L’Assemblea di Gerusalemme
si svolge in un momento molto delicato e di non piccola tensione all’interno
della Comunità delle origini, perché si deve affrontare il primo problema
dottrinale del cristianesimo nascente, che cerca di darsi la propria identità.
I due punti di vista che si scontrano si possono riassumere in alcune domande:
Il cristianesimo è una filiazione e una costola del giudaismo? Oppure è
qualcosa di diverso e di nuovo con contenuti propri? Il cristianesimo è
riservato a chi proviene dal giudaismo e per i pagani è necessario prima
accettare la Legge mosaica? Oppure è possibile essere seguaci di Cristo senza
dover osservare i rituali e le tradizioni ebraiche, come la circoncisione, i
cibi puri, l’osservanza del sabato e le purificazioni? In altri termini, è
necessario essere prima ebrei o no? E’ evidente che dalle risposte dipende la
novità e l’universalità del messaggio salvifico di Cristo, libero da ogni legge,
poiché poggiato sulla Grazia, dono gratuito che proviene solo dalla morte e
resurrezione di Gesù. Questo è il pensiero che Paolo e Barnaba sostengono nel
loro ministero missionario da Antiochia di Siria fino alla Galazia (centro-nord
della Turchia).
Come sempre accade, esiste il casus belli
che rende indifferibile un chiarimento tra la Chiesa di Gerusalemme e quella di
Antiochia di Siria. Paolo e Barnaba ad Antiochia hanno dato vita ad una vivace
ed estesa comunità formata da ex-pagani, ai quali non viene richiesto alcun
legame con le tradizioni giudaiche, e di ex-ebrei ellenisti, cioè di lingua
greca. Punto fermo della predicazione di Paolo è l’universalità e la gratuità
del dono della fede e della Grazia, nonché l’assoluta fedeltà all’insegnamento
di Gesù. Pietro, durante una visita ad Antiochia, si mostra soddisfatto della
completa comunione tra le diverse etnie della comunità. Quando arrivano alcuni
confratelli da Gerusalemme, Pietro e Barnaba cambiano atteggiamento e alla cena
comunitaria evitano di presenziare o di trovarsi vicino ai cristiani di origine
pagana, ritenuti impuri come il loro cibo. Questo “incidente di Antiochia”, che
altri cristiani giudaizzanti, provenienti anch’essi da Gerusalemme, ripetono in
Galazia, non è tollerato da Paolo che chiede spiegazione: Pietro giustifica il
suo comportamento con il timore di scandalizzare i nuovi arrivati che non sono
in grado di capire una realtà troppo nuova per loro. Nella lettera ai Galati
Paolo dichiara: “Gli resistetti in
faccia, perché aveva torto”. Ormai Antiochia e Gerusalemme sono ai ferri
corti; così si prende la decisione di incontrarsi a Gerusalemme. Paolo, Barnaba
e Tito, fedele collaboratore di Paolo, non circonciso, rappresentano la Chiesa
di Antiochia. Paolo espone all’Assemblea il suo vangelo della libertà dalla
legge ebraica. Infatti, alla luce di Cristo risorto, nel momento di
accettazione della Parola, non sono più necessari la circoncisione, le regole
sui cibi puri e no, i riti di purificazione, né il rispetto del sabato quali contrassegni
della giustizia, perché Cristo è la nostra giustizia e giusto è tutto ciò che a
Lui si conforma. Se la giustificazione si realizza solo in virtù della fede in
Cristo, della Grazia e della conformità in Lui, che senso ha osservare la
circoncisione e la purità alimentare nella condivisione della mensa, che
diventerà poco a poco la Mensa eucaristica? Paolo teme che possa prevalere la
tesi giudaizzante, per questo ribadisce forte l’esigenza di non sminuire con
elementi divenuti ininfluenti ed estranei il valore salvifico della morte e
resurrezione di Cristo per tutti i credenti senza distinzione, né prelazione a
vantaggio di qualcuno. Nella lettera ai Galati Paolo riferisce che il vangelo
della libertà dalla Legge ebraica è approvata con convinzione da Giacomo,
Pietro e Giovanni, le figure più autorevoli della Comunità di Gerusalemme,
poiché la libertà cristiana non si identifica con l’arbitrio di fare ciò che si
vuole: essa si identifica nella piena adesione a Cristo e si attua nell’amore
verso il prossimo.
Il risultato finale dell’incontro sa tanto del classico compromesso che, nel
tentativo di non scontentare nessuno, dà ragione a tutti, perché l’Assemblea,
pur condividendo appieno le tesi di Paolo, si preoccupa, forse non avendo
capito la forza teologica del ragionamento di Paolo, di non offendere la
sensibilità di chi non sa staccarsi dal cordone ombelicale della tradizione
mosaica e riconosce la vocazione missionaria di Pietro per i circoncisi e
quella di Paolo per i non circoncisi. Di fatto si legittima una spartizione del
campo missionario: Giacomo, Pietro e Giovanni verso gli ebrei, mentre Paolo
verso i pagani. La conclusione è una relazione molto sintetica, nella quale non
si fa nessun accenno al problema teologico-dottrinale posto da Paolo, che la
Chiesa di Gerusalemme invia a quella di Antiochia: “ Gli Apostoli e gli Anziani
ai fratelli di Siria e Cilicia che provengono dai pagani. Abbiamo saputo che
alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti
a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò
deciso tutti d’accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai
nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del
nostro Signore Gesù Cristo.
Abbiamo mandato, dunque, Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi queste
stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi
nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle
carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla
impudicizia. Farete quindi cosa buona a guardarvi da queste cose. State bene” (
Atti degli apostoli 15, 23-29).
In merito al divieto di cibarsi delle
carni offerte agli idoli occorre dire che agli dei pagani venivano offerte e
bruciate soprattutto le parti interne, cioè i visceri, dell’animale ucciso
(ovino o bovino), mentre le altre parti venivano poste in vendita nei mercati
insieme alla carne proveniente dalla normale macellazione, pertanto era
difficile conoscere la provenienza. A
partire da questa Assemblea la Comunità ecclesiale di Gerusalemme comincia il
suo lento declino, mentre quella di Antiochia di Siria acquisterà sempre più
peso specifico, diventando in breve tempo e per molti secoli il patriarcato
protagonista nella difesa dell’ortodossia e nel dettare gl’indirizzi teologici
e dottrinali che ancora oggi sono alla base del pensiero cristiano d’Oriente e
d’Occidente.