Scuole
in gita
Sono
lunga tradizione le gite scolastiche. Lo scopo è culturale e molti insegnanti
ce la mettono tutta perché ci sia un balzo in avanti nelle conoscenze. La
“risposta” non sempre c’è.
Un insegnante, ancora incavolato, ricorda quando durante una visita al
Museo Oceanografico di Montecarlo, dedicato a tutte le scienze del mare,
qualcuno se ne uscì col “ma non si mangia?”. Segno questo di grande interesse…
La scuola, se educante, dovrebbe promuovere gite non solo per scoprire città e
opere d’arte, ma per far compiere esperienze di vita.
Il “pellegrino” ritrova nei suoi “appunti” la proposta fatta agli alunni di
una scuola superiore: visitare Nomadelfia (GR) dove, come il nome descrive,
“l’amore è legge”. L’essenzialità della vita, i beni in comune, l’accoglienza
di bimbi e bimbe senza famiglia che sono consegnati alle famiglie con le parole
del Signore: “Donna, ecco tuo figlio”, “Figlio, ecco tua madre”, colpirono in
profondità. Molti ne furono commossi, diversi scandalizzati: una gita, in ogni
caso, efficace che fece molto pensare.
Oppure quando si è visitato “Rondine (AR), cittadella della Pace”. Il
dialogo è al centro per promuovere culture di pace fra i giovani che provengono
da Paesi appena usciti da guerre e conflitti. Pure qui un’esperienza che
interrogava.
Sì, gite per monumenti e musei, ma anche per volti e scelte di campo.
Misericordiando
Un gerundio,
misericordiando, nuovo di zecca, inventato da papa Francesco con scarso
rispetto per il lessico ma con una potenza pastorale esplosiva. Nulla di nuovo,
si direbbe, se l’annuncio della misericordia non fosse stato parecchio
oscurato.
La gente si stava
facendo l’idea di una Chiesa arcigna, ripiegata sui “princìpi” magari
sacrosanti; e le pareva di non avvertire più il caldo tepore di una madre.
Eppure il tema della misericordia innerva il Vangelo. Gesù dirà con sdegno ai
suoi nemici che lo accusavano per un miracolo fatto di sabato: “Andate e
imparate che cosa significhi: misericordia io voglio e non sacrificio”. E il
salmo 88 non proclama da secoli: “Misericordias Domini in Aeternum cantabo?”
(canterò in eterno le misericordie del Signore). Misericordie, si dice, cioè
benefici innumerevoli.
“Misericordiando”,
allora, deve fare da colonna sonora al nostro camminare, da nuovi samaritani,
accompagnati dall’invito del Maestro al dottore della Legge e a noi: “Va’, e
anche tu fa’ lo stesso”. Non ci dice nulla, infine, il dialogo fra Lucia e
l’Innominato nei “Promessi Sposi”, con quella giovane donna terrorizzata ma
pienamente aggrappata alla fede: “Dio perdona tante cose per un’opera di
misericordia”?