02 giugno - Solennità del Corpo e Sangue di Cristo (Lc. 9,11b-17)
Entriamo anche noi “dentro” questo brano del vangelo di Luca, confondiamoci tra la grande folla che segue Gesù e viviamo in prima persona il racconto evangelico rendendolo un evento attuale: siamo all’ imbrunire una folla numerosa ha ascoltato Gesù parlare del regno di Dio, quelli di loro che avevano bisogno di cure da Gesù sono stati guariti; quindi una giornata memorabile di quelle che lasciano stupefatti perché le parole meravigliose che abbiamo ascoltato sono pace per il cuore e alimento per lo spirito, perché i gesti ai quali abbiamo assistito sono miracoli che risvegliano la speranza assopita e testimoniano che la bontà del Signore non ha limiti. Che altro si potrebbe chiedere ?
La nostra attenzione nell’ ascolto della Parola e la nostra fede nel credere alla potenza delle azioni del Salvatore sono state pienamente ricompensate. Ma le meraviglie e i miracoli quando siamo insieme a Gesù non finiscono mai; Egli va oltre e dicendo ai Dodici “Voi stessi date loro da mangiare” pensa che noi-folla dobbiamo ricevere di più:
dobbiamo essere sfamati così da avere la forza di abbandonare quel luogo meraviglioso per ritornare alla monotonia della quotidianità;
dobbiamo essere nutriti per avere l’ energia di ripetere ciò che abbiamo ascoltato;
dobbiamo essere sostenuti perché quando racconteremo i miracoli che abbiamo visto non vacilli la nostra fede; dobbiamo irrobustire il nostro cuore per evitare che si spezzi quando saremo giudicati e giudicati severamente perché cristiani (va in chiesa ma si comporta peggio degli altri);
dobbiamo nutrirci di un cibo che aumenti la nostra pazienza e la nostra mitezza per aspettare in silenzio che la verità vinca le dicerie farcite di rancore, invidia e maldicenza…, questo “cibo” che ha tutte queste qualità e molte altre fino a essere proclamato “medicina per l’anima” e “farmaco d’immortalità“, che poteva essere distribuito dagli apostoli al tempo del racconto evangelico e che oggi può essere distribuito e benedetto dai sacerdoti, è Gesù Eucaristico: il Corpo e il Sangue di Cristo.
Ed è proprio il debole, colui che si sente limitato, colui che non ha coraggio, colui che da solo sa di non poter far nulla, colui che è consapevole di essere peccatore, che ricorre a un questo “sostegno eucaristico” dopo aver usufruito dell’ infinita misericordia di Dio attraverso il Sacramento della Riconciliazione.
09 giugno - X Domenica del Tempo Ordinario (Lc. 7,11-17)
Ascoltando questo breve brano evangelico spontaneamente pensiamo a uno dei tanti miracoli di Gesù e quasi siamo portati a ritenerlo una delle tante prove della potenza del Signore, ma leggendo lentamente queste poche righe possiamo trovare una successione di sentimenti che si intrecciano per concretizzarsi in una verità che spesso ci sfugge: “Dio ha visitato il suo popolo”. Questa frase che glorifica Dio la possiamo vivere il prima persona anche oggi: quando la compassione per il dolore che soffoca chi ci è vicino diventa condivisione perché il fardello portato insieme è più leggero; quando dal nostro cuore esce con dolcezza l’esortazione a smettere di piangere perché le lacrime prosciugano la fonte della nostra pace e inaridiscono il terreno della nostra anima impedendo al germe della gioia di attecchire; quando accecati dal dolore e dalla rabbia non ci accorgiamo che Gesù si avvicina e tocca la nostra anima dicendoci “dico a te, alzati” perdendo così l’ occasione di risorgere con Lui.
16 giungo - XI Domenica del Tempo Ordinario (Lc. 7,36- 8,3)
L’ evangelista Luca ci propone una scena scandalosa per gli ebrei del tempo, ed è scandalosa purtroppo anche per qualche cristiano di oggi, che marchia alcune donne come peccatrici e non vede per loro alcuna via di salvezza. Ricordiamo che la Salvezza è una prerogativa di Gesù e non del cristiano, noi cristiani-peccatori non possiamo pretendere di possedere la capacità di giudicare che possiede il Signore, noi misuriamo il peccato degli altri usando i nostri ragionamenti che spesso mettono al primo posto il nostro tornaconto, il Signore usa come “metro e bilancia” per misurare e pesare il nostro peccato il suo Amore misericordioso: “sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato…, colui al quale si perdona poco, ama poco”.
Gesù ama infinitamente il peccatore, bussa continuamente alla porta del suo cuore, lo cerca senza sosta pronto sempre a perdonare e dimenticare il peccato del peccatore sinceramente pentito. Il perdono di Dio, è così immenso, che sprigiona una riconoscenza e un amore che non possono essere contenuti e che spesso non si trovano nemmeno tra i cristiani che si ritengono praticanti e ben preparati a discerne la volontà di Dio.
Il peccatore perdonato purtroppo continua a scandalizzare; alcuni cristiani di lunga data che non vedono con occhi misericordiosi la nuova creatura accolta dall’abbraccio del Padre e continuano a additarla come peccatrice e a non accettarla come la pecorella smarrita, ritrovata e portata all’ovile sulle spalle del Buon Pastore.
23 giugno - XII Domenica del Tempo Ordinario (Lc. 9,18-24)
Gli evangelisti ci testimoniamo che Gesù cerca luoghi ideali per pregare in solitudine o insieme ai suoi discepoli. La sua preghiera è dialogo con il Padre e ciò che segue “questo misterioso incontro” è degno della nostra attenzione per crescere nella fede, come le domande riportate in questo brano: “Le folle, chi dicono che io sia?“. “Ma voi, chi dite che io sia?”. Domande apparentemente semplici… Pietro rispose: “Il Cristo di Dio“. Ma siamo sicuri che Gesù desiderava questa risposta? Forse da Pietro Gesù avrebbe desiderato una risposta meno teologica, una risposta più umana, una risposta che lo impegnasse in prima persona. Infatti il brano continua ordinando severamente agli apostoli di non riferire ad alcuno la risposta di Pietro. Gesù come un bravo pedagogo ordina con autorità e contemporaneamente propone consigli da interiorizzare per riflettere sulla domanda e conquistare così la Risposta che porta Salvezza: “ Il Figlio dell’ uomo deve soffrire molto – essere rifiutato – venire ucciso e risorgere il terzo giorno; e ancora: “Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Nella prima frase il soggetto è Lui, nella seconda frase il soggetto è ciascuno di noi, i concetti proposti dalle due frasi sono uno lo specchio dell’ altro; quindi ora è arrivato il momento di dare noi la risposta alla domanda di Gesù “…Ma voi, chi dite che io sia?“.
30 giugno - XIII Domenica del tempo Ordinario (Lc. 9,1-62)
Il Vangelo che Luca ci propone in questa ultima domenica del mese di giugno ha dello sconvolgente per tutto quello che vi è narrato. E’ una crescente richiesta di Gesù a seguirlo che urta contro tutto quello che è ritenuto “sacro” per l’ uomo di ogni tempo: il rispetto per i genitori e per la famiglia.
La richiesta di Gesù nell’ invito a seguirlo (“Seguimi”) è sempre attuale e nel tempo non ha mai cambiato le condizioni ed è rivolto verso chi accetta e trasforma il suo “eccomi “ in vita consacrata, in vocazione missionaria-evangelizzatrice (appartenenza ad associazioni, movimenti ecc.), vocazione all’unione matrimoniale, dedizione al lavoro nella semplicità della quotidianità, ecc. . Ciò che dà la forza e la costanza di rimanere fedele per sempre alla sequela di Cristo è l’ Amore incondizionato che non accetta limiti né rallentamenti e soprattutto ripensamenti. Seguire Cristo, mettendolo al primo posto, non può lasciare spazio ai limiti che annebbiamo la nostra capacità di abbracciare l’Amore scelto anche se questo è intriso di sacrificio, sofferenza e rinuncia.
L’amore incondizionato che doniamo a Gesù nella fedeltà della sua sequela donerà frutti di grazia in abbondanza a quelli che apparentemente abbiamo abbandonato.
Il Signore chiedendo di seguirlo, rinunciando a ciò che per il mondo è sacro, ci ricompensa con la certezza che non ci abbandonerà mai e nello scoraggiamento trasformerà la nostra debolezza in forza vitale che regalerà moltiplicandolo all’infinito agli altri che incontriamo sul nostro cammino l’amore che abbiamo donato a Lui.