Sono passati circa trent’anni da che ebbi
l’occasione di trovarmi, per motivi di lavoro, vicino a Santiago di
Compostela. Avevo caricato il mio TIR
assieme a due colleghi, sotto bordo ad un peschereccio atlantico attraccato ad
una banchina nel porto di Vigo, in Galizia. Ma al varco di uscita dal porto,
per una questione burocratica, la Guardia Civil ci ha rimandati agli uffici
della dogana per le correzioni del caso. Poco male se fosse stato un giorno
qualsiasi della settimana, ma era venerdì ed erano già passate le ore 18, per
cui voleva dire che saremmo rimasti fermi a Vigo fino a lunedì in attesa della
riapertura della dogana, avendo così a disposizione due giorni di “vacanza”
forzati. Espletate le formalità, parcheggiati i rimorchi e sganciati i
trattori, con le indicazioni avute dalla Guardia Civil per trovare una hostal con parcheggio custodito, ci
trasferiamo nella cittadina di Rodondela, alla periferia di Vigo. Lì, in
quell’accogliente hostal tipica della
Galizia, abbiamo trascorso la sera e la notte.
Il mattino successivo con i miei colleghi,
Mario e Giancarlo ci siamo ritrovati nel comedor
(sala da pranzo) per la colazione e per decidere come avremo trascorsi quei
due giorni. Dopo alcune proposte (non andate a buon fine) io esposi l’idea che
mi frullava in maniera insistente e cioè di salire fino a Santiago di
Compostela che distava circa 80 chilometri da lì. I miei colleghi si mostrarono
poco entusiasti della mia idea: ”A visitare un Santuario? Nooo!”, dicevano fra
loro. Non erano contrari alle cose di Chiesa, anzi ne parlavano con rispetto,
erano solo poco praticanti. Ma poi accettarono di buon grado l’idea, così ci
siamo messi alla guida dei nostri mezzi per la strada verso Santiago. Dopo una
decina di minuti Giancarlo, tramite il C.B. (radio trasmittente che si usa sui
TIR), mi chiese: “Hai notizie storiche su Santiago?”. Risposi che non ero uno
storico, ma qualcosa sapevo. Poi chiesi loro se avevano notato, lungo la strada
che stavamo percorrendo, dei pali con delle frecce gialle con la scritta
‘Santiago’: avuta da loro la conferma dissi: “Bé, quelle frecce gialle sono la
più antica guida stradale che si conosca, fu elaborata da un monaco, padre
Aymeric Picaud, nel Medio Evo, per dar modo alle migliaia di pellegrini di
percorrere il “Camino” detto di Santiago con sicurezza e senza equivoci sulla
direzione da seguire. Fu ed è necessaria quella guida come lo sono per noi le
carte stradali; tanto più a partire dal IX secolo dopo la scoperta della tomba
dell’Apostolo Santiago (San Giacomo, chiamato da Gesù ‘Figlio del Tuono’ per la
sua esuberanza e focosità). L’esistenza di quella tomba era sconosciuta fino a
che apparve ad alcuni pastori una stella sopra un luogo chiamato Campus Stelae
(Compostela). Quindi le strade che il Santo Apostolo percorse in setta anni per
evangelizzare la Spagna, si convertirono come le più grandi arterie per i
pellegrini dell’Europa Medioevale, e in specifico la via Francigena”.
Intanto eravamo giunti a Pontevedra e i miei
compagni di viaggio mi fecero notare che era l’ora della comida (ora di pranzo). A la
una de la tarde,trovato un parcheggio, abbiamo fatto un giro per la
graziosa cittadina posta al limite della Ria
che porta il suo nome. Poi, seduti ad un bar, abbiamo chiesto dove avremo
potuto trovare un ristorante con cucina tipica Galliega. La cameriera ci ha risposto con una domanda: ”De que pais lliegan ustedes? E noi
insieme: “Dall’Italia!”. Al che, con un sorriso smagliante ci ha detto in buon
italiano: “Vi mando in un posto dove il menù è solo galiziano: si chiama El Comedor Casco Urbano”. Seguendo le
sue indicazioni in pochi minuti abbiamo raggiunto El Comedor, situato in media collina sovrastante il porto. Dalla
terrazza coperta si poteva godere di un ampio panorama, dalla Ria fino all’imbocco dell’Atlantico. A
conclusione del pranzo, servito con eleganza e professionalità, ci hanno
servito, in un bicchierino gelato, un Almendralejo
(liquore di mandorle) ed una forchetta di legno con stampigliato il nome
del locale. Alle quattro del pomeriggio abbiamo ripreso il viaggio. Dopo alcuni
chilometri di silenzio delle radio, la voce di Mario disse: “Ma la storia è
finita?”. Col loro consenso, quindi, ho continuato la storia via radio.
“A partire da allora l’Apostolo Santiago
venne proclamato patrono della Spagna; il Santo esercitò una forte attrazione
sui cristiani di quella nazione dando luogo a numerose storie e leggende
destinate a rafforzare lo spirito di riconquista infondendo forza e coraggio
agli eserciti che lottavano contro l’avanzare del capo musulmano Al-Andalus. Fu
allora, intorno all’anno 1075, che si cominciò a costruire la Cattedrale di
Santiago di Compostela. I pellegrini si mossero a migliaia sia per la fede, sia
per la promessa di indulgenze spirituali; affluivano da tutta l’Europa seguendo
diversi itinerari detti camino de
Santiago o Strda Jacobea. I
pellegrini appartenevano a tutti i ceti sociali: gente del popolo, regnanti,
vescovi…; questi pellegrinaggi potevano essere volontari o obbligatori (imposti
dai confessori come penitenza). Nel secolo XIV comincia la decadenza dei
pellegrinaggi e a metà dell’ottocento si contavano poche decine di pellegrini,
ma dalla metà del novecento il camino de
Santiago ha cominciato a rifiorire come nei primi tempi: noi lo potremo
constatare stasera e tanto più domani, domenica”.
[fine della prima parte]