Domenica 2 febbraio (Lc 2, 22-40)
Gesù
è portato al Tempio per la presentazione: è un segno di obbedienza alla Legge
da parte dei suoi genitori. Maria e Giuseppe incontrano al Tempio il vecchio
sconfortato Simeone che sente sulle spalle tutto il senso della stanchezza
tipico degli anziani. Del resto la vita è cammino, attesa, di luce e di
salvezza. Simeone ne è un testimone; arrivato alla fine della sua vita vede
Gesù; ora è soddisfatto e può andare. Sono sufficienti pochi attimi per dar
senso e luce a tutta una vita di sofferenze; tre minuti per dare luce ad una
vita di attesa.
Domenica 9 febbraio (Mt 5, 13-16)
La
fede insaporisce la vita; il Vangelo è un pizzico di sale che dona sapore a
tutto il resto. Chi fra noi ha fatto esperienza della bellezza di Dio, sa che
la sua vita è cambiata, che è stata illuminata dalla Parola e possiede una
chiave di lettura della grande storia. Il mondo, infatti, non è un susseguirsi
di eventi violenti ed inesplicabili, ma la manifestazione del grande progetto
d’amore che Dio ha sull’umanità. Il dramma però che stiamo vivendo è che nella
nostra vita c’è poco sale, c’è poco spazio per la fede, perché ormai il nostro
cristianesimo è diventato abitudine che non è in grado di dare sapore alla
vita. Oggi non c’è bisogno di molti cristiani, ma di cristiani che amino molto
e che credano in ciò che dicono. Dio ci svela che un cuore mite, sincero,
fiducioso è pronto a portare le conseguenze delle proprie azioni e costruire
una nuova umanità.
Domenica 16 febbraio (Mt 5, 17-37)
Gesù
abbatte gli steccati, libera Dio e il suo progetto dalle nostre manipolazioni.
Si può uccidere anche con la lingua, fare stragi con giudizi impietosi. La
lussuria e il dominio sono nel nostro cuore, la menzogna ci sta accanto ed è
inutile scaricare le responsabilità sugli altri. Il discepolo non ha bisogno di
giurare: semplicemente egli dice il vero perché è vero e non ha paura di pagare
per i propri sbagli. Se Gesù è il tuo Maestro: ama il tuo nemico e abbraccialo
come un amico.
Domenica 23 febbraio (Mt 5, 38-48)
Era
normale in quel tempo l’amare e perdonare predicato dai rabbini. Ma al tempo di
Gesù l’amore e il perdono erano ristretti al popolo di Israele. Il nemico
andava odiato. Ecco allora che capiamo la follia di Gesù. La sua predicazione,
infatti, sovvertiva l’ordine: pregare per chi ti è nemico, augurandogli la
conversione e non la morte, imitare così suo Padre. Pensiamo infatti a Gesù che
in croce perdona i suoi assassini. Se essere cristiani non cambia le nostre
scelte, se non cambia la nostra vita, significa che il Vangelo non ha davvero
arato il nostro cuore. Gesù è diretto, chiede tanto perché dona tanto. Non
vuole che i suoi discepoli siano all’acqua di rose, ma uomini e donne capaci di
dire chi è veramente Dio.