Venerdì 24 c.m. alle ore 14
circa, il carissimo amico Doretto ci ha lasciati ed è partito per il Cielo.
Doretto era molto più che un amico per noi, insieme percorrevamo un cammino di
fede, non facile ma anche pieno di luce, in cui condividere gioie e dolori,
progressi e momenti di arresto, sempre pronti a ripartire perché potevamo
contare gli uni sugli altri da “anime sorelle” come lui era solito dire.
Sempre pronto a captare e intuire la portata delle grandi novità del momento,
era stato uno dei primi ad abbracciare il Movimento nella nostra provincia e si
era prodigato per farlo conoscere, perché lo riteneva un grande dono per la
Chiesa. Così aveva portato tutto il suo reparto (allora lavorava all’Oto Melara),
insieme con l’amico Marco Bernardini e altri dirigenti, a Rocca di Papa, sui
Colli Romani, dove risiedeva Chiara Lubich, e lì avevano vissuto momenti
meravigliosi che ci raccontava spesso, tirando fuori, ogni volta, aneddoti
nuovi o scritti di Chiara che avevano inciso particolarmente nella sua vita.
Le faticose vicende della sua storia successiva lo avevano portato a
tralasciare un po’ le sue convinzioni (mai ad abbandonarle) e l’incontro con il
nostro gruppo gli aveva ridato slancio
ed entusiasmo. Ma a fargli ingranare la quarta era stata la malattia. Poiché non poteva più usare le
gambe, gli erano spuntate le ali. Pian piano aveva capito che ciò che gli
era capitato faceva parte di un progetto misterioso, difficile da comprendere,
ma, se accolto, straordinario. Così l’adesione incondizionata alla volontà di
Dio era diventata la sua massima aspirazione. Dapprima con fatica, poi in modo
sempre più semplice e spontaneo, aveva detto il suo sì e ciò gli procurava una
gioia incontenibile che sentiva di dover comunicare a tutti coloro che
incontrava. Non era raro vederlo per le strade sempre sereno e disponibile,
sulla sua motocarrozzetta (la papa mobile la chiamava lui) e in quelle
circostanze faceva sempre una visitina a Gesù Eucaristia che era la fonte della
sua forza.
Era solito dire che non gli importava tanto di guarire, perché aveva trovato
una guarigione dell’anima ben più grande e importante. Chiunque lo conosceva o
leggeva i suoi scritti sul nostro “Sentiero” rimaneva affascinato e conquistato
da una così grande fede. Negli ultimi tempi, nel suo cammino aveva compiuto
passi da gigante. Non gli bastava fare la volontà di Dio, voleva assolutamente
compierla nella gioia. Poco prima di entrare in ospedale, in risposta alle
nostre offerte di preghiera, perché il difficile intervento che doveva
affrontare andasse bene, ci diceva: “Pregate non perché io guarisca, ma perché
io riesca ad aderire completamente alla volontà di Dio”. Per noi tutti era
diventato un punto di riferimento fondamentale; talvolta nel comunicarci le sue
esperienze e le scoperte che andava facendo, sembrava un fiume in piena,
difficile da arrestare.
Ci mancherai, caro compagno di viaggio, ma sappiamo che da lassù, vicino a Gesù
che tanto amavi e dove certamente già sei, pregherai per noi e per tutti i tuoi
cari e ci aspetterai ponendo accanto a te una sedia vuota. E anche a te, cara
Marta, voglio esprimere tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza. Grazie
per la tua abnegazione, il tuo coraggio, il tuo sorriso che non ti sono mai
mancati nei tanti momenti difficili che avete dovuto affrontare insieme. Sei
stata per il tuo Doretto un appoggio sicuro e forte ed è anche grazie a te se
lui ha potuto vivere, nel dolore che a volte era insopportabile, tanti momenti
di serenità.