Don Emilio ci ha lasciato. A Genova
era Monsignore ma noi lo abbiamo sempre chiamato Don. La Piera (sua parente di
Genova) mi aveva detto del suo ricovero, ma era fiduciosa: “Sta meglio e ha
espresso il desiderio di venire alla Madonna. Gli ho promesso che ce l’avremmo
portato noi”. Le avevo creduto e tramite lei inviato i miei saluti. Ero sicuro
che a giorni sarebbe arrivata la sua cartolina con una sua bella frase;
l’aspettavo, invece è giunta la telefonata di Walter che mi annunciava la sua
morte pochi giorni prima del suo 89° compleanno.
Don Emilio Corsi nasce ad Ortonovo
il 7 dicembre 1924 (“la vigilia dell’Immacolata” specificava sempre lui) in Via Cavanella, nell’attuale casa della
Bianca d’ Bagon, sua cugina acquisita. Il padre Ettore che lavorava alle poste,
morì nel ’32 quando il piccolo Emilio aveva appena 8 anni, la mamma era una
Bruschi di Fontia. Io lo conobbi a Sestri Ponente alla fine degli anni ‘40,
dove mi recavo a trovare una zia che lì abitava. Era un giovane prete, da pochi
anni (nel ‘47) il cardinal Siri, suo maestro, lo aveva ordinato sacerdote nella
cattedrale di san Lorenzo. Come primo incarico gli era stata affidata la
parrocchia dell’Assunta, che si trovava a poche decine di metri dalla casa di
mia zia. Era agile e smilzo, sempre attorniato da uno stuolo di ragazzi, “i
lupetti”, dei quali il card. Siri, l’aveva eletto presidente. Ricordo che con
lui aveva un cugino molto conosciuto e chiacchierato ad Ortonovo, Cesarin,
parente anche della mia famiglia. Tutti gli anni, a Natale, ci inviava una
cartolina di auguri con una bella frase. Molte di queste frasi le ho riportate
in alcuni miei articoli.
La
Madonna è sempre stata la sua compagna di viaggio. Dall’Addolorata del Mirteto
di Ortonovo, all’Annunziata di Sturla dov’era cresciuto, poi all’Assunta di
Sestri Ponente, e ancora all’Assunta di Vallenzona. Nel 1962 Giovanni XXIII lo
nomina Priore della prestigiosa chiesa del Carmine, a Genova, seconda solo alla
cattedrale di San Lorenzo. All’ombra della Regina del Carmelo prosegue il suo
cammino ministeriale per ben 35 anni; ma impressionanti sono gli incarichi che
il card. Siri gli ha affidato: Vicario Urbano, Segretario e poi Presidente del
Collegio Urbano dei parroci, Assistente diocesano dell’AVULSS e del Centro
Aiuto alla vita, Direttore e Confessore in Istituti Religiosi, Vicario Episcopale
per la Vita Consacrata. Il card. Canestri, succeduto a Siri lo elegge Membro
del Consiglio Presbiterale. Nel 1988 sempre il card. Canestri lo nomina Vicario
Episcopale per la Vita Consacrata che lo porta a seguire il mondo consacrato
maschile e femminile. Incontra anche Madre Teresa di Calcutta. Nel 1990 è
nominato Prelato d’ Onore di Sua Santità da Giovanni Paolo II, e l’onorificenza
gliela consegna il Papa in persona venuto a Genova in visita. Sempre il card.
Canestri lo nomina Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il card.
Canestri, che rinuncia per raggiunti limiti d’età, gli invia un foto con questa dedica: “GRAZIE.
Una parolina troppo breve ma che si protrae fino all’eternità di Dio”. Si pone quindi al servizio del card.
Dionigi Tettamanzi e vi rimane sino al 1995, poi si ritira ed inizia a frequentare la “sua” Madonna del Mirteto e la casa della sua cugina Riccarda,
dove aveva la sua stanza ad attenderlo. Non ha mai voluto dormire al Santuario
come io gli proponevo. A casa della Riccarda sentiva il calore della sua
famiglia ortonovese. Per la festa della Madonna (7/8 settembre) si metteva al
servizio di padre Carlos: di solito era sempre nel confessionale.
Il suo funerale, nella chiesa di
Sturla, che aveva visto crescere la sua vocazione, è stato officiato dal card.
Bagnasco, da 40 sacerdoti e da una grande moltitudine di gente. Molte anche al
cimitero monumentale di Staglieno.
Caro don Emilio, una volta, a una
mia cartolina-domanda, mi hai risposto con questa frase: “Ho creduto all’amore sapendo a
chi mi sono affidato“, e allora anch’io cito una frase che mi sembra
sintetizzare tutta la tua vita al servizio della Chiesa: “Nel giorno di Cristo, io potrò
vantarmi di non aver corso invano ne invano faticato”. E’ scritta nell’immaginetta che è
stata distribuita in occasione del tuo giubileo sacerdotale. Arrivederci amico
mio. Ci hai solo preceduto, non ci dimenticare.
“…Il 1° aprile venne da me il mio
parroco, don Emilio Corsi: mi confessò che il cardinale Siri gli aveva ordinato
di registrare le mie prediche e consegnargliele, perché da più parti si diceva
che non erano ortodosse. Quel brav’uomo di don Emilio in un primo tempo si era
limitato ad obbedire, poi aveva deciso di dirmi tutto…”.
Da libro ‘Così in terra come in
cielo’ di don Andrea Gallo