N° 2 - Febbraio 2015
Il Concilio di Gerusalemme ( 49 d.C.)
di Ratti Antonio (3)

               

 

L’Assemblea di Gerusalemme si svolge in un momento molto delicato e di non piccola tensione all’interno della Comunità delle origini, perché si deve affrontare il primo problema dottrinale del cristianesimo nascente, che cerca di darsi la propria identità. I due punti di vista che si scontrano si possono riassumere in alcune domande: Il cristianesimo è una filiazione e una costola del giudaismo? Oppure è qualcosa di diverso e di nuovo con contenuti propri? Il cristianesimo è riservato a chi proviene dal giudaismo e per i pagani è necessario prima accettare la Legge mosaica? Oppure è possibile essere seguaci di Cristo senza dover osservare i rituali e le tradizioni ebraiche, come la circoncisione, i cibi puri, l’osservanza del sabato e le purificazioni? In altri termini, è necessario essere prima ebrei o no? E’ evidente che dalle risposte dipende la novità e l’universalità del messaggio salvifico di Cristo, libero da ogni legge, poiché poggiato sulla Grazia, dono gratuito che proviene solo dalla morte e resurrezione di Gesù. Questo è il pensiero che Paolo e Barnaba sostengono nel loro ministero missionario da Antiochia di Siria fino alla Galazia (centro-nord della Turchia).
Come sempre accade, esiste il casus belli che rende indifferibile un chiarimento tra la Chiesa di Gerusalemme e quella di Antiochia di Siria. Paolo e Barnaba ad Antiochia hanno dato vita ad una vivace ed estesa comunità formata da ex-pagani, ai quali non viene richiesto alcun legame con le tradizioni giudaiche, e di ex-ebrei ellenisti, cioè di lingua greca. Punto fermo della predicazione di Paolo è l’universalità e la gratuità del dono della fede e della Grazia, nonché l’assoluta fedeltà all’insegnamento di Gesù. Pietro, durante una visita ad Antiochia, si mostra soddisfatto della completa comunione tra le diverse etnie della comunità. Quando arrivano alcuni confratelli da Gerusalemme, Pietro e Barnaba cambiano atteggiamento e alla cena comunitaria evitano di presenziare o di trovarsi vicino ai cristiani di origine pagana, ritenuti impuri come il loro cibo. Questo “incidente di Antiochia”, che altri cristiani giudaizzanti, provenienti anch’essi da Gerusalemme, ripetono in Galazia, non è tollerato da Paolo che chiede spiegazione: Pietro giustifica il suo comportamento con il timore di scandalizzare i nuovi arrivati che non sono in grado di capire una realtà troppo nuova per loro. Nella lettera ai Galati Paolo dichiara: “Gli resistetti in faccia, perché aveva torto”. Ormai Antiochia e Gerusalemme sono ai ferri corti; così si prende la decisione di incontrarsi a Gerusalemme. Paolo, Barnaba e Tito, fedele collaboratore di Paolo, non circonciso, rappresentano la Chiesa di Antiochia. Paolo espone all’Assemblea il suo vangelo della libertà dalla legge ebraica. Infatti, alla luce di Cristo risorto, nel momento di accettazione della Parola, non sono più necessari la circoncisione, le regole sui cibi puri e no, i riti di purificazione, né il rispetto del sabato quali contrassegni della giustizia, perché Cristo è la nostra giustizia e giusto è tutto ciò che a Lui si conforma. Se la giustificazione si realizza solo in virtù della fede in Cristo, della Grazia e della conformità in Lui, che senso ha osservare la circoncisione e la purità alimentare nella condivisione della mensa, che diventerà poco a poco la Mensa eucaristica? Paolo teme che possa prevalere la tesi giudaizzante, per questo ribadisce forte l’esigenza di non sminuire con elementi divenuti ininfluenti ed estranei il valore salvifico della morte e resurrezione di Cristo per tutti i credenti senza distinzione, né prelazione a vantaggio di qualcuno. Nella lettera ai Galati Paolo riferisce che il vangelo della libertà dalla Legge ebraica è approvata con convinzione da Giacomo, Pietro e Giovanni, le figure più autorevoli della Comunità di Gerusalemme, poiché la libertà cristiana non si identifica con l’arbitrio di fare ciò che si vuole: essa si identifica nella piena adesione a Cristo e si attua nell’amore verso il prossimo.
Il risultato finale dell’incontro sa tanto del classico compromesso che, nel tentativo di non scontentare nessuno, dà ragione a tutti, perché l’Assemblea, pur condividendo appieno le tesi di Paolo, si preoccupa, forse non avendo capito la forza teologica del ragionamento di Paolo, di non offendere la sensibilità di chi non sa staccarsi dal cordone ombelicale della tradizione mosaica e riconosce la vocazione missionaria di Pietro per i circoncisi e quella di Paolo per i non circoncisi. Di fatto si legittima una spartizione del campo missionario: Giacomo, Pietro e Giovanni verso gli ebrei, mentre Paolo verso i pagani. La conclusione è una relazione molto sintetica, nella quale non si fa nessun accenno al problema teologico-dottrinale posto da Paolo, che la Chiesa di Gerusalemme invia a quella di Antiochia: “ Gli Apostoli e gli Anziani ai fratelli di Siria e Cilicia che provengono dai pagani. Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d’accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.
Abbiamo mandato, dunque, Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete quindi cosa buona a guardarvi da queste cose. State bene” ( Atti degli apostoli 15, 23-29).
 In merito al divieto di cibarsi delle carni offerte agli idoli occorre dire che agli dei pagani venivano offerte e bruciate soprattutto le parti interne, cioè i visceri, dell’animale ucciso (ovino o bovino), mentre le altre parti venivano poste in vendita nei mercati insieme alla carne proveniente dalla normale macellazione, pertanto era difficile conoscere la provenienza.  A partire da questa Assemblea la Comunità ecclesiale di Gerusalemme comincia il suo lento declino, mentre quella di Antiochia di Siria acquisterà sempre più peso specifico, diventando in breve tempo e per molti secoli il patriarcato protagonista nella difesa dell’ortodossia e nel dettare gl’indirizzi teologici e dottrinali che ancora oggi sono alla base del pensiero cristiano d’Oriente e d’Occidente.




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