8a Domenica del Tempo
Ordinario (Mat.6,24-34)
Parole
da ascoltare e da vivere, quelle del Vangelo. Anche queste di oggi, ovviamente,
decisive per la vita del discepolo. Intanto,
la scelta di campo fra “due padroni”. il Maestro non accetta che si stia su più
staffe. In realtà un “padrone” di nome denaro, attira assai. Fa balenare un po’
di tutto: successo, vita agiata, strade spianate. Ma ci sono due parole da
riflettere seriamente: “Guai” e “Beati”. La prima: “ Guai a voi, ricchi, perché avete già la
vostra consolazione”. La seconda: “Beati
voi poveri, perché vostro è il regno di Dio”. Tristissimo uno scritto fatto con
lo spray nei bagni di una stazione da una ragazza che si è suicidata: “Ho avuto tutto, il
necessario e il superfluo. Non l’indispensabile.” “L’indispensabile” è il
Signore e se manca Lui, manca tutto. Il problema è se vogliamo fidarci oppure
“affannarci”. Lui che bada ai gigli, più splendidi di Salomone ‘con tutta la
sua gloria’, agli uccelli dell’aria, all’erba del campo, “non farà assai di più
per voi, gente di poca fede?” Già, il problema è la poca fede. L’imput ce lo dà
S.Paolo, bellissimo: “So a Chi credo”.
1a Domenica di Quaresima (Mt.4.1-11)
Siamo
nel tempo di Quaresima. Da ‘guardare’ con gratitudine e non con ostilità, quasi
fosse un ‘tempo’ contro di noi. ”Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il
tempo della salvezza” ci insegna la Chiesa con le parole di Paolo. Quaresima, allora: un cammino verso la Pasqua,
fatto di scelte secondo Dio, per
permettere alla nostra vita di essere
abbracciata dalla grazia pasquale. Gesù ci insegna come scegliere. Nella desolazione del deserto, dove per 40 giorni
vive pregando, digiunando, Lui è tentato. Tentazioni che anche noi conosciamo
bene perché si presentano al nostro cuore per prostituirlo a ciò che piace e
non vale: sazietà, ricchezza, potenza. La descrizione che ne fa Matteo, è
potente; le risposte di Gesù, sono doni per il discepolo. Noi siamo storditi da
voci che promettono tutto tentando il cuore. Il Maestro ci insegna come
reagire: “Sta scritto!”. Una scommessa sulla Parola che dà forza per amare,
coraggio per sperare, luce per oltrepassare tenebre, come canta il Salmo 23: “Se dovessi camminare in una valle oscura, non
temerei alcun male, perché Tu sei con me”. Con una beatitudine assicurata: “Beati quelli
che ascoltano”. Quaresima: tempo di preghiera e ascolto: così, nei nostri aridi
giorni, il deserto fiorirà.
2a Domenica di Quaresima (Mt.17, 1-9)
“Fu trasfigurato davanti a
loro”. ”L’alto monte” dove Cristo “brilla come il sole” prepara il Golgota dove
il Figlio “non ha apparenza né bellezza per
attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto…” Col Cristo, bellissimo, i tre discepoli
vorrebbero abitare: “E’ bello per noi
restare qui…” Col Crocefisso a cui il Salmo 22 mette sulle labbra le strazianti
parole: Io sono un verme, non un uomo: rifiuto degli uomini, disprezzato dalla
gente…” tutti fuggono, lasciandolo solo con Maria sua madre, qualche donna
coraggiosa e col fedele Giovanni. Alla festa, tutti presenti; nella prova, solo
qualcuno. Sarà il “racconto” anche della storia di noi che ci diciamo
cristiani? Il nostro Golgota, le nostre
croci cioè, ci allarmano, mettono in crisi perfino la fede perché sembrano
colorare di buio il nostro vivere. Ascoltiamo d.Tonino Bello: “Da
mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul
Golgota. Al di fuori di quell'orario c'è divieto assoluto di parcheggio. Dopo
tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più
lunga sarà considerata abusiva anche da Dio”. Sì, siamo chiamati a seguire il
Cristo, servo crocefisso, ma per goderlo nella gloria. E sarà un Tabor per
sempre.
3a Domenica di Quaresima (Gv.4,5-42)
Il
pozzo: nella Bibbia è luogo di incontri e innamoramenti. Si pensi a Mosè, a
Isacco. Anche Gesù lo troviamo presso un pozzo. Aspetta una donna, quasi come
uno sposo la sposa. Sa che quella donna ha sete. A mezzogiorno, ora insolita
per attingere, la donna arriva. Forse vuol evitare incontri, forse sentirà
dentro una chiamata di cui, al momento, non si rende conto. Il dialogo che
nasce fra “lo straniero” e lei, è straordinario: quella creatura si rende conto chi è: una persona delusa e
infedele. Il Maestro non la giudica,
vuol soltanto dissetarla. Stranamente, le chiede acqua perché ha sete. La
chiederà anche sul Calvario. Ma è sete di anime. La donna discute, il Rabbi
promette, a sorpresa, che possiede un’acqua che sazia. Lei, allora, chiederà il
dono “di quell’acqua per non aver più sete”. Ha capito che l’acqua del Cristo
ha il sapore della vita eterna. “La Samaritana”, donna senza nome, porta quello
di tutti gli assetati. Noi, purtroppo, crediamo di dissetarci a cisterne
screpolate: contengono solo acque amarissime. Oggi, come allora, il Maestro
prende l’iniziativa per donare l’acqua che sazia, sgorgata dal costato
squarciato dalla lancia: è segno del battesimo che fa scorrere nell’anima la vita
di Dio. Canta Giosy Cento: “Ed ho capito, mio Signore, che sei tu la vera
acqua, sei tu il mio sole, sei tu la verità”. Diciamo
al Signore la nostra sete col Salmo 41:”Come la cerva anela le fonti delle
acque, l’anima mia ha sete di Te! Ci darà “acqua limpida come cristallo” scrive
l’Apocalisse, per camminare verso terre e cieli nuovi.
4a Domenica di
Quaresima (Gv.9,1-41)
C’è un cieco sulla strada dove passa il Maestro. Fin dalla
nascita, non ha visto mai il volto della mamma, un tramonto, un fiore. Racconta
Giovanni: “passando, Gesù vide…”. Si guarda in tanti modi, lo sappiamo. Gesù
guarda con un solo modo: amando. Il suo è sguardo di amore che salva. Mentre i discepoli più che essere
interessati all’uomo senza luce sono curiosi di sapere “chi ha peccato lui o i
suoi genitori?” domanda oltretutto sciocca perché vada per i genitori, ma come
poteva eventualmente essere punito quella creatura con la cecità: aveva forse
peccato prima di nascere? Gesù pazientemente riporta tutto al suo posto: in
quella povera persona, devono manifestarsi “le opere di Dio”. E attraverso
‘segni’: sputo, fango, la piscina di Siloe, guarisce quel poveretto. Penose le
reazioni dei farisei che si fanno ciechi per non riconoscere l’intervento del
cielo. Sono “funzionari delle regole e
analfabeti del cuore”. Pur religiosi, credono “senza bontà, indifferenti al
dolore”. Neanche i genitori del cieco brillano: la paura fa novanta. Il cieco cui è
donata la vista non sa bene chi sia colui che l’ha guarito. Di fronte ai
caporioni che vogliono fargli ammettere che è stato guarito da un peccatore,
lui non ci sta, e coraggiosamente e onestamente dice una cosa ovvia: “prima ero
cieco e ora ci vedo”. Qui affiora anche l’ironia tipica di Giovanni quando
racconta che il guarito dirà ai capoccioni della Sinagoga: “”volete diventare
suoi discepoli?” Sarà cacciato da quei prepotenti. Gesù fa a lui, allora, un
altro dono: gli si rivela. E l’uomo crede e si prostra adorando. La “Luce vera,
quella che illumina ogni uomo” è davvero nel mondo. Per quel cieco, e anche per
noi perché non camminiamo nelle tenebre ma da figli della luce.