Il tempo dell’Avvento sta per terminare: siamo ormai giunti alle porte del Santo Natale. Questa festività, tanto cara alla tradizione cristiana, ancora una volta ci interpella personalmente. Infatti la luce che scaturisce dalla grotta di Betlemme richiama ognuno di noi ad un momento di particolare riflessione.
Per il credente il cuore del Natale è certamente costituito dalla contemplazione del mistero del Figlio di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza. È uno sguardo di fede che permette di cogliere nel figlio di Maria lo stesso Figlio di Dio. È richiamo all’adorazione del mistero, alla gratitudine per così grande dono, alla preghiera personale e in famiglia, ad una testimonianza di vita autenticamente evangelica.
Anche ogni persona in sincera ricerca si sente interpellata da tanta gratuità: infatti il piccolo Bambino che nasce nella grotta richiama tutti a riaffermare con forza lo stupore e la grandezza di una vita nascente.
Ci ricorda con quanto amore essa debba essere accolta e custodita, e come l’iniziare ad esistere sia sempre segnato dalla gratuità. Nessuno infatti può darsi la vita da solo. La vita la si accoglie e la si custodisce come dono prezioso. Dunque la gratuità non segna un momento fra i tanti del nostro esistere ma sta alla radice stessa di ognuno di noi e ci interpella.
Proprio in momenti come quelli che la nostra storia sta attraversando, segnati da crisi, da incertezze lavorative, da fragilità, abbiamo bisogno di riscoprire questa dimensione: ovvero la capacità di farci dono per gli altri e di saper accogliere gli altri come dono. A volte questo è faticoso, altre volte rimane non compreso, ma tutto ciò non deve scoraggiarci: nessuno di noi è così povero da non poter donare un po’ di se stesso – del proprio tempo, dell’attenzione all’altro nella vicinanza, nel perdono, nella carità sincera – e nello stesso tempo nessuno è così ricco da potersi permettere di dire agli altri “non ho bisogno di voi”.
In questo periodo d’Avvento, ho avuto la possibilità di visitare un grande numero di realtà lavorative presenti in diocesi e di incontrare molte persone ed istituzioni. Ho sentito e toccato con mano le preoccupazioni e le ansie reali di coloro che vi operano. Nel contempo ho però trovato sempre persone accoglienti, determinate ad andare avanti, a non arrendersi, a non lasciare che si spenga il motore della speranza.
Natale vuol dire anche tutto questo. Il Figlio di Dio che si fa uomo si rende realmente vicino ad ogni uomo: ne condivide le gioie e le sofferenze ma nel contempo chiede ai Suoi figli di farsi prossimo, di diventare la mano della Provvidenza del Padre che è nei Cieli, ognuno secondo le proprie responsabilità e competenze, di non cessare di collaborare gli uni con gli altri.
Dunque un Natale che ci illumina e che ci conforta, che ci interpella e che ci impegna, richiamando ognuno di noi ad uno stile più autentico di vita, in un orizzonte decisamente più alto, nella ricerca del vero bene comune, in un cammino autentico di santità e di comunione. A tutti e ad ognuno rivolgo i miei più sinceri auguri.