N° 8 - Ottobre 2013
Commento ai Vangeli del mese
di Gualtiero Sollazzi


                                         

Domenica 6 ottobre: 27a del tempo ordinario

“ Se aveste fede…”  (Lc.17, 5-10).

 

Gesù non chiede chissà cosa. Chiede fede. In questo “anno della fede” il cristiano si interroga ancora di più non tanto sulla “quantità” della sua fede ma sull’intensità. Il Maestro, infatti, ci suggerisce che basterebbe “un granellino di senape” per operare prodigi impensati. Ma se il ”granellino” non c’è, o languisce spegnendosi tristemente? Gothe, sul limitare della morte, chiedeva luce, e pregava che si aprisse di più la finestra. Per Il cristiano il problema  è  cercare luce, quella vera: Gesù. E’ Lui che ci apre al Padre. A noi, attraverso una fede nuda, se necessario, la scelta di abbandonarci con totale fiducia. La fede è cammino, nella gioia  e nei dolori, compagna preziosa dei nostri giorni, che se così vissuti, ci garantiscono beatitudine. Trilussa,  poeta romano, la fede la vede così, sapientemente: “Quella vecchietta cieca, che incontrai/ la notte che me spersi in mezzo ar bosco, /me disse: - Se la strada nun la sai,/ te ciaccompagno io, ché la conosco. /Se ciai la forza de venimme appresso, /de tanto in tanto te darò 'na voce, /fino là in fonno, dove c'è un cipresso, /fino là in cima, dove c'è la Croce… / Io risposi: - Sarà … ma trovo strano /che me possa guidà chi nun ce vede … -/ La cieca allora me pijò la mano /e sospirò: - Cammina! - Era fa Fede.

 

Domenica 13 ottobre: 28a del tempo ordinario

“… e gli altri nove dove sono?”  (Lc. 17,11-19).

 

Sono in dieci a chiedere pietà. Quei dieci sono lebbrosi, colpiti da una malattia che devastava il corpo e condannava a un isolamento totale. Tragedia irraccontabile. Gesù, "ricco di misericordia”  li invia ai sacerdoti facendo già capire, e lo farà, che intende liberarli: il sacerdote, infatti, doveva ratificare la guarigione dalla lebbra, consentendo alle persone l’inserimento desiderato nelle celebrazioni del culto e nella società. Ma l’uomo, afferma Jerzy Lec, “è persona non grata”. Qui si vede plasticamente. Su dieci guariti, e da quale male! nove ignorano tranquillamente quel Gesù  che avevano supplicato, suscitando l’amara constatazione del Maestro.  Solo uno,  sottolineerà , un samaritano, quindi un eretico e peccatore, secondo gli ebrei, tornerà indietro a dire grazie. Proprio quest’uomo si meriterà da Gesù lode e certezza di salvezza. E quegli ingrati? Raccontano di noi. Di fronte all’innumerevoli doni del Signore che arricchiscono la nostra quotidianità quante volte sentiamo stupita  gratitudine? La Messa stessa che è rendimento di grazie, Eucarestia appunto, la viviamo in questa dimensione? Proviamo il bisogno, la gioia di cantare con il Salmo: “Che cosa renderò al Signore  per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza  e invocherò il nome del Signore”? La mentalità stessa di oggi, e forse di sempre, è esigente nei diritti ma indifferente alla riconoscenza. Chi dice “grazie” a Dio e al fratello che ti ha beneficato? Eppure, questa parola, è stato scritto, non l’ha inventata un uomo, è stato un angelo a portarla sulla terra.

 

Domenica 20 ottobre: 29a del tempo ordinario

“ il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà fede sulla terra?”   (Lc. 18, 8).  

 

Una domanda drammatica quella del Maestro. Che esige una risposta. Tutti siamo coinvolti. Evitiamo di fare  i “furbi”: quando Lui tornerà, noi non ci saremo, ci saranno altri… No, questo venire del Signore, deve trovare ognuno, nel suo tempo, con la lampada accesa, col desiderio di una sposa che attende lo sposo. Lui viene. Riconosciamo   come  “dono grande” questa divina “ostinazione d’amore…” (don Mazzolari) di rimanere con noi, di servirci a tavola e fare festa. Facciamo nostra, allora, la preghiera di uno che scriveva su Dio e lo adorava contemplandoLo: S. Tommaso  d’Aquino. “Concedimi, Signore mio Dio, un’intelligenza che ti conosca, una volontà che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia, e una fiducia che alla fine giunga a possederti”.


Domenica 27 ottobre: 30a del tempo ordinario

due uomini salirono al tempio…”  (Lc. 18, 10-11).

Parabola conosciutissima, da vivere più che da godere. Due uomini salgono “per pregare”. Il primo è un fariseo. I farisei erano impegnati ogni giorno a mettere in pratica 613 precetti, estratti dalla legge di Mosè. Erano anche ossessionati da ciò che era puro o impuro. Si potrebbero definire ‘professionisti del sacro’. Il fariseo “prega”. Davvero? Luca nota che quel tale prega “tra se”. La traduzione più aderente al testo greco è: “verso se stesso”. Non prega dunque il Signore, ma in realtà  loda solo se stesso. Così, si adula, si compiace, si confronta sfacciatamente perfino con quel disgraziato che vede in fondo al tempio. L’altro uomo è un pubblicano. Lui si ferma “a distanza”, termine col quale Luca indica il ‘pagano’. E’ ebreo, in realtà, quest’uomo innominato, ma si sente profondamente peccatore, quasi un escluso. La descrizione evangelica lo conferma: “non osava alzare gli occhi al cielo” – “si batteva il petto”- diceva: “O Dio abbi pietà di me peccatore”. In verità, i pubblicani non erano stinchi di santo. Erano dazieri e mettevano le tariffe delle tasse a piacere. Apparivano e molti lo erano, ladri di professione, quindi impuri sul serio. Ed ecco la sconcertante conclusione fatta da Gesù: “Io vi dico: ‘Questi’”, il pubblicano, “a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato”, (perdonato) “perché chiunque si esalta sarà umiliato, e invece chi si umilia sarà esaltato”. Il pubblicano è perdonato perché non si vanta di niente. Sa solo di aver bisogno della misericordia di Dio, del suo perdono e del suo amore e a Lui si affida. Il primo, è pieno di se, di una boria sconfinata: Il Signore non trova dove posare i suoi doni. ”Ha rimandato i ricchi a mani vuote” profetizzerà Maria. Il secondo si sente vuoto, bisognoso: ecco perché, direbbe ancora Maria, “i poveri, li ha riempiti di beni”.


                                                                                                                

E' consapevole di essere un peccatore, sente il bisogno del cambiamento, di una rinascita e, soprattutto, ha la consapevolezza di non poter pretendere niente da Dio. Nulla ha da vantare e nulla da esigere. Può solo sperare. Fa affidamento su Dio, nella sua misericordia, non su se stesso. Questa è l'umiltà di cui parla la parabola, l'atteggiamento che Gesù loda: non elogia la vita del pubblicano, come non ha disprezzato il fariseo.

Conclusione

La morale della parabola è chiara e semplice: l'unico modo corretto di porsi di fronte a Dio, nella preghiera e nella vita, è quello di sentirsi costantemente bisognosi del suo perdono e del suo amore. La giustizia che il fariseo vantava davanti a Dio come conquista di uno sforzo personale, il pubblicano l'ha ricevuta come dono misericordioso dal Signore.





<-Indietro
 I nostri poeti
 Storie dei lettori
 Spiritualità
 I nostri ragazzi
 La redazione
 Galleria Foto
 E Mail
Lunae Photo
Archivio
2022
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2021
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Settembre-Ottobre
n°6 Giugno/Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2020
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°6 Settembre-Ottobre
n°5 Giugno
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2019
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2018
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2017
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2016
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2015
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2014
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2013
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2012
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2011
n°11 Dicembre
n°10 Numero speciale
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2010
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2009
n°11 Edizione speciale
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
 
     
 Copyright 2009 © - Il Sentiero. Bollettino Interparrocchiale di Ortonovo (SP) Crediti