Che nostalgia caro Lucio! Amico e quasi
coetaneo. Quante rincorse negli stretti vicoli del borgo, quante escursioni nei
boschi dove andavamo a pascolare le pecore, “alla mak’ia, alla piana, alla
focia”. Eravamo pieni di gioiosa speranza, pronti a spiccare il volo. Tu
chiamato da don Pesce sei volato al servizio del Signore: “lascia il tuo paese
e vai dove io ti indicherò”, e te ne sei andato per il mondo.
Quando, sabato 25, Walter mi ha comunicato la
tua morte (sempre lui), mi sono annichilito, rassegnato. Sapevo della tua
malattia e da alcuni mesi avevo un triste presentimento, avrei voluto
comunicarti la mia vicinanza, la mia profonda amicizia. Colleganza,
cameratismo, dispute virili, ma amicizia vera. Quando tornavi e mi abbracciavi
felice, ritrovavo in te la mia fanciullezza. E l’abbraccio che mi hai dato alla
morte della Rosanna non l’ho mai dimenticato: piangevi, ed ero io a consolarti.
Ma tu avevi un dono unico, eri portato al sorriso. Tutti i mesi leggevi “Il
Sentiero” e commentavi sempre alcuni miei articoli. “Prima di tutto leggo di
te”, mi dicevi . Avevi una religiosità rara: parlavi sempre bene del tuo
prossimo, dei tuoi compagni, dei superiori, degli amici, dei tuoi tanti
parenti; sempre pronto a dispensare sorrisi, gioia, partecipazione. Ci sono
delle persone che ti passano accanto
nella vita e che ricordi sempre per un tratto del loro carattere, ma che poi ti
risuonano dentro con una speciale armonia. Per me don Lucio è stato una di
queste persone. Il suo tratto profondo è stato portare sempre con sé e agli
altri tre virtù: sorriso, attenzione, rispetto.
Caro Lucio, mi piacerebbe averti nel nostro
piccolo cimitero, accanto a don Pesce, ai tuoi genitori ed ai tanti amici che
ti hanno conosciuto e che ci hanno
preceduto, ma pazienza, un giorno ci ritroveremo tutti e faremo una gran festa
e come sempre, al centro della festa, ci sarai tu. Un grande abbraccio a tuo
fratello Giulio, altro mio grandissimo amico. Arrivederci.