Venerdì 17 gennaio all’Annunziata, frazione di Ortonovo,
si festeggiava la ricorrenza di S. Antonio Abate, con una Santa Messa solenne
presieduta dal vescovo diocesano, mons. Luigi Ernesto Palletti coadiuvato dal parroco, Padre Mario e dal
diacono Agostino.
A dispetto del brutto tempo, decido di parteciparvi anche
perché sono convinta dell’importanza dell’avvenimento, la presenza del nostro
pastore e della necessità di promuovere una maggiore interparrocchialità tra i
fedeli.
La giornata non era delle
migliori: pioveva ormai a dirotto da diversi giorni da un cielo plumbeo, e in
basso, lungo un pezzo di strada che porta al paese, il Parmignola scorreva
limaccioso, gonfio d’acqua, mugghiando con furia. Tuttavia la graziosa chiesa
degli inizi del XVIII secolo ci aspettava luminosa e tutta agghindata a festa. Non
mancava neppure una corale estemporanea, accompagnata all’armonium da Enzo, che
ha reso più sentita la cerimonia.
All’omelia il nostro Vescovo ci parla del Santo che, un giorno, rimane
profondamente colpito dalle parole di Gesù, il quale rispondendo alla domanda
del notabile che chiedeva cosa dovesse fare, oltre all’osservanza dei
comandamenti, per avere in eredità la vita eterna, esclama: “Vendi tutto ciò
che hai, distribuiscilo ai poveri…vieni e seguimi” (Lc. 18, 18-22). Antonio
decide immediatamente di vivere in modo totale questa parola, abbandona tutto
(era molto ricco) e si ritira nel deserto.
La sua completa adesione al Vangelo potrebbe sembrare troppo esagerata,
impossibile da imitare per noi uomini di oggi. Invece il vescovo Luigi Ernesto,
con sapienza, ci mostrava che il Santo può essere ancora un esempio valido per
tutti noi. Quel “Vieni e seguimi” non significa tanto il dover abbandonare
tutto, quanto il mettersi alla sequela di Gesù.
Non è che Dio ci chiede, almeno a noi laici, di lasciare la famiglia, il
lavoro, le responsabilità sociali e civili o altro, ma di eseguire bene ciò che
siamo chiamati a fare: essere buoni genitori, buoni insegnanti, buoni operai…
Aderire cioè con prontezza e determinazione alla Volontà che Dio ha stabilito
per noi, mettendo Lui al primo posto: questo è il significato attuale di quel
“vieni e seguimi” che tanto aveva risuonato nel cuore di Antonio. Quelle
parole, pronunciate con serena fermezza, penetravano nel suo animo e vi
trovavano una profonda assonanza.
Già da tempo mi sforzavo, con risultati non del tutto eccellenti, di vivere al
meglio il momento presente: lavare bene quel pavimento, preparare con amore
quella pietanza, pulire con cura quell’indumento, giocare con gioia con i miei
nipotini (e questo, lo dico con sincerità, è la cosa che mi riesce meglio di
tutte) senza aspettarmi nulla in cambio, se non la felicità che immancabilmente
ne deriva, e ora mi sentivo spronata a perseverare cercando di ottenere risultati
migliori.
E’ stata una bella festa vissuta in modo partecipato, eravamo come pecore
riunite intorno al proprio pastore, con i quattro chierichetti che
sorprendevano piacevolmente per attenzione e serietà, mentre fra i fedeli,
purtroppo non molto numerosi a causa del maltempo, c’era atmosfera di serenità
e, vorrei dire, di famiglia.