07 settembre 2014-XXIII
Domenica del Tempo Ordinario (Mt. 18,15-20)
“Se ti ascolterà avrai
guadagnato il tuo fratello”.
Quanta gioia, quanta forza e
quanta speranza mette nel cuore questo brano del vangelo di Matteo: ci invita e
ci incoraggia a “guadagnare” un fratello, ascoltandolo con il cuore libero da
pregiudizi per accoglierlo a braccia aperte nella comunità.
Il Signore ci assicura che
possiamo avere successo, nella missione che oggi ci propone,
-se consideriamo ognuno dei
nostri fratelli un dono prezioso datoci da Dio Padre
-se tutti nella comunità si
sentono responsabile per la salvezza di ciascuno
-se i carismi di ognuno
vengono usati perché nessuno si perda
-se ricordiamo che la nostra
salvezza è “condizionata” dal nostro impegno finalizzato per la salvezza dei
nostri fratelli
-se custodiamo nel nostro cuore la speranza che a nessuno è negata la
possibilità di salvarsi.
Ricordandoci sempre che il Signore, per confermarci la sua fiducia nelle nostre
capacità di amare gli altri, ci ha assicurato che, “tutto ciò che scioglierete
sulla terra sarà sciolto anche nei cieli ”.
Ricordiamo sempre che il Signore ci ha consigliato, perché alla nostra missione
non manchi mai il successo, un’arma infallibile: la preghiera poiché “se due di
voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio
che è nei cieli ve lo concederà“.
Forti dell’ aiuto del Signore e docili alla Sua Volontà, non sprechiamo nessuna
occasione, che la Provvidenza ci procura, per trasformare ogni nostro gesto e
ogni nostra parola in strumento di accoglienza verso i fratelli, dove il
Signore agirà come Padre Misericordioso.
14 settembre 2014-ESALTAZIONE
DELLA SANTA CROCE (Gv.3,13-17)
Fortunato è stato Nicodemo,
capo dei Giudei, che ha avuto l’ opportunità di avere un colloquio notturno con
Gesù, riportato nel terzo capitolo del vangelo di Giovanni. Oggi, la festa
dell’ Esaltazione della Santa Croce, ci regala la stessa opportunità che ha
avuto Nicodemo: sentire parlare Gesù “di
cose del cielo” poiché il brano evangelico odierno è tratto proprio dallo
stesso capitolo del quarto vangelo. Quindi festeggiamo solennemente la Croce,
“scandalo per i Giudei e stoltezza per i
pagani“, ma per i cristiani prova
suprema dell’ amore che Dio Padre ha per ciascuno di noi. “Dio ha tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui
non muoia, ma abbia la vita eterna”; “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è
lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per
i nostri peccati”. La Chiesa ci invita a guardare alla croce non solo come
strumento di supplizio perché il Signore Gesù con il suo esempio, con il suo
modo di vivere il dolore e la fatica ci ha
dimostrato, vivendolo in prima persona, che la croce può modificare il
pensiero comune: tutto quello che è odio lo può trasformare in amore, e tutto
ciò che è rabbia e rancore lo può trasformare in perdono.
Dalla croce ”che porta appeso il Signore del mondo” trasuda insieme al Sangue
di Cristo un amore infinitamente grande e talmente esagerato da annullare ogni
distanza tra Dio e gli uomini.
Molti santi hanno guardato alla croce come ideale della loro vita e il loro
amore verso “il dolce legno” ci ha lasciato preghiere e riflessioni preziose
per la nostra crescita spirituale: “Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, e ti
benediciamo, perché per la tua Santa Croce hai redento il mondo”.
“Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio
Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto
in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio
Signore”.
“Alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta,
speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi Signore, senno e
discernimento per compiere la tua vera e santa volontà”.
“Salve, o croce, unica speranza”.
“Vale più una sola lacrima sparsa meditando sulla passione di Cristo, che un
pellegrinaggio fino a Gerusalemme e un
anno di digiuno a pane ed acqua”.
“Al di fuori della croce non c’è altra scala per salire al cielo”.
21 settembre 2014-XXV
Domenica del Tempo Ordinario (Mt. 20,1-16)
“…. tu sei invidioso perché sono buono?“.
Invidia e bontà non hanno niente in comune, sono sempre in disaccordo, anzi non
riescono a dialogare e sono così lontane che la giustizia quando loro sono all’
opera non riesce a sbocciare, rimane nell’ombra e diventa ingiustizia.
Questo è successo al padrone di casa protagonista della parabola che Gesù
racconta ai suoi discepoli nel brano del Vangelo di Matteo di questa xxv
domenica del tempo ordinario.
Il padrone di casa ha bisogno di operai per lavorare la sua vigna, li cerca per
tutta la giornata: all’ alba, alle nove del mattino, a mezzogiorno, verso le
tre del pomeriggio e verso le cinque del pomeriggio; c’è lavoro per tutti
perché la vigna è grande e il padrone vuole che sia ben curata. Tutti lavorano
utilizzando ciascuno al meglio la loro professionalità perché il padrone della vigna sia contento
del loro operato e tutti ricevano così il compenso pattuito: un denaro.Ma gli
operai che hanno lavorato tutto il giorno, dopo aver ricevuto lo stesso
compenso degli altri operai,“mormorano contro il padrone“ perché era stato
ingiusto:“pensavano che avrebbero ricevuto di più”, quello che avevano pattuito
non gli bastava; volevano una ricompensa diversa e più grande rispetto a quelli
che avevano lavorato un’ora soltanto.
Cosa dire ! Se vogliamo dare la parola alla “politica” dei lavoratori il tutto
avrebbe dovuto sfociare in una manifestazione di protesta per contestare le
decisioni del padrone.
Se vogliamo dare la parola al brano evangelico il compenso pattuito è stato
rispettato: un denaro per tutti; quindi nessuna rivendicazione può intaccare il
comportamento del padrone che è stato giusto con tutti, perché la sua giustizia
ha avuto come misura la bontà.
Se vogliamo ricevere anche noi dal Padrone della nostra vita ciò che ha
pattuito come nostra ricompensa:
non possiamo giudicare con
leggerezza il Suo Operato,
non possiamo piegare le Sue
Decisione per indirizzarle verso il nostro interesse,
non possiamo impedirGli di
colmare della sua bontà il cuore di ogni uomo,
non possiamo limitare e
condizionare il Suo Giudizio obbligandolo ad utilizzare quello umano,
non possiamo mettere a prova
la Sua Infinta Pazienza limitando la Sua Infinita Bontà,
perché anche noi e il nostro operato possiamo essere
identificati, dal Padrone della Vigna, come quegli operai che Egli ha trovato
ed invitato a lavorare “verso le cinque del pomeriggio”.
28 settembre 2014-XXVI
Domenica del Tempo Ordinario (Mt.
21,28-32)
“Chi dei due ha compiuto la
volontà del padre?”.
Come ogni buon maestro Gesù attira l’attenzione degli astanti raccontando un
storia che presenta un episodio di vita quotidiana, dove tutti si possono
immedesimare; formulando una domanda fa intervenire gli ascoltatori per
arrivare insieme a loro all’apice dell’insegnamento e scrivere a caratteri
indelebili nel loro cuore la verità insegnata.
La verità, sulla quale oggi siamo chiamati a riflettere, è per molti cristiani
scontata e già totalmente assimilata:chi segue i comandamenti e i precetti
della Chiesa compie la volontà del Signore.
Ma cosa vuol dire fare, fino in fondo, la Volontà del Padre? Come ci si deve
comportare per esaudire pienamente la
Sua Volontà?
Ascoltiamo con docilità ed umiltà ciò che il brano odierno ci propone: un’unica
richiesta da parte del padre ai due figli (“Figlio, oggi va’ a lavorare nella
vigna”); due risposte diverse ed opposte da parte dei due figli (“Si, signore“
- “Non ne ho voglia”), e infine due
comportamenti dei figli diversi ed opposti alle risposte (“non andò“ - “ma poi pentitosi ci andò”).
Quante volte il nostro sì al Signore è un affermazione di comodo, di
abitudine e obbligata dal giudizio degli
altri, quindi realmente insincera come quella del figlio che “non andò” a
lavorare nella vigna del padre?
Quindi è preferibile far tacere il nostro abituale perbenismo, ascoltare con
sincerità il nostro cuore e se il suo
battito ci suggerisce di rispondere “non ne ho voglia“ fermiamoci e con
docilità ed umiltà chiediamo al Signore di starci vicino per darci la forza di
rispondere “Eccomi, sia fatta la Tua Volontà” e sicuri che Lui sarà sempre al
nostro fianco per sostenerci, “andiamo” con serenità a lavorare nella sua vigna.