E’ da poco scomparso,
colpito da una malattia inesorabile, anche se con lungo decorso, il Cardinale
Carlo Maria Martini, già Arcivescovo di Milano e che ha voluto trascorrere gli
ultimi anni della sua vita a Gerusalemme. Fu indubbiamente, con la sua vita
apostolica, un anticipatore dell’Anno della Fede e quindi storicamente, ancora
prima degli ultimi grandi Papi (compreso lo stesso promulgatore e animatore, Benedetto XVI). E’ stato designato l’uomo del
dialogo, l’uomo della Parola. Ha avuto il coraggio di affrontare problemi
altissimi di qualunque ordine sia teologico che etico o sociale. Un grande
testimone della fede di Gesù, il Signore, in grande sapienza, in carità e in
umiltà. Era un Signore. Una persona di altissima levatura, morale e spirituale.
Conoscitore profondissimo della Sacra Scrittura disposto a dialogare con tutti
con i credenti e con gli atei. Sapeva toccare i punti giusti che portano l’uomo
a riflettere. Infatti lui non distingueva tra credenti e non credenti quanto
piuttosto tra pensanti e non pensanti. Il suo stesso motto episcopale (Per amore delle Verità, amare le circostanze
sfavorevoli) è stato sempre il suo programma di ricerca, con quella libertà
di spirito del suo stile tramandato, essendo egli gesuita, dal fondatore dei
gesuiti, S. Ignazio di Loyola.
“Il
cristiano - scriveva - si
muove come un esploratore verso terre oscure e lontane avvicinando popoli
diversi ma anche diverse forme del credere e del non credere . Aveva un’
amore profondo per la Scrittura e quindi, di conseguenza, per i luoghi dove la
Parola Divina era stata rivelata: “Considero
Gerusalemme il centro della storia, il centro del mondo. Non la considero città
del conflitto come spesso si dice, ma piuttosto città della Preghiera.
Nonostante le apparenze è pure città del dialogo e città dell’amore perché ci
sono tanti gesti di amore e attenzione reciproca”.
Il richiamo di Gerusalemme, il suo amore per la Terra Santa è stato sempre
presente lungo tutto il cammino del Cardinale Martini e appena libero della
diocesi di Milano volle ritornare nella sua città “spirituale”, la città che è
centro di riferimento costante di tutta la Scrittura. “L’uomo religioso, aggiunge,
prega, prega ovunque, prega sempre, anche se la preghiera rimane un grande
mistero. Essa consiste nell’invocare con fiducia il nome di Dio e
nell’innalzare la mente a Lui. La preghiera è il mezzo per rivolgere il nostro
sguardo a Dio e per essere uomini più liberi e vicini al prossimo”.
Ricche di fede le preghiere della famiglia e dei giovani:
Della
famiglia: “Fa che la nostra
famiglia assomigli sempre più alla Chiesa, abbia fede in te, accolga la parola
di Gesù, aiuti i figli a rispondere con gioia alla tua chiamata, si apra al
dialogo e alla collaborazione con le
altre famiglie”.
Dei giovani “Fa di noi acqua sorgiva per gli altri,
pane spezzato per i fratelli, luce per coloro che camminano nelle tenebre, vita
per coloro che sono nelle ombre di morte. Fa, Signore, che mi lasci condurre da
te in quel volo di aquila che mi farà approdare in regioni inesplorate e sempre
nuove donami un crescendo di solidarietà, di attenzione, di ascolto reciproco.
Rendi ciascuno di noi testimone credibile della speranza.
Con le preghiere della famiglia e dei giovani, chiudiamo questa esaltazione
del grande Carlo Maria e proponiamo a noi stessi di vivere la nostra vita
futura con lo stesso programma da lui amato, programmato e vissuto.
Varano
Dè Melegari 24 Novembre 2013