mancherà, eterno, l'abbraccio di Dio.
Domenica 15 marzo: 4a di
Quaresima (Gv 3,14-21)
In questa domenica c'è un invito: Laetare! Cioè: Rallegrati! E' rivolto a
Gerusalemme, alla Chiesa, a noi. La tristezza va spazzata via perché tutti
saziati dall'abbondanza di consolazioni. Ci sarà, forse, qualche sorriso
sarcastico o amaro di chi ha perso speranza o di chi provato da troppi dolori o
delusioni. Dove sono le "consolazioni"? Eppure, soprattutto a questi va l'invito. Non è un oltraggio e neanche
piissima illusione. C'è, invece, promessa di vita, un segno d'amore
incredibile: Dio ha dato a noi il Figlio perché non moriamo vinti da sofferenze
inaudite, da solitudini abitate dalle lacrime. C'è un Figlio vincitore di
tutto; c'è una "Luce" che vince le tenebre che assalgono l'anima, e
tutto rischiarerà. La gloria ci avvolgerà con lo splendore del Cristo. E il
nostro lamento, si cambierà in danza.
Domenica 22 marzo: 5a di
Quaresima (Gv 2,20-33)
Un brano, questo di oggi, dove aleggia, angosciante, l'ombra della croce. Il
Maestro sente che "la sua ora" sta giungendo, e ne parla. Con dolore
d'uomo e fede di Figlio. La sua anima è turbata, già avverte il peso
insostenibile della passione, vorrebbe dire "no", ma sceglie di fare
totalmente la volontà del Padre. Sa di dover essere quel "chicco di
grano" che se non muore non darà frutto. E sa pure che dal quel terribile
Legno, potrà generare per ogni uomo frutti di salvezza. Commuove e converte
ascoltare le parole del Maestro: hanno la fragranza dell'amore. Ma c'è anche un
còmpito per noi, se vogliamo "servirlo": Rispondere alla richiesta di
chi anche oggi, cerca il Cristo come i
greci quel giorno: "Vogliamo vedere Gesù!". Il personaggio di
un celebre romanzo, dirà al missionario: "La bontà di una
religione può essere giudicata soprattutto dalla bontà di coloro che credono in
essa. Amico mio, tu mi hai conquistato con l'esempio". E si farà
battezzare. Ma occorrerà che ognuno diventi, nei suoi umili giorni, come quel
prete: trasparenza di Cristo.
29 marzo: domenica delle Palme (Mc 11,1-10)
Gesù entra nella città santa. Cavalca un'asina, non il cavallo col quale
galoppavano i re per fare soprattutto guerre. Cavalcare un'asina, era segno di
pace e, anche, segno di autorevolezza. Vengono stesi mantelli per terra, roba
importante per la povera gente, per riconoscere che il Maestro è Re e Messia;
molti gridano "Osanna" che nel suo significato originale vuol dire:
"Signore, dacci salvezza". Marco racconta di fronde, in omaggio a
Gesù; altri evangelisti di palme e olivi. La grande celebrazione liturgica che
si fa nelle chiese, non deve essere rito, ma desiderio di andare incontro a
Gesù stendendo mantelli di carità che ci
fa vicini a chi Lo rappresenta: affamati, ammalati, carcerati. Agitando nel cuore rami di olivo che dicano
la nostra sete di pace e la voglia di
realizzarla. E poi, le palme che richiamano nel nostro animo, i tanti martiri
di oggi per fedeltà al maestro; i tanti che a rischio della morte non vogliano
rinunziare all'Eucarestia domenicale. Le palme, infine, sono segno di quell'immensa processione di giusti che
hanno ricevuto il premio di Dio: rifiorire nel suo giardino. Come
profeticamente, annunzia il Salmo 91: "Il giusto fiorirà come palma".