03 febbraio 2013: 4^ domenica del tempo ordinario (anno C) Lc.4,21-30.
Gesù, figlio del falegname Giuseppe, nella sinagoga di Nazareth comincia a predicare la Parola di Dio:
questo esordio è un insuccesso eclatante. I suoi compaesani non riescono ad accettare che un umile figlio del popolo ebraico possa essere “Colui” che porta a compimento la Sacra Scrittura.
I nazaretani non riescono a credere nell’ Incarnazione e non riescono a credere che la Venuta del Messia, tanto attesa, si è pienamente realizzata in uno di loro, in Gesù che parla loro. A causa della loro cecità e della durezza del loro cuore, gli ebrei che lo ascoltano passano dallo sdegno iniziale all’ azione: lo cacciano fuori dalla città con il proposito di gettarlo giù dal monte.
Gesù lascia Nazareth e i suoi abitanti increduli, e si mette in cammino.
Gesù continua a camminare e quando incontra qualcuno disposto ad ascoltarlo “comincia a dire” la Parola di Dio: quando incontrerà noi troverà un cuore pronto ad accoglierlo ed occhi abituati a riconoscerlo ?
10 febbraio 2013: 5^ domenica del tempo ordinario ( anno C ) Lc.5,1-11.
“…. lasciarono tutto e lo seguirono”
Non è facile lasciare tutto, quando questo tutto è denaro, comodità, una buona posizione sociale, una bella casa, amici con cui condividere momenti di divertimento, una famiglia che pensa a tutto, bei vestiti alla moda, un lavoro che soddisfa…, perché Qualcuno si è infilato tra tutte queste bellissime e comodissime cose e ti ha fatto capire che sono soltanto cose che passano.
Esistono quelli che abbandonano questo tutto, per diventare “pescatori di uomini”, che gettano le loro reti dove il Signore indica loro: sono i nostri sacerdoti che con le loro mani consacrate ci offrono quel “TUTTO” che, anche se non abbiamo niente, ci riempie della SUA serenità senza fine.
17 febbraio 2013: 1^ domenica del tempo di quaresima (anno C) Lc.4,1-13.
Protagonista di questa prima domenica di quaresima è la tentazione, che non risparmia nessuno.
Anche Gesù è tormentato da questa “affascinante ingannatrice”; ti colpisce quando sei debole, ti insegue, ti lusinga, ti regala soddisfazioni effimere e momenti di esaltazione che svaniscono appena il suo potere perde vigore.
Tutti siamo sue vittime, tutti ne rimaniamo ammaliati, nessuno si può dichiarare immune. Anche Gesù ha dovuto fare i conti con la caparbietà della tentazione. Gesù era un soggetto “particolare“ e tormentarlo era emozionante; un’occasione da non perdere poiché convincerlo e soprattutto vincerlo sarebbe stato un evento entusiasmante.
Ma la tentazione, che svela chi sei nel profondo, con Gesù ha fallito, infatti lo ha “aiutato“ a svelare la sua totale lealtà al Padre.
Cerchiamo anche noi di fare della tentazione un mezzo per migliorarci; usiamola come fosse uno specchio che ci fa vedere come siamo “dentro” per svelarci chi siamo nel profondo.
24 febbraio 2013: 2^ domenica del tempo di quaresima (anno C) Lc.9,28b-36.
“Maestro, è bello per noi essere qui. “
Pietro è così affascinato dallo spettacolo del suo Maestro trasfigurato (il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e folgorante) e alla vista della Sua gloria, che non vuole abbandonare il monte Tabor, dove Gesù era salito a pregare insieme a Giacomo e Giovanni.
I tre apostoli sono disposti a fermarsi lì, a “mettere le tende“ in quel posto solitario dove sentono la voce del Padre che testimonia che Gesù è il suo Figlio, l’eletto, ed invita gli astanti ad ascoltarlo.
Quante volte anche noi desideriamo il nostro “monte Tabor”: vicini a Gesù e lontano da tutto quello che ci ruba la pace e la tranquillità che ci offre la presenza di Gesù Sacramentato, ma la realtà ci chiama, ci allontana, ci confonde, ci sciupa il nostro cuore arrivando al punto di non riconoscerci nelle nostre decisioni, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. Allora cosa fare ?
E’ il momento di ricaricare il nostro spirito, riappropriarci della nostra identità interiore, usando le occasioni di adorazione eucaristica, che ci vengono offerte per salire sul monte Tabor e dire, come Pietro: Maestro è bello essere qui, insieme a te .