Dom. 7/4/13 – II^ di Pasqua- Anno C – (Gv 20,19-31)
-Domenica “in albis” (= in bianco), così detta poiché anticamente i catecumeni toglievano la tunica bianca che avevano ricevuto nella Messa di Pasqua con il Battesimo.
-Domenica della Divina Misericordia, istituita da Giovanni Paolo II.
Il Vangelo di oggi ci presenta la 2^ e la 3^apparizione di Gesù Risorto ( la prima per l’evangelista Giovanni è stata riservata da Gesù a Maria Maddalena che piangeva la morte del suo Signore).
Il Risorto va dai suoi discepoli che, confusi ed impauriti dalle vicende del Venerdì Santo, si erano rifugiati nella stanza dell’Ultima Cena con le porte ben chiuse. Egli ” venne e si fermò in mezzo a loro” portando l’annuncio della pace promessa per bocca di Isaia (Is 26,3).
Gesù fa vedere le Sue ferite per aiutare i discepoli a riconoscerLo poiché il Suo corpo è diverso, vive una vita nuova : è tangibile ma non è legato alle severe leggi della fisica. In quel corpo glorificato, come segno della vita terrena, sono rimaste soltanto le ferite , testimonianza della sofferenza patita, segni dell’amore “fino alla morte” che ha dimostrato.
“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”: Gesù mette gli Apostoli nella Sua stessa condizione …. Si potrebbe anche interpretare come la volontà di instaurare uno speciale rapporto d’amore collaborativo tra il Risorto e i Suoi, uguale al rapporto tra il Padre e il Figlio.
Si ha in questo momento, con il soffio dello Spirito ad opera di Gesù sulla comunità degli Apostoli, finalizzato alla remissione dei peccati e alla creazione di una nuova umanità, quell’avvenimento che è detto “Pentecoste giovannea”.
Dal versetto 24 viene narrato il 3° incontro col Risorto, presente soltanto nel Vangelo di Giovanni che ha come protagonista il discepolo Tommaso.
Una curiosità: Il nome Tommaso viene dall’aramaico “Teoma” che significa
“gemello” ( in greco “dydimos”). Secondo alcune tradizioni il discepolo si
chiamava Giuda e Teoma era il suo soprannome.
Egli,che con le sue parole di ricerca di prove sensibili della Resurrezione rappresenta il tipo dell’ uomo razionale, che vuole” vedere e toccare” per conoscere, che vuole “fare l’esperimento” per avere delle certezze, si arrende davanti a Gesù Risorto e confessa la sua fede: “Mio Signore e mio Dio!”
A questo punto si ha il primo epilogo del Vangelo di Giovanni.
L’Evangelista ci spiega che ha realizzato una selezione degli eventi della vita di Gesù con lo scopo di generare la fede in Gesù, Messia e Figlio di Dio, e perché con la fede si potesse partecipare alla vita divina, con tutte le sue peculiarità di gioia piena, di misericordia, di amore ……………..
Curiosità: L’ ottavo giorno, calcolato alla maniera ebraica, per cui si conta anche il giorno corrente, è il momento in cui Gesù si ripresenta ai Suoi dopo il giorno di Pasqua. Diventa dunque opportuno riunirci ogni otto giorni, la domenica, a pregare che la Sua presenza ci dia la pace, ci istruisca e ci nutra.( Cfr Cirillo d’Alessandria, Comment. in Ioann. )
Dom. 14/4/13 – III^ Dom di Pasqua – Anno C –( Gv 21, 1-19 )
Nel brano di oggi Giovanni,utilizzando un ricco simbolismo, presenta il compito della Chiesa, proclamare il Vangelo, e la missione di Pietro, che deve guidare il popolo di Dio.
Sulla barca, simbolo della Chiesa, i discepoli, ai quali Gesù aveva detto che sarebbero diventati “pescatori di uomini”(Lc 5,1-11), non riescono a pescare nulla. Soltanto le istruzioni del Risorto fanno ottenere una pesca più che abbondante.
Gesù si pone poi al servizio degli Apostoli, cucina il pesce e lo dà loro da mangiare: si rileva l’importanza della reciproca collaborazione che ricorda l’Eucarestia, quando il pane e il vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, ci vengono ridonati come Corpo e Sangue di Cristo,frutto della Sua Passione, Morte e Resurrezione.
La rete che non si rompe sta ad indicare la forza della Chiesa nel raccogliere le moltitudini ( …se non ha “strappi”…) e il numero 153 corrisponderebbe al numero delle nazioni allora conosciute, per cui esprimerebbe l’universalità della Chiesa ( Ci sono anche altre interpretazioni, come la corrispondenza con il numero delle specie di pesci allora conosciute che avrebbe lo stesso significato di “totalità”, o la ricerca di una parola nascosta dietro il numero,secondo la prassi ebraica e greca che attribuiva un valore numerico alle lettere dell’alfabeto, con risultati discordanti).
Si ha quindi la triplice proclamazione d’amore di Pietro che gli è richiesta da Gesù probabilmente per “cancellare” la triplice negazione ( Gv 18,15-18) e per farci comprendere il valore del pentimento e della conversione.
Gesù chiede insistentemente a Pietro se lo ama; alla sua risposta affermativa dice che, amando Lui, si deve prendere cura delle sue pecore.
Gesù ci dice che la responsabilità di guidare la Chiesa esige un amore incondizionato al Signore, che si trasforma in amore per tutti.
Non interroga Pietro per saggiarne l’intelligenza, le conoscenze o le capacità organizzative …… ma sull’amore che nutre per Lui!
Il Ministero, il Servizio, in qualunque ruolo viene svolto deve essere “amore che serve”.
Grazie a Dio per averci dato Papa Francesco!
Dom. 21/4/13 – IV^ dom di Pasqua- Anno C - (Gv 10,27-30)
Gesù, attraverso questo brano del vangelo di Giovanni, ci presenta quale vorrebbe fosse il rapporto tra Lui e l’umanità.
Usa immagini legate al mondo dei pastori, ben comprensibili da chi lo ascoltava mentre predicava agli Ebrei, popolo di “eber”(= pastori ).
Oggi, per ben comprendere, abbiamo la necessità di richiamare qualche caratteristica della cultura della società ebraica.
Quando Gesù/Pastore dice:
- “Io le conosco” intende dire “Io ho con loro una relazione d’amore profondo”, poiché nella lingua ebraica il verbo “conoscere” combina in sé il significato di conoscenza intima e di dipendenza emotiva e psicologica che sussiste tra genitore e figlio.
- “Do loro la vita eterna” , cioè dona la vita di Dio che è la comunione tra Padre e Figlio, dona l’amore che li lega, cioè lo Spirito Santo.
Gesù ha stabilito una Nuova Alleanza nella quale il gregge
ASCOLTA la Sua voce, la sa distinguere da altre che potrebbero fuorviarlo …..
LO SEGUE, cioè fa quello che Lui chiede …………….
Ed Egli promette che
NON ANDRANNO MAI PERDUTE, NESSUNO LE RAPIRA’ DALLA SUA MANO!!!
Dom. 28/4/13 –V^Dom. di Pasqua- Anno C- (Gv 13, 31-33.34-35)
Il Vangelo di oggi riporta l’inizio del discorso d’addio di Gesù nel corso dell’Ultima Cena con i suoi discepoli.
Appena Giuda usce per andare a denunciarlo, Gesù preannuncia la Sua morte.
La glorificazione, cioè la manifestazione e la comunicazione piena di Dio e del Suo amore attraverso Gesù, inizierà con la croce.
Quindi fa l’ultima raccomandazione, lascia un compito da svolgere che deve diventare l’elemento distintivo dei discepoli di Gesù: amare tutti come Lui ha amato.
E’ quel “COME” che è difficile da accettare ….. Gesù ha donato la Sua vita, Gesù si è fatto servo di tutti,Gesù ha perdonato a prescindere….
Certo è che non ci ha lasciati soli a cercare di svolgere il compito: ci sono i Sacramenti, c’è la Parola……
Sarebbe bello che anche oggi , come accadeva al tempo di Tertulliano, nei primi secoli della Chiesa, qualcuno dicesse dei Cristiani “Guarda come si amano,sono pronti a morire l’uno per l’altro”
Il comandamento di Gesù è un comandamento nuovo, cioè possiede in sé il desiderio di positività che dà movimento, trasforma.
“E’questo amore che ci rinnova,rendendoci uomini nuovi,eredi del Testamento Nuovo,cantori del cantico nuovo…” (S.Agostino)