Sarà
stato certamente un caso, ma è un fatto che l’ormai tradizionale incontro
annuale dei collaboratori del “Sentiero”, al santuario del Mirteto, sia
avvenuto quest’anno, dietro preventiva convocazione di Walter, la sera del
venerdì nell’ottava di Pentecoste. Ovvero in uno dei giorni culminanti del
periodo, appunto l’ottavario di Pentecoste, nel quale l’antica liturgia della
Chiesa insiste nel proporre la meditazione sul soffio dello Spirito.
Sarà
stato un caso, lo so. Ma tutte quelle persone, non poche davvero, che in forza
di un’esperienza e di una passione – l’esperienza di fede e di dialogo, e la
passione di comunicarla attraverso un piccolo ma prezioso mezzo di
comunicazione sociale quale è il “Sentiero” – si sono ritrovate attorno
all’altare prima e poi attorno alla mensa comune del santuario a me hanno fatto
e fanno pensare, nella semplicità e insieme nella ricchezza dell’apporto di
ciascuno alla verifica di tutti ed alla gioia dello stare insieme, al cenacolo
di Gerusalemme nella trepida vigilia di quel cinquantesimo giorno dopo la
Risurrezione. Mancava Maria, è vero, ma solo in apparenza: perché la Vergine
del Mirteto era lì davanti a tutti, nel momento della preghiera, e poi era
sopra la tavola, a pochi metri di distanza in linea d’aria, nel momento
successivo, della mensa comune e della discussione aperta.
Dice
Gesù a Nicodemo, nel corso di quello straordinario incontro notturno descritto
nel capitolo 3 del Vangelo di Giovanni: “Dalla
carne nasce carne, dallo Spirito nasce Spirito. Non meravigliarti se ti ho
detto: dovete nascere in modo nuovo. Il vento soffia dove vuole: uno
lo sente, ma non può dire da dove viene né dove va”.
Non
credo sia retorica affermare che, nell’esperienza degli ormai tanti anni di
vita del “Sentiero”, il soffio dello Spirito sia stato l’elemento fondamentale.
Più del pur fondamentale ciclostile, tante volte aggiustato ed aggiornato, più
degli sforzi di diffusione nelle parrocchie, più della certosina pazienza di
Walter nel mettere insieme i pezzi, nel sollecitare i collaboratori più pigri
(come, ahimé, il sottoscritto … ), nel fare tesoro delle critiche e delle
correzioni fraterne, a volte giuste, altre francamente un po’ meno …
Il
confronto tra i presenti, anche questa volta, è stato a tutto campo: a volte
ironico (ma anche Arlecchino, ammonisce il proverbio, ridendo e scherzando
diceva la verità), a volte serrato, a volte carico di stupore rispetto alla
meraviglia di un organo di stampa che, ogni volta, sembra come rinascere da se
stesso, affrontando temi nuovi ma sempre restando fedele a se stesso. Ed anche
questo è Vangelo: quando Giovanni Battista, nell’attesa ormai prossima del
Messia, invita i suoi seguaci a cambiar vita, il verbo greco “metanoèite” non va tradotto solo come “convertitevi”, ma con qualcosa di ancora
più forte: cambiate sempre voi stessi e le vostre opere, senza paura, restando
però forti nella vostra identità.
Proprio
in questi giorni, la segreteria del prossimo Sinodo dei vescovi sul tema della
famiglia ha reso noto l’”Instrumentum
laboris”, ovvero la traccia della discussione, così attesa, su un tema così
caldo. Ne riprendo un passo, relativo al dominio che i mass media ormai
esercitano su di noi e sulle nostre coscienze: “Di fatto, televisione, smartphone e
computer possono essere un reale impedimento al dialogo tra i membri della
famiglia, alimentando relazioni frammentate e alienazione: anche in famiglia si
tende sempre più a comunicare attraverso la tecnologia. Si finisce così per
vivere rapporti virtuali tra i membri della famiglia, dove i mezzi di
comunicazione e l’accesso a internet si sostituiscono sempre di più alle
relazioni”.
Il
problema, come sempre, non è nei mezzi in sé, ma, come si dice, nel manico,
ovvero nello stato d’animo e nell’intento di chi li organizza e mette in rete.
Il successo del “Sentiero”, a mio giudizio, sta proprio in questo: nel suo
essere dentro il mondo dei mass media (anche su internet !) e nello stesso
tempo fuori da quel mondo, inteso come il mondo dell’omologazione, del cervello
all’ammasso.
La
serata al Mirteto, ancora una volta, lo ha confermato, auspici anche l’affetto
e l’incoraggiamento di padre Mario. E la comunione forte con chi, per ragioni
diverse, non era presente: il preside Franciosi, che ci ha lasciato pochi mesi
fa (l’anno scorso invece c’era anche lui attorno alla tavola), e il caro amico
Doretto, che ci ha seguiti con il cuore e che ha chiamato al telefono per
rappresentare sino in fondo la sua presenza e la sua voglia di esserci.
Insomma,
se mai qualcuno vi chiederà quale sia il segreto del “Sentiero”, non abbiate
paura a rispondere che quel segreto si chiama “soffio dello Spirito”. Un vento
che dalla sommità del colle del Mirteto si irradia e si diffonde verso il
basso, lungo l’intera vallata. Ed anche oltre. Facendo perdonare gli errori e
le manchevolezze (del resto, se nessuno lo leggesse, anch’essi passerebbero
inosservati !) e ad un tempo testimoniando la forza sempre nuova di un cammino
(un sentiero, appunto) quasi bimillenario, quello della fede cristiana nella
terra di Luni.