La Bibbia nasconde
molteplici aspetti da scoprire, quindi, per la sua corretta interpretazione
necessita cogliere l’aspetto letterario, simbolico, allegorico, storico e
teologico. Importante per una puntuale comprensione è capire il significato dei
numeri che s’incontrano, perché
rappresentano una delle chiavi di lettura della Bibbia. Difatti, risulterebbero
incomprensibili, per es., le età di certi personaggi, quasi che l’età media di
quei tempi (1500- 900 a.C.) fosse di 300 o 900 anni. Occorre tener presente che il tempo era
conteggiato con un calendario diverso dal nostro, ma, soprattutto, che, oltre
al valore quantitativo indicante una cifra, nella Bibbia i numeri possiedono più
frequentemente un valore qualitativo, cioè hanno un particolare significato
simbolico che va interpretato e non preso alla lettera.
UNO.
Sta
ad indicare l’Assoluto, Dio. Nelle Tavole della Legge (Decalogo) il
comandamento, “Io sono il Signore Dio
tuo”, è il primo, cioè quello che impone l’assolutezza di Dio al popolo
eletto, dal quale consegue il secondo, “Non
avrai altro Dio fuori di me”, escludendo categoricamente ogni tentazione
idolatra e politeista. Nel Nuovo Testamento Gesù dice ai suoi “che lui e il Padre sono Uno, così come una
cosa sola saranno i suoi discepoli con lui e quindi con il Padre” (Giov.
17,2).
DUE.
Sottolinea il dualismo e la contrapposizione. Nel secondo giorno della creazione
Dio separa le acque della Terra dal firmamento. Caino e Abele si combattono per
rimanere uno solo, cioè il desiderio di primeggiare costi quel che costi.
Occorrono due testimoni per mettere a morte una persona. Esistono due sessi ben
distinti psicologicamente e fisicamente: maschio e femmina. Parlando della nostra
religione, il dualismo è una costante: il bene e il male, il peccato e la
grazia, il sacro e il profano, il puro e l’impuro. Duplice è il destino
dell’uomo: Inferno e Paradiso.
TRE.
Rappresenta la perfezione, la pienezza: significati che condivide con l’Uno e il Sette Tre sono le persone
della Trinità nell’unità di Dio. La risurrezione di Gesù avviene all’inizio del
terzo giorno. Tre sono le virtù teologali: fede, speranza, carità.
QUATTRO.
Allude all’universalità del
creato, perché sono “quattro gli angoli
della Terra” (Ap 7,1), cioè i quattro punti cardinali (Est, Ovest, Nord,
Sud). Ai piedi della croce i soldati si dividono le vesti in quattro parti a
simboleggiare che il messaggio del proprietario di quei vestiti va portato
ovunque, anche ai pagani, mentre la tunica, che se la giocano ai dadi perché
indivisibile, rappresenta la vita che viene da Dio, quindi non può essere in
nessun modo scalfita, né negoziabile. Quattro sono le virtù cardinali:
prudenza, temperanza, giustizia, fortezza; quattro sono gli Evangelisti;
quattro le fasi lunari; quattro le braccia della croce; quattro le lettere del
nome di Dio in ebraico (YHVH). Il quattro risulta dall’1+3, dove l’uno è
l’Assoluto e il tre è la perfezione trinitaria.
CINQUE.
E’
collegato al Pentagramma, la stella a cinque punte emblema dell’uomo
rigenerato, detta anche stella di Davide.
Insieme ai simili con gli zeri, 50, 500, 5000, puntualizza l’azione dello Spirito
Santo. Infatti, cinque sono i pani, che, con i due pesci, Gesù condivide con la
folla affamata di cinquemila persone divise in gruppi di cinquanta. Cinquanta
sono i giorni che separano la resurrezione dalla Pentecoste in cui lo Spirito
Paraclito scende sugli Apostoli e Maria raccolti nel Cenacolo.
SEI.
Sta ad indicare tutto ciò
che è imperfetto e incompiuto. Il sesto giorno Dio crea l’uomo che rappresenta
l’incompletezza e l’imperfezione. In quanto essere finito, limitato e creato
l’uomo è condizionato dalle leggi della natura: esempio, la riproduzione per la
conservazione della specie come un comune animale, il cibo e la socialità.
Secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù muore il sesto giorno, perché si esaurisca
la creazione dell’uomo vecchio e venga creato l’uomo nuovo nell’amore di Cristo
morto e risorto.
SETTE.
E’ un numero ricco di
simbolismo. Esprime l’idea di perfezione e di compiutezza, poiché evoca il
giorno del riposo di Dio, progettista ed esecutore unico della creazione. E’ il
numero divino per eccellenza, che rende sacro il giorno del sabato per gli
ebrei. Questo numero è riportato nella Bibbia seicento volte a indicare sempre
un’azione che si compie per volontà divina. Gerico è conquistata dopo aver
suonato sette trombe per sette giorni e aver girato sette volte intorno alle
sue mura. Sette sono le virtù: cardinali (4) e teologali (3). Con l’Uno e il Tre completa la terna dei numeri divini: assolutezza, perfezione,
completezza sono tre attributi che indicano la natura divina del Creatore.
OTTO.
L’ottavo giorno, il primo dopo il settimo, è importante per la fede ebraica,
poiché è il giorno in cui ogni nato maschio riceve la circoncisione che, come
il battesimo per i cristiani, costituisce l’ingresso nella comunità. Inoltre
otto sono le beatitudini che Gesù elenca sul monte di Galilea.
NOVE.
Evidenzia incompletezza,
mancanza, carenza ed è associato al desiderio che la Legge Mosaica condanna:
non desiderare la donna degli altri (9° comandamento). Ad Abramo Dio aveva
promesso di essere il patriarca (capostipite) di un grande popolo, ma l’assenza
di un figlio (infatti chiama presso di sé il nipote Lot) lo rende un uomo
incompleto e senza la benedizione divina (come viene considerata l’assenza di
prole), ma a 99 anni dalla moglie Sara ha il figlio tanto atteso, Isacco. Ora
Abramo ha cento anni, espressione di
grazia e di benedizione divina. Nel Vangelo l’ora nona è l’ora in cui Gesù
avverte la solitudine e teme l’abbandono da parte del Padre.
DODICI.
E’
il numero delle tribù d’Israele che discendono dai 12 figli di Giacobbe. Dodici
è il numero degli Apostoli, i collaboratori stretti di Gesù. Dodici sono le
ceste di cibo avanzato dopo aver sfamato cinquemila persone in rappresentanza
delle dodici tribù.
QUARANTA.
Simboleggia gli anni di una generazione e di una vita, ma anche la durata di
una prova. Quaranta sono gli anni passati nel deserto dopo l’esodo dall’Egitto.
Quaranta sono i giorni trascorsi, dopo il battesimo nel Giordano, da Gesù nella
solitudine del deserto in preparazione alla sua missione. Quaranta sono i
giorni nei quali Gesù si presenta ai suoi discepoli prima dell’ascensione
definitiva, a simboleggiare come di generazione in generazione Egli resterà in
mezzo a noi attraverso lo Spirito Santo.
SETTANDUE.
Indica il numero delle
nazioni pagane. Il numero è ottenuto moltiplicando dodici (le tribù) per
quattro (le quattro parti del mondo). Tale è il numero dei primi discepoli
inviati in coppia a predicare il Vangelo fuori dalla Giudea.
MILLE.
E’
il numero del tempo divino, cioè quello in cui Dio dà attuazione ai suoi
progetti. Un numero alto per indicare un tempo molto lungo, fuori dalla comprensione
umana.
CENTOQUARANTAQUATTROMILA.
Nell’Apocalisse è il numero
dei salvati, che sembra irrisorio, ma solo per le sette catastrofiste che
prendono alla lettera le Scritture (es. i Testimoni di Geova). In realtà, se
consideriamo che la cifra è ottenuta moltiplicando dodici (numero delle tribù)
per dodici (numero degli Apostoli che attuano il disegno di Dio manifestato
loro da Gesù) per mille (il tempo in cui Dio realizza il suo progetto di
salvezza), tale cifra, apparentemente esigua, racchiude in sé tutto il progetto
di salvezza offerto in dono all’intera umanità
Presso
gli ebrei i numeri vengono indicati anche dalle ventidue lettere del loro
alfabeto (Es. 666 corrisponderebbe a Cesare
Nerone) e per la scienza ebraica sono di diretta derivazione divina e
quindi hanno un misterioso significato sacro. Intorno al 1000 d.C. nasce nelle
comunità ebraiche spagnole e germaniche una vera e propria scienza, la Qabbalàh, come metodo di interpretazione,
attraverso i numeri, della volontà divina velata e nascosta nel testo sacro. Quando questa forma di ricerca
della verità si laicizza e banalizza nasce la cabala moderna e la smorfia
napoletana. Secondo l’esoterismo (dottrina riservata ai soli iniziati che
ricerca la rivelazione della verità occulta) 3+4+5=12 è il perimetro del triangolo sacro che si ottiene anche da
3x4, dove il 3 è riferito al “Ternario creatore e il 4 è riferito alla creazione:
un compimento del creato terrestre per mezzo dell’assunzione nell’increato Divino”.
Considerando il significato delle due combinazioni di numeri che danno il 12,
questo rappresenterebbe il trionfo della Chiesa militante come simboleggiato
nella Bibbia e nell’Apocalisse in più punti.
Conclusione: è ovvio che
certi numeri richiamino alla mente significati ed eventi, quindi acquistino un
valore simbolico, ma sostenere di poter ricercare la verità attraverso
combinazioni numeriche, anche più complesse e fantasiose dell’esempio citato,
mi sembra francamente fuorviante. Sant’Agostino, per stroncare quest’abitudine
anche di origine pagana, con efficacia era solito dire che attraverso le sacre
Scritture “Dio non voleva fare dei
matematici, ma semplicemente dei cristiani”.