6 Aprile 2014 - Gv 11,
1-45
Il brano
evangelico di questa domenica
di ci presenta l’ultimo dei sette “segni”( miracoli ) scelti da San Giovanni
per far comprendere a tutti che Gesù è l’Inviato, il figlio di Dio.
Dal 2° al 12° capitolo troviamo varie autodefinizioni di Gesù:“ Io sono il pane” (6,35) ,”..la
luce” (8,12), “..la porta” (10,7), “..il buon pastore”(10,11), “..la
resurrezione e la vita”(11,25).
Ed è proprio il brano odierno che ci fa conoscere Gesù come il padrone della
vita, il potente contro la morte.
La morte è il momento più difficile nella storia di un uomo. Essa è percepita
dai nostri sensi come la fine della persona.
Chi ha fatto esperienza della morte di un congiunto o di un amico sa di aver
sentito improvvisamente la sensazione del vuoto. Non è un vuoto fisico, poiché
il corpo c’è ancora ma si sente la
mancanza delle parole, dei gesti, dei sentimenti,della collaborazione.
La morte è la negazione della persona, per questo fa così paura.
E arriva il pianto, la fisiologica manifestazione del dolore per la mancanza
della persona con la quale non possiamo più comunicare.
Anche Gesù piange. Si commuove per il dolore di Maria e dei Giudei, amici della
famiglia del defunto … piange quando si
trova davanti al sepolcro di Lazzaro. Il suo amico Lazzaro ( abbreviazione del
nome ebraico Eleazar, che significa “Dio aiuta”) è chiuso tra le
pareti di roccia del sepolcro. Gesù
vuole liberare il suo amico.
Marta,la sorella di Lazzaro,ha espresso a Gesù la sua fiducia in Lui:” ..io
credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”(Gv
11,27 ) e Gesù ricambia la sua fede maturata con il Suo imperativo divino “Lazzaro,
vieni fuori!”
Oggi ordina anche a noi di uscire fuori dal sepolcro del peccato che lentamente
ci distrugge.
Egli non vuole la nostra distruzione, siamo fatti per la vita!
Gesù è venuto per liberarci, noi dobbiamo avere fede in Lui e obbedire al suo
comando: Dio ci aiuta ma noi dobbiamo avere la volontà di convertirci.
13 Aprile 2014 - Domenica delle Palme – Mt
26,14-27,66
L’evangelista Matteo riconosce nella Passione di Gesù il
compimento del disegno di Dio annunciato nelle Scritture.
La prima parte del Vangelo di oggi inizia con il tradimento di Giuda: il valore
dato a Gesù è di trenta denari, che in
quel tempo corrispondeva al costo della vita di uno schiavo.Per quattro volte
Gesù parla del tradimento che si sta per consumare.
Il centro della narrazione è rappresentato dalle parole che il Cristo pronuncia
sul pane non lievitato( azzimo) e sulla coppa del vino che facevano parte della
cena pasquale che gli Ebrei consumavano (e consumano) in ricordo dell’ultima
cena fatta in Egitto come schiavi. Sul pane dichiara che è il Suo corpo e sulla
coppa di vino dichiara che è il Suo sangue dell’Alleanza , versato per molti(nella
lingua aramaica significa “per tutti”), in remissione dei peccati.
Egli stabilisce col Suo sangue una Nuova Alleanza tra Dio e l’umanità intera,
come sul Sinai Dio stabilì l’Alleanza con Israele con il sangue della vittima
sacrificale (Es 24,6-8).
Dopo la cena i commensali si recano al
Getzemani ( che significa “frantoio per
l’olio”) per pregare in mezzo agli
ulivi.
Iniziano le ore più terribili della vita terrena di Gesù con la sua “passione
interiore”. Si susseguono in Lui gli stati d’animo che ce lo fanno conoscere
come vero uomo: l’angoscia per ciò che gli sta per succedere ..”Padre
mi, se è possibile passi da me questo calice ….”, la fiducia filiale …”Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”, la sensazione di essere abbandonato dagli
amici..”..non siete capaci di
vegliare un’ora sola con me?.
Per superare queste tribolazioni Egli
prega e invita i suoi discepoli( e
dunque noi tutti) ad imitarlo. La preghiera trasforma l’uomo spaventato
in Figlio di Dio, dunque non più solo, ma con un Padre che lo protegge.
La Passione cambia scenografia e viene
vissuta prima davanti al sommo sacerdote Caifa e ,il mattino dopo , davanti a
Ponzio Pilato.
Gesù è davanti ai rappresentanti del
potere terreno religioso e del potere politico che non vogliono o non hanno il
coraggio di capire. Il loro compito è quello di far rispettare le leggi scritte
sulla pietra, senza tener conto dell’uomo che hanno davanti. Il potere del
Sinedrio non può venire intaccato dalle parole di un
poveraccio,malvestito,galileo,sconosciuto … Tantomeno il semplice funzionario romano può rimetterci
per la sua carriera ,andando contro ai desideri del potere del Sinedrio.
Così Gesù è condannato.
Inizia la Sua “passione fisica”: Gesù è
preso in giro, insultato, deriso, coperto di sputi dai soldati …. viene quindi
caricato del patibulum (il legno orizzontale della croce), portato
sul Golgota e crocifisso.
La Sua agonia sulla croce si interrompe alle tre del pomeriggio con il
grido “Dio mio,Dio mio, perché mi hai abbandonato?”che sono le parole iniziali del Salmo
22.Secondo l’abitudine religiosa ebraica
citando il verso di un Salmo si assumeva la totalità del messaggio in
esso contenuto. Per cui l’invocazione di Gesù morente non è un grido di
sconforto e di disperazione, ma una supplica fiduciosa a Dio, re dell’universo.
I segni che accompagnano la morte di
Gesù hanno un significato simbolico:
-il velo che separava il Santo dei
Santi dal tempio squarciato in due sta a
significare lo “svelamento” del mistero di Dio in Gesù;
-il terremoto accompagna le
manifestazioni divine( teofanie);
-la resurrezione dei morti mostra il
destino dei giusti;
-la professione di fede del centurione, che rappresenta i
pagani, ci presenta l’apertura universalistica della Chiesa.
20
Aprile 2014 - Pasqua - Gv 20,1-9
E’ Pasqua!
Il racconto narrato nel Vangelo di oggi dà senso alla fede dei cristiani. E’ il
punto di partenza di ogni conversione, dopo la conversione del discepolo
Giovanni: “.vide e credette.”
Maria trova la tomba aperta e corre ad avvisare i discepoli di quello che
ritiene un atto di profanazione.
Pietro e Giovanni corrono a verificare quella che potrebbe essere
l’allucinazione di una donna. Essi rappresentano due aspetti della Chiesa:
l’autorità dottrinale data da Gesù a Pietro e
l’autorità dell’amore di
Giovanni, il discepolo che Gesù amava.
Il veloce giovane Giovanni arriva per primo al sepolcro
ma attende Pietro che per primo constata l’assenza del corpo di Gesù.
La fede non è un atto impulsivo. Necessita di preparazione, di riflessione, di
esperienza, di umiltà, di pazienza.
L’annuncio giunge a noi oggi che viviamo con i nostri problemi, le nostre
angosce e preoccupazioni. Possiamo seguire due strade: -nasconderci dietro le
nostre false sicurezze, la superficialità del vivere la rassegnazione dicendo:
“ E’ troppo bello per essere vero “
-far entrare in noi la certezza della resurrezione poiché riconosciamo che
“nulla è impossibile a Dio”.
Se la fede pasquale entra e cresce nel nostro cuore ci troveremo trasformati
nell’ uomo nuovo.
L’uomo nuovo fa della propria esistenza un servizio d’amore per tutti come ha
fatto Gesù.
L’uomo nuovo comprende che il dolore, gli affanni, le tribolazioni, le fatiche,
i torti subiti hanno un significato che un giorno sarà svelato.
Dunque “Buona Pasqua!”, “buon passaggio … dalla morte alla vita,
dalla tristezza alla gioia, dalla sfiducia al gusto di vivere …..!!!!!”
27 Aprile 2014- II° Domenica di Pasqua- Gv
20,19-31
L’evangelista ci presenta la seconda apparizione di Gesù,
avvenuta la sera di Pasqua, quando è apparso ai discepoli, nascosti nella
stanza dell’Ultima Cena.
Gesù viene tra i Suoi, superando le barriere delle porte chiuse e dei muri. Si
fa riconoscere attraverso i segni lasciati dalle torture della Passione dopo
averli salutati con la frase “Pace a voi!”, un augurio e un dono. Li manda nel
mondo come Apostoli (= inviati) ma non da soli: soffia su di loro lo Spirito
Santo che li trasformerà in uomini nuovi, al servizio della Verità e della
Pace.
Ogni otto giorni Gesù torna tra i Suoi e li istruisce e li rafforza nella fede.
Ogni otto giorni è “Dies Domini”, “giorno del Signore”, “Domenica”….. ed Egli viene
…. perché sarà con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!