Padre Mario ha chiesto
perché alcune persone lo chiamano Abate. Il motivo di questo titolo
prestigioso, ancora in uso nei vecchi ortonovesi, lo si deve al fatto che la
chiesa di San Lorenzo è stata, e probabilmente lo è ancora, una Abbazia. Il
titolo fu concesso direttamente da Papa Clemente XI con Bolla del 15 ottobre
1714, in virtù della quale da semplice rettoria la chiesa fu elevata al rango di Abbazia, con conseguente
promozione del parroco titolare, ad Abate della parrocchia. Di lì a pochi anni
anche al borgo di Ortonovo fu conferito il prestigioso titolo di Insigne (da “Una Compagnia di ‘Flagellanti’ nella
storia di Ortonovo” di Elio Gentili).
Nel 18° secolo era una
splendida chiesa, tutta affrescata con altari stupendi e arricchiti da reliquie
prestigiose come quella della Croce di San Lorenzo, san Pietro, sant’Eugenio,
ecc. All’inizio del ‘900 era ancora tutta affrescata: vi sono ancora cartoline
al riguardo. Quando il vescovo Lomellini, nel 1560, venne in visita alle tre
chiese di Ortonovo: santa Maria (il santuario del Mirteto), san Rocco (al
cimitero) e san Lorenzo (in mezzo al paese, oggi casa comunale), constatò che
quest’ultima era troppo piccola per ospitare le 1400 anime del borgo (compreso
i pochi abitanti di Casano, tanti quanti a La Spezia) e perorò la costruzione
di una chiesa più ampia. Allora, sopra i
ruderi del castello-fortezza dei lucchesi e poi dei genovesi, si costruì la nuova chiesa di San Lorenzo, che venne
ultimata nel 1640 e consacrata dal vescovo ortonovese Ambrogio Viola Ceccardi
nel 1650 (in quell’anno consacrò anche la chiesa di San Isidoro Agricola di
Moneta; e quello fu anche l’anno della sua morte).
Le grandi famiglie del paese
(i scignori d’Ort’nò): i Ceccardi, i Viola, i Bianchi, i Beggi, i Raganti, i
Bertuccini, i Casani, fecero a gara per arricchirla ed abbellirla e vi
trasferirono gli altari delle vecchie chiese oramai abbandonate. Infatti gli
altari di sant’Antonio abate, di san Rocco ed altri (compreso quello che ora
non c’è più della Madonna del Soccorso) sono molto più antichi della chiesa
stessa, e l’affrescarono tutta. Sino agli anni trenta si potevano ancora vedere
molti disegni come quello, per esempio, dei quattro Evangelisti sulla cupola.
Alcuni ci sono ancora: S. Lorenzo, sul soffitto e S. Giovanni, al fonte
battesimale (interessante questo perché conserva ancora la data di esecuzione).
Le statue dei quattro Evangelisti dovevano essere collocate anche sulla
facciata, ma queste, però, non sono state mai scolpite e le nicchie sono
rimaste vuote.
La nuova chiesa di san
Lorenzo, era una delle sei chiese della diocesi di Luni, dove c’era una
Collegiata e vi si celebravano dodici Sante Messe giornaliere da sacerdoti
diversi e tutti ortonovesi (la Collegiata Raganti). Lo splendido portale è opera dello studio dei
figli di Pietro Tacca: Jacopo Tacca (risulta dai contratti) fu pagato anche con
degli oliveti. In origine, al centro del portale, c’era la statua di San
Lorenzo: si vede ancora un po’ di piedistallo sporgente. Questa statua,
probabilmente, la prelevarono dalla vecchia chiesetta di S. Lorenzo. Oggi detta
statua è stata spostata nella nicchia a sinistra del portale, nicchia nata per
ospitare uno dei quattro evangelisti, mentre nella nicchia a destra c’è la statua di S. Martino, con la data 1730.
Quest’ultimo fu prelevato dall’altare della Madonna del Ponte dei
Raganti-Casani, dove tutt’ora, nel lato sinistro, c’è il suo piedistallo,
mentre a destra c’è ancora la statua originale di santa Lucia. Si chiama altare
del Ponte (probabilmente quello di Rigoletto), perché la piccola maestà, oggi al centro dell’altare, era posta lì e,
si racconta, che per sua intercessione si fosse fermata la peste e salvati tutti gli abitanti di
Ortonovo paese che, riconoscenti, le eressero un altare.
Ma ritorniamo alla facciata. Al centro del portale, al
posto di S. Lorenzo, vi collocarono uno scudo. Questo scudo era stato prelevato
dal palazzo Ceccardi e modificato da qualche scalpellino con il simbolo di S.
Lorenzo: la graticola. Cosa rappresentava
prima? Forse lo stemma di uno dei due vescovi della famiglia? Molti anni fa ho
interrogato tutti i nostri vecchi, ma purtroppo nessuno sapeva cosa
rappresentava in origine. Tutti questi obbrobri che hanno cancellato un pezzo
della nostra storia, sono stati effettuati nel 1930 dal muratore Baston, sotto
l’egida dell’Abate don Marcalini. Ma perché il ‘grande’ don Marcalini ha fatto
tutto questo scempio? (grande perché poi, a Venezia, diventerà famoso). Era
convinto che la nostra chiesa fosse intitolata anche a S. Martino, poiché i
libri dicono che a Ortonovo c’era la parrocchia di San Martino. Ma si sbagliava
di grosso, perché San Martino era sì, la parrocchia degli ortonovesi, ma la
chiesa era quella molto più antica e vetusta di Iliolo, la chiesa madre delle
tre chiese ortonovesi; infatti è laggiù che seppellivano i nostri morti più
abbienti prima del 1400. La vecchia chiesa del paese era dedicata a San Lorenzo
e basta! Vero Elio?
Quindi possiamo ancora chiamare il nostro parroco “padre
Abate” come si faceva fino a parecchi anni fa?